C’è del marcio nelle spiagge di Ostia. Non tanto negli aspetti naturalistici, quanto piuttosto in quelli legali relativi alle concessioni dei servizi di balneazione. Lo ha stabilito l’Anac che ha condotto un’istruttoria ad hoc, dalla quale si evincono “anomalie” e “numerosi profili di illegittimità”, che rivelano una “quantomeno non corretta, se non distorta gestione” delle procedure di affidamento. Alcune di queste anomalie sarebbero addirittura “elementi sintomatici dei fattori di rischio di corruzione”.
L’istruttoria è partita da una segnalazione sul lotto numero otto dell’arenile, ma l’Autorità nazionale anticorruzione ha allargato lo sguardo a tutto il bando di gara del febbraio 2014, approvato dal X Municipio, per la concessione dei servizi di balneazione sulle spiagge libere di Ostia per il triennio 2014-2016. Bando suddiviso in 8 lotti ciascuno dei quali riguardante un tratto dell’arenile. Diciannove furono i plichi arrivati entro il termine con le offerte, sette i concorrenti esclusi dalla commissione e altri quattro esclusi successivamente, al termine delle operazioni di gara dopo le verifiche della Direzione ambiente e territorio. L’esito dell’indagine Anac è in un fascicolo inviato al X Municipio di Ostia, al prefetto Domenico Vulpiani, commissario a Ostia e al direttore del Municipio, Cinzia Esposito, al commissario straordinario di Roma, Francesco Paolo Tronca, al segretario generale, Antonella Petrocelli, alla prefettura di Roma, e anche, per conoscenza, alla Uisp, Unione italiana sport per tutti, che con Libera aveva ricevuto con quella gara una concessione proprio sul lotto 8 e aperto uno stabilimento.
L’istruttoria Anac è andata oltre il problema del lotto 8, riscontrando “l’illegittimità della struttura dell’intera gara”. Infatti, nelle conclusioni si osserva che “l’esame dalla documentazione acquisita agli atti ha consentito di individuare e riscontrare nella procedura posta in essere per l’affidamento dei servizi connessi alla balneazione sulle spiagge libere del litorale di Roma capitale numerosi profili di illegittimità e di non rispondenza alle previsioni normative”. Illegittimità e irregolarità, che l’Anac analizza, quali la mancata acquisizione della Cig, Codice identificativo di gara, con violazione delle norme sulla tracciabilità dei flussi finanziari, la violazione delle disposizioni sulle concessioni dei servizi, ad esempio e soprattutto “nella convenzione non è prevista né alcuna forma di contributo o corrispettivo al concessionario”, anzi “manca anche l’indicazione del valore della concessione”; ma anche violazioni delle disposizioni sulle commissioni di gara, la mancanza di elementi qualificanti e lacune sia nei bandi di gara che nei progetti che hanno partecipato, e verifiche antimafia inesistenti. “Il che ha reso del tutto discrezionale la valutazione delle offerte”.