Sotto l’egida degli ultimi Governi sono proliferate molte imposte, anche locali; una fra queste quella di soggiorno. Del resto lo stesso premier Matteo Renzi conosce bene quanto possano fruttare questi introiti, visto che è stato lui da Sindaco a introdurla a Firenze nel 2011. Tra imposte di soggiorno o di sbarco sulle isole sono saliti a 650, ad oggi, i Comuni italiani che applicano ”tasse” su chi viaggia. L’incasso complessivo è un tesoretto salito oltre quota 431 milioni nel 2015: un gettito in aumento del 20,5% rispetto ai 342 milioni di due anni prima, nel 2013. E’ una buona boccata di ossigeno per piccoli centri (come per i 150mila euro l’anno incassati ad Auronzo di Cadore o i 400mila di Courmayer) poi, viaggio che fai tassa che trovi, si sale fino all’incasso top di Roma. La Capitale nel 2015 ha incassato ben 123,1 milioni; Milano si ferma alla metà, seconda in classifica con 61 milioni.
Così a Roma, per stare una notte in un albergo 5 stelle, il tributo da pagare arriva a 7 euro, mentre a Jesolo per una struttura a 2 stelle la tariffa è fissata a 70 centesimi. Scegliendo di campeggiare in una città come Courmayeur si possono spendere solo 20 centesimi e, trovando un campeggio a Venezia, si può scendere addirittura a 15 centesimi. Secondo lo studio del servizio politiche territoriali della Uil, ad oggi sono 650 i comuni che applicano l’imposta di soggiorno, dato stabile rispetto al 2015 e in aumento del 14% rispetto al 2014.
L’imposta di soggiorno, ricorda il sindacato, può essere introdotta con regolamento comunale che deve essere approvato dal Consiglio, e può variare da un minimo di 10 centesimi a un massimo di 5 euro per notte (fa eccezione Roma dove l’imposta può arrivare a 10 euro). La maggioranza dei comuni ha scelto di diversificare le tariffe in base alle strutture: alberghi (con prezzi che variano a seconda delle stelle), campeggi, bed&breakfast e agriturismi.
Nel 2015 l’imposta di soggiorno ha generato un gettito per le casse dei comuni di oltre 431 milioni di euro, in aumento del 20,5% rispetto al 2013, quando i comuni incassarono 342 milioni di euro (+89 mln). In particolare, a Roma nel 2015 l’imposta ha prodotto un gettito di 123,1 milioni di euro; a Milano 61 milioni di euro; a Venezia 27,5 milioni di euro; a Firenze 26,7 milioni di euro; a Rimini 7 milioni di euro; a Torino 5,9 milioni di euro; a Napoli 4,5 milioni di euro.
Dalle rilevazioni della Uil per una notte a Roma si va dai 4 euro per un albergo a 3 stelle fino a 7 euro per un 5 stelle; in un b&b i prezzi scendono a 3,50 euro, in agriturismo sono fissati a 4 euro e in campeggio a 2 euro. A Firenze una notte in albergo a 3 stelle si pagano 3,50 euro e 5 euro per un 5 stelle, in agriturismo 3,50 euro, in b&b 2,50 euro e in campeggio 1,50 euro. A Venezia, per ammirare il ponte di Rialto, a secondo delle stelle che si scelgono, l’imposta in un albergo costa da 2 euro a 5 euro a notte, in B&B 3 euro a notte.
A Rimini e Riccione si parte da 0,70 euro a notte per un hotel a 2 stelle fino ai 3 euro a notte per un hotel a 5 stelle. A Taormina si va da 1,50 euro in un albergo a 2 stelle fino ai 5 euro a notte per un hotel 5 stelle; ad Auronzo di Cadore da 1 euro a notte a 1,30 euro; a Courmayeur da 0,80 euro a notte a 3 euro; a Montecatini si parte da 0,70 euro a 1,70 euro; mentre a Viareggio si parte da 2 euro a notte (hotel 2 stelle), fino a 5 euro a notte (hotel 5 stelle).
In sostanza, si tratta di un’imposta che nel 2015 ha generato un gettito per le casse dei Comuni di oltre 431 milioni di euro, in aumento del 20,5% rispetto al 2013, quando i comuni incassarono 342 milioni di euro (più 89 milioni di euro). In particolare, a Roma nel 2015 l’imposta ha prodotto un gettito di 123,1 milioni di euro; a Milano 61 milioni di euro; a Venezia 27,5 milioni di euro; a Firenze 26,7 milioni di euro; a Rimini 7 milioni di euro; a Torino 5,9 milioni di euro; a Napoli 4,5 milioni di euro.
Non solo le grandi città, quindi, ma dal mare alla montagna, dalle località termali alle località sui laghi, vale a dire le cosiddette località turistiche, i comuni hanno introdotto il balzello: Riccione, Cattolica, San Gimignano, Vieste, Ostuni, Alberobello, Gallipoli, Otranto, Ostuni, Fondi, Sperlonga, Sabaudia, Tropea, Soverato, Scalea, Roccella Jonica, Senigaglia, San Benedetto del Tronto, Terracina, Gaeta, Viareggio, Fiumicino, Giardini Naxos, Ravello, Taormina, Erice, Cefalù, San Vito Lo Capo, Terrasini, Sorrento, Villasimius, Budoni, Pula, Muravera, Cernobbio, Cortona, Jesolo, i Comuni della cinta di Gardaland, i Comuni della Val d’Arno, Orvieto, Montepulciano, San Gimignano, Montecatini, Montalcino, Fiuggi, Chianciano Terme, Ortisei, Auronzo, Roccaraso, Pescasseroli, Salice d’Ulzio, Bormio, Barolo, Barbaresco, Courmayeur, Cogne, ecc.
Poi c’è la tassa di sbarco, ricorda la Uil, secondo cui la più conveniente è quella applicata da: Capri, Anacapri, Procida, Ponza, Ventotene, Isole Tremiti, Favignana, La Maddalena, Lipari, Portoferraio. Per scendere a terra basta infatti pagare 1,50 euro, per ogni turista che approda sull’isola.
In linea generale, afferma il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, ”non siamo contrari a priori a questa imposta, preferibile all’aumento delle addizionali Irpef o della Tari”. Quindi, secondo il sindacalista, ”è meglio ricorrere a questa leva fiscale, purchè essa sia propedeutica a disegnare un fisco locale più equo e, soprattutto, i proventi siano utilizzati per opere infrastrutturali turistiche”. Quindi dev’essere ”una vera e propria tassa di scopo che dovrebbe essere finalizzata al miglioramento della qualità dei servizi della città”.