I trasporti sono responsabili di un terzo delle emissioni globali, che l’accordo raggiunto dalla Cop21 si è ripromesso di abbattere. Obiettivo ambizioso, raggiungibile soltanto se ricerca e tecnologia saranno in grado di fornire le risposte giuste, progettando e immettendo sul mercato prodotti innovativi all’altezza delle aspettative. Su questi temi si è incentrato il convegno “Biocarburanti avanzati: opzione per un futuro dei trasporti più pulito”, organizzato a Roma da Neste, azienda finlandese leader nella produzione di biocarburanti di ultima generazione, e Ifel (Istituto per la Finanza e l’Economia Locale). I biocarburanti avanzati o di seconda generazione rappresentano un’opportunità concreta per ridurre in modo drastico gli effetti climatici causati dai trasporti e presentano notevoli vantaggi sia per l’industria che per i consumatori finali, ha spiegato Simo Honkanen, senior vice president per Sostenibilità e Public Affairs di Neste, azienda finlandese a maggioranza statale con oltre 5.000 dipendenti in 15 Paesi che vende i propri prodotti non solo sul mercato domestico (che assorbe il 54% del totale, considerando anche gli altri Paesi nordici) ma in Europa (34%) e in Usa e Canada (8%). Il diesel rinnovabile di Neste – che oggi ha una capacità di produzione annua di 2,4 milioni di tonnellate – è composto per il 30% da oli vegetali e per il restante 70% da scarti e residui (ad esempio grasso animale, rifiuti ittici, ecc.), le materie prime sono tracciate e controllate per dare la massima qualità al prodotto finale. Il vantaggio per l’industria è che è subito sostituibile al diesel a base d’idrocarburi, quindi non richiede un adattamento dei veicoli, mentre il consumatore finale sa di contribuire alla riduzione delle emissioni (fino al 90% in meno) e vede anche un abbattimento dei costi di manutenzione del veicolo (questo diesel è più puro e lascia meno residui). Il diesel rinnovabile di Neste è già utilizzato ad esempio dalla flotta statunitense di Ups, o da Google che in California lo utilizza per alimentare i G-Bus che trasportano i dipendenti nella Silicon Valley. E in Europa è già utilizzato in Austria, Germania, Svezia. E con Tamoil – come ha spiegato Silvia Gadda (Product Supply & Aviation del gruppo) – ha fatto il suo ingresso anche in Italia dove il diesel rinnovabile viene miscelato (almeno 20%) al diesel tradizionale e distribuito come “Gasolio Artico Tamoil” nelle regioni del Nord Italia, in quanto ben tollera i climi freddi.
Sull’importanza di cambiare aria nelle nostre città si è soffermato Guido Castelli (presidente Ifel) che ha ricordato come il trasporto pubblico rappresenti la fonte primaria di inquinamento nei centri abitati e quindi il forte interesse dei Sindaci a quelle tecnologie in grado di migliorare la situazione. Tre a suo avviso i temi fondamentali da affrontare: governance (la collaborazione tra territori è essenziale per fare massa critica e riuscire a pesare nelle scelte), sostenibilità pecuniaria, tecnologia.
Sul biometano si è soffermato nel suo intervento anche Vito Pignatelli, del Dipartimento Tecnologie Energetiche dell’Enea che da anni si occupa di biocarburanti. L’Italia, ha rimarcato, è perfettamente in linea con gli obiettivi Ue sull’introduzione dei carburanti bio che possono essere di vari tipi, non tutti intercambiabili né utilizzabili indifferentemente per i vari tipi di trasporto. Occorre comunque continuare a investire in ricerca e tecnologia, perché il futuro, al di là delle soglie e dei target stabiliti, non può che andare nella direzione della sostenibilità.