Documento di programmazione economica finanziaria, tra progettualità e criticità
Per il 2016 e il 2017 un Pil in crescita, sebbene al di sotto delle aspettative e una richiesta di maggiore flessibilità all’Europa che forse non sarà accolta. Ripresa degli investimenti fino al 20% del Pil e un Piano per il lavoro teso a una nuova ripartenza. Tutto questo disattivando le clausole di salvaguardia e l’aumento dell’Iva, nonché promulgando le manovre correttive in corso d’opera. Sono questi i focus principali del Def presentato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan insieme al premier Matteo Renzi. Un Documento che ha messo l’accento sulla crescita del Prodotto interno lordo e sulla necessità di una maggiore flessibilità da parte dell’Ue.
Le stime preliminari di crescita, presentate a fine 2015, ipotizzavano un incremento del Pil dell’1,6% per quest’anno e il prossimo, ma il Governo ha dovuto modificare le previsioni al ribasso: +1,2% per il 2016 e +1,4% per il 2017. Oltre a questo è anche la riduzione del debito italiano a procedere a rilento, poiché per il 2016 il rapporto con il Pil si attesterà al 132,4%.
Nel 2007, anno precedente alla crisi, il Pil nominale italiano era di circa 1.680 miliardi di euro. Nel 2015, invece, era di poco inferiore a 1.550 miliardi: una perdita di 130 miliardi complessivi. Sappiamo che il deficit di cui ogni Paese può disporre è calcolato in percentuale sul Pil, ovvero minore ricchezza corrisponde a minore possibilità di risorse da investire in strutture e in altri importanti settori. Nelle stime preliminari del novembre 2015 per il 2017 si riteneva che il disavanzo sarebbe stato all’1,1%, invece, con la presentazione del Def si è appreso che il Governo auspica di ottenere una cifra di circa l’1,8% del Pil, assottigliando per quest’anno un decimo di punto (dal 2,4 al 2,3%).
Il Governo, tuttavia, ritenendo controproducente una nuova stagione di austerità, è pronto a lanciare un ulteriore taglio delle tasse, sebbene non siano ancora note le caratteristiche della revisione del peso fiscale. Per quanto riguarda il Jobs Act è invece prevista una riforma della contrattazione su base aziendale, soprattutto in merito alla riorganizzazione lavorativa e produttiva. E in relazione ai giovani (la cui disoccupazione sfiora il 40%), il Governo metterà in campo nuovi sgravi per le aziende che trasformeranno i tirocini di garanzia in contratti a tempo indeterminato.
Per legge il Def deve essere presentato tutti gli anni alle Camere entro il 10 aprile, mentre entro il 20 settembre di ogni anno deve essere aggiustato con la cosiddetta nota di aggiornamento, per poi venire approvato dal Parlamento. Il Documento è stato introdotto nel 1988 e ha preso questa denominazione con la Legge 39 del 7 aprile 2011, che ha uniformato il modello italiano a quello dell’Ue. Una prova che si dimostra sempre assai complessa.