A Caldogno, nel vicentino, è stato inaugurato il bacino a monte; quello a valle che completerà l’intervento vedrà invece la conclusione dei lavori nel prossimo mese di settembre. Il Sindaco di Vicenza e presidente della Provincia, Achille Variati, accompagnato dall’assessore alla Progettazione e Sostenibilità urbana del Comune, Antonio Marco Dalla Pozza, ha preso parte all’inaugurazione delle paratoie mobili del nuovo bacino, insieme al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, all’assessore regionale alla difesa del suolo, Giampaolo Bottacin, al presidente della Provincia di Padova, Enoch Soranzo e al Sindaco di Caldogno, Marcello Vezzaro.
Il 31 ottobre 2010 un’alluvione ha coinvolto 130 Comuni veneti delle diverse province, allagando 140 chilometri quadrati di territorio regionale. “Con gli sms – ha detto Variati, rivolgendosi al presidente della Regione Veneto, Zaia – mi sento di inviarti due faccine sorridenti. Una perché quest’opera fondamentale per la difesa idraulica del territorio vicentino è finalmente realtà, malgrado i tempi lunghi che soltanto il legislatore può correggere in caso di lavori così importanti per una comunità. Due, perché la Regione è d’accordo con noi sulla necessità di realizzare le altre opere che ancora mancano per mettere definitivamente in sicurezza il vicentino. Dal bacino di Viale Diaz in città a quello dell’Orolo a Costabissara, dall’invaso del Tesina fino a quello dell’Astico, solo per citare alcuni degli interventi decisivi, l’ordine deve essere uno solo: avanti tutta. Quando succede una disgrazia come quella del 2010, gli amministratori hanno il dovere di fare l’impossibile perché non si ripeta mai più, e queste opere vanno nella direzione giusta”.
Il bacino di laminazione di Caldogno (Vicenza) è una delle maggiori opere cantierate per fronteggiare l’emergenza alluvioni nell’area del capoluogo berico. Un’importante opera per prevenire le piene dei fiumi. Il Veneto è dunque ora più sicuro dal punto di vista idrogeologico? A rispondere è il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: “Se piovesse come nel 2010 con le stesse modalità, le zone colpite dall’alluvione oggi sarebbero più sicure di prima. Però il Veneto, che ha 576 Comuni, ha ancora dei bacini idrografici per i quali l’esplorazione per la messa in sicurezza è ancora abbastanza timida, penso al Piave, che ha avuto un’esondazione nel 1966 nonché a tutta una serie di lavori che dobbiamo fare”. “Noi siamo sul pezzo – ha concluso il governatore del Veneto – e vogliamo lavorare. Basta che ci diano i soldi e noi apriamo i cantieri. Ma c’è il problema della burocrazia su cui dobbiamo tutti fare un esame di coscienza. Per fare quest’opera abbiamo impiegato cinque anni, quando un privato ci avrebbe messo molto meno. Siamo stati velocissimi rispetto alla burocrazia, ma non si può andare avanti così. Quando c’è di mezzo la vita o la salute dei cittadini bisogna andar giù a pancia a terra a fare le opere. Diciamolo fino in fondo, ci vuole una legge speciale che dia poteri commissariali veri a chi si occupa di queste infrastrutture. Non serve che sia il presidente della Regione, può essere chiunque, basta che possa essere operativo. Bisogna decidere di fare i commissariamenti perché la messa in sicurezza è fondamentale. In Italia abbiamo ogni anno mediamente quasi tre miliardi di danni per eventi catastrofali. Se noi queste risorse le dedicassimo a dar vita anzitutto a un fondo multirisk per assicurare i cittadini e una quota parte alle opere infrastrutturali, avremmo un Paese diverso, un Veneto diverso”. L’imponente opera di difesa idraulica è costata 41 milioni di euro, l’invaso ha una capacità di 3,8 milioni di metri cubi d’acqua e si estende su 106 ettari, pari a 150 campi da calcio.