In una stagione di appuntamenti elettorali nazionali ed europei, come quella attuale e prossima ventura – ultimo in ordine di tempo quello di Berlino con la connessa debacle della Merkel – si moltiplicano le considerazioni sui diversi sistemi elettorali adottati dagli Stati aderenti alla Ue che, indubbiamente, incidono profondamente sulla qualità della democrazia. Il sistema vigente in Germania, ad esempio, offre spunti interessanti di riflessione e suggerimenti che il nostro dibattito sulla legge elettorale, strettamente collegata alla riforma costituzionale, potrebbe recepire con qualche giovamento. Un rapido excursus sulle sue caratteristiche ci sembra utile a tal fine. Il sistema elettorale tedesco è di tipo proporzionale con collegi uninominali, ma contiene alcuni elementi del cosiddetto first-past-the-post (FPTP), ossia chi prende un voto più degli altri viene eletto. Gli elettori esprimono la propria preferenza tramite due voti: con il primo scelgono il politico che vogliono mandare in Parlamento come rappresentante della propria regione col sistema uninominale. Con il secondo invece scelgono il partito. Tra i due, quest’ultimo è il più importante, perchè determina proporzionalmente le percentuali con cui i partiti saranno rappresentati nel prossimo Parlamento, chi avrà la maggioranza e quindi la possibilità di eleggere il proprio candidato come Cancelliere Federale. La soglia di sbarramento è del 5%. I seggi del Parlamento tedesco sono 598, di questi 299 vengono assegnati ai candidati eletti direttamente con la maggioranza dei voti (il primo voto). L’altra metà viene assegnata tramite i listini bloccati, le cosiddette “Landeslisten”, o liste regionali. Queste liste sono redatte e definite a livello regionale dai singoli partiti prima delle elezioni. I posti in cima alla lista sono generalmente considerati sicuri, con elezione probabile. Una volta stabilita la ripartizione tra i partiti, i candidati vincitori nei collegi uninominali vengono eletti fino al raggiungimento dei seggi conquistati dal partito di appartenenza: se il partito ha eletto nei collegi un numero inferiore di candidati rispetto ai seggi vinti, gli altri vengono eletti dal listino bloccato. Per esempio, se ha diritto a 100 seggi e ha vinto 60 collegi uninominali, avrà diritto ad altri 40 rappresentanti eletti nelle liste. Se viceversa ha eletto più candidati uninominali rispetto al numero di seggi conquistati, si aumenta la composizione del Bundestag fino a contenere tutti i vincitori nei collegi uninominali. Attualmente la Bundestag è formata da 622 membri.
In linea di massima, è un sistema gradito ai piccoli partiti, che non favorisce un bipolarismo netto (neanche in Germania dove comunque sono due i partiti maggiori) e spesso porta alla necessità di formare coalizioni eterogenee per raggiungere una maggioranza solida: è il caso della Grande Coalizione guidata da Angela Merkel nel suo primo mandato, quando nello stesso governo comprendeva sia CDU che i socialisti del SPD.