Il report sul ciclo dei rifiuti solidi di polietilene in mare mette in evidenza moltissime criticità per l’ambiente. In questi ultimi anni la plastica, infatti, è stata prodotta e utilizzata dall’uomo con sempre maggiore frequenza tanto che oggi questo materiale è diventato il principale detrito antropogenico inquinante presente nei fiumi, nei laghi, nei mari e negli oceani. Dagli anni ’50 alla prima decade degli anni 2000, la richiesta mondiale di plastica è passata da un milione e mezzo di tonnellate a oltre 290 milioni di tonnellate. A questo dato va aggiunto l’incremento demografico della popolazione, che negli ultimi 50 anni a livello globale è aumentato del 250%. Con circa la metà della popolazione mondiale residente entro un raggio di 80 chilometri dalla costa, i rifiuti plastici prodotti in queste aree hanno un’alta probabilità di essere immessi direttamente nell’ambiente marino tramite i fiumi e i sistemi di acque reflue. Decine di migliaia di tonnellate di rifiuti in plastica galleggiano in superficie in tutti gli oceani del mondo, accumulandosi in corrispondenza dei cinque principali vortici subtropicali, spiegano gli studiosi. Le correnti oceaniche agiscono come nastri trasportatori, convogliando i rifiuti fino a zone di massima convergenza che, secondo le stime, nei loro nuclei più densi contano milioni di pezzi di plastica per ogni chilometro quadrato. Il progetto Marine Litter Vital Graphics, prodotto dall’Unep e Grid Arendal, sollecita ad agire subito se si vuole evitare di vivere in un mare di plastica entro qualche decina di anni.