“Vogliamo rafforzare il modello organizzativo locale e stiamo costruendo una norma quadro che preveda la piena attuazione della perequazione attraverso il 119 con rispetto degli articoli 117 e 118 della Costituzione e che impone che una quota dei fondi pluriennali di investimento (nella legge di bilancio) vadano alle regioni in ritardo di sviluppo”. Lo ha annunciato il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Francesco Boccia intervenuto ai lavori della 8^ Conferenza Ifel.
Boccia ha poi spiegato che la sua intenzione è di “costruire un meccanismo che interpreta il titolo V della Costituzione tenendo presente che bisogna arrivare alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei livelli standard, senza escludere la previsione di un commissario di governo per definire i Livelli essenziali delle prestazioni”.
Infine, Boccia ha delineato i tempi del percorso sull’autonomia differenziata. “Ho intenzione di chiudere la legge quadro entro fine anno. Riteniamo di aver corso molto in questi giorni e di poter recuperare buona parte del lavoro fatto. Penso che se le regioni e le parti sociali sono d’accordo, si possa partire anche entro fine anno per sottoporre da gennaio all’attenzione del Parlamento tutte le intese che potranno essere pronte”. “Mi auguro e spero che questo percorso possa vedere la luce nel corso del 2020. Siamo disponibili a continuare il confronto nelle prossime settimane, per noi sarà un cantiere aperto”, ha aggiunto il ministro specificando poi che “tra il 15 e il 25 novembre dovremmo essere nella condizione di presentare al Parlamento una proposta.
A Boccia ha risposto il segretario generale Anci, Veronica Nicotra che nel suo intervento ha ricordato che “il comparto dei Comuni pesa solo per il 7% sull’intero comparto della P.a ma l’anno scorso, su una manovra di 25 miliardi, ha pagato per 12,5 miliardi, vale a dire il 50% dell’intero importo con un contributo sproporzionato rispetto a tutti gli altri comparti. Per questo motivo, in vista della legge di bilancio, il tema delle risorse per i Comuni, che hanno contribuito in modo forte al risanamento finanziario dello Stato, è fondamentale”.
Nicotra ha delineato i punti caldi in vista del confronto con il governo per la definizione della prossima manovra, ad iniziare da quello del personale. “In questi anni i Comuni hanno perso un esercito di dipendenti, circa il 16% del totale, 80 mila dipendenti che mancano all’appello proprio in una fase di forte decentramento amministrativo. Si chiede con forza ai Comuni di investire ma questo avviene – ha osservato – in un contesto di forte depauperamento delle risorse umane. Speriamo che con la norma inserita nel dl 13 si possano superare i vincoli posti al turnover del personale andando oltre il 100% previsto”.
Altro tema molto sentito dai Comuni è quello del debito complessivo. “Negli anni siamo riusciti ad intervenire sui mutui Cdp che pesano per circa 27 miliardi e su altri mutui contratti con altri soggetti. Questo tema va comunque affrontato in modo deciso: il nostro obiettivo – ha confermato Nicotra – è quello di arrivare ad una norma simile al decreto Salva Roma per estendere i vantaggi a tutte le amministrazioni comunali”.
Per quanto riguarda, invece, le questioni aperte sulla parte corrente, il segretario generale ha innanzitutto auspicato una stabilizzazione con una regola chiara del rifinanziamento del fondo Imu Tasi ora di 300 milioni: “non è ammissibile richiederli ogni anno”, ha detto. E ha poi ribadito che l’Anci proseguirà nella sua azione giudiziaria davanti al Tar per recuperare i 560 milioni per il mancato ristoro del taglio subito dal dl 76 dopo il 2014. “Sono fiduciosa che il giudice in sede tecnica ci dia ragione, laddove la politica non ha riconosciuto la nostra posizione. Continueremo la nostra battaglia per avere una quota graduale di quelle risorse con cui intendiamo finanziare un fondo perequativo per tutti i Comuni, come previsto dal quadro costituzionale”, ha aggiunto.
Infine, la questione degli investimenti. “Sono state stanziate molte risorse per i Comuni ma il problema in molti casi sta nella lentezza delle macchine amministrative ministeriali. Non è ammissibile che si debba attendere tre anni per arrivare a mettere una firma su un documento per poi chiedere ai Comuni di spendere tutto in tre mesi”, ha spiegato. “Va bene rafforzare la competenza delle strutture periferiche sulla presentazione dei progetti ma tutto – ha concluso – passa dalla responsabilizzazione delle strutture per snellire al massimo le procedure ed arrivare a spendere tutte le risorse disponibili”.
Anche il presidente della commissione Finanza locale Anci e presidente di Anci Lombardia, Mauro Guerra, ha rimarcato il contributo dei Comuni al risanamento finanziario del paese. Un contributo “realizzato attraverso una frattura della prospettiva delle autonomie del nostro paese con interventi che hanno visto i Comuni come bancomat del risanamento della finanza pubblica limitandone così l’autonomia ordinamentale e organizzativa. Pur essendo migliorate alcune condizioni per le amministrazioni locali, come le risorse per gli investimenti, questa legge di bilancio resta un ‘sentiero ancora stretto’. Dobbiamo ricostruire il nostro sistema delle autonomie locali, non chiediamo un risarcimento dei danni provocati negli anni scorsi”.
“Proviamo a fare in modo – ha proseguito il presidente di Anci Lombardia – che nella legge di bilancio ci siano alcuni interventi che siano coerenti con il processo di ricostruzione delle autonomie locali partendo da temi quali la perequazione che ad oggi è sostanzialmente solo orizzontale. E’ fondamentale, quindi, il contributo dello Stato alla costruzione di un sistema perequativo verticale. Su questo dobbiamo batterci con determinazione”.
Nel corso del suo intervento Guerra ha toccato anche il tema degli investimenti, che sarà al centro del secondo panel della Conferenza in programma nel pomeriggio, rispetto al quale ha richiamato l’attenzione sulla necessità di “avere risorse con un sistema di previsione pluriennale per permettere ai Comuni di programmare gli interventi sul territorio” cercando di usare non solo lo strumento del bando ma puntando anche sui patti territoriali da inserire nel piano investimenti. In questo modo le politiche pubbliche da attuare possono rispondere in maniera più efficace alle reali esigenze dei cittadini, del territorio. “Per questo è importante aprire due canali verso gli enti locali: uno di pronta spesa e uno più organizzato di governance multilivello” che consenta ai comuni i programmare e organizzare gli interventi locali.
Al primo panel della mattinata è poi intervenuto il neo delegato Anci alla finanza locale e sindaco di Novara, Alessandro Canelli.“E’ ora di dire basta – ha detto – alla stagione dei tagli e dell’austerity che i Comuni hanno imparato in questi anni a conoscere sulla propria pelle. Per questo è fondamentale salvare alcune partite essenziali della spesa corrente da cui passa l’erogazione di servizi essenziali ai cittadini: sono loro a pagare il prezzo dei tagli e non i Comuni”.
Secondo Canelli deve proprio cambiare l’approccio che il governo ha nei confronti degli enti locali. “I Comuni non sono una cosa da spremere solo per il risanamento dei conti pubblici, invece hanno una funzione fondamentale per determinare la crescista. Il loro effetto moltiplicatore, evidenziato da numerosi studi – ha aggiunto – non solo è utile per il miglioramento complessivo del quadro macroeconomico, ma in definitiva per migliorare la vita dei cittadini.
“Abbiamo bisogno di una maggiore consapevolezza del ruolo delle autonomie nel funzionamento dello Stato: va recuperata e rilanciata una cultura che valorizzi il loro contributo per la realizzazione di politiche nazionali, efficaci da Nord a Sud”. E’ l’auspicio formulato dal presidente IFEL Guido Castelli concludendo la prima parte della 8^ Conferenza Annuale che ha approfondito i tempi e le modalità della prossima manovra.
“Dal 2012 in poi, i Comuni hanno subito una gelata sempre precedenti cui hanno reagito in modo diverso in funzione della loro situazione di partenza. Al punto che – ha spiegato – oggi non ha senso parlare di Comuni più o meno virtuosi, senza considerare la cornice in cui hanno dovuto operare”.
Secondo Castelli, in questo lasso di tempo “non abbiamo solo assistito ad una stretta finanziaria ma anche ordinamentale, che ha generato una nuova e difficile relazione tra centro e periferia trasformando la leale collaborazione tra parti dello Stato in una voce molto flebile”. Prova ne sia “il percorso della riorganizzazione finanziaria che è stato accompagnato dalla revisione dell’articolo 81 della Costituzione sulla finanza locale”. Un passaggio che “ha provocato a cascata un clima difficile e complesso e soprattutto un atteggiamento ipersanzionatorio verso gli enti locali”, ha ricordato Castelli.
Per uscire da questo impasse per il presidente Ifel bisogna innanzitutto recuperare quella cultura delle autonomie persa negli anni, molto utile a recuperare una cornice di effettiva cooperazione tra lo Stato e gli enti locali. In questo quadro, “il nodo focale deve essere l’attuazione dell’articolo 119 della Costituzione e la riorganizzazione complessiva della finanza locale. Mi auguro che la prossima legge di bilancio segni un primo passo di questo percorso, ma spero che si vada al di là della manovra recuperando quel rispetto delle autonomie locali che – ha concluso- è sancito dall’articolo 5 della nostra Carta fondamentale”.
Fonte: ANCI