Presentate all’Università di Torino le opportunità dello Spoke 2 “Green technologies e industria sostenibile” del progetto “NODES-Nord Ovest Digitale e Sostenibile”, selezionato dal Ministero dell’Università nell’ambito degli investimenti previsti dal PNRR; 7 mln. per bandi a cascata rivolti alle imprese e 1 mln. in finanziamenti per team di ricerca nell’obiettivo di implementare e applicare l’economia circolare ai processi del sistema industriale per incentivare produzioni sostenibili
NODES, di cui UniTo è partner fondatore, è un ecosistema di 24 attori tra cui 8 atenei, 6 poli di innovazione, 5 centri di ricerca, 3 incubatori, 1 acceleratore e 1 competence center che porterà 110 mln. in Piemonte, Valle d’Aosta, nelle province di Como, Varese e Pavia e nelle regioni del Sud. L’obiettivo è mettere a sistema una serie di strumenti per il territorio: bandi a cascata, servizi per le imprese e challenge per favorire lo sviluppo di competenze e il sostentamento dell’innovazione secondo il doppio binario della trasformazione digitale ed ecologica.
L’Ateneo di Torino è capofila dello Spoke 2, a favore dello sviluppo e delle tecnologie sostenibili per un futuro più “verde”, le attività si fondano su un cambiamento dell’interdisciplinarietà tra chimica verde, energia sostenibile, scienza dei materiali e bioeconomia, promuovendo il concetto “One Planet, One Health” che riguarda processi, prodotti, tecnologie, sistemi e servizi relativi a conoscenze, collaborazioni e soluzioni innovative funzionali e sinergiche agli altri Spoke che possono essere considerate il collante del progetto NODES.
Diverse le opportunità di finanziamento, tramite bandi, per ricerca, startup, spin off, imprese e tecnologie sostenibili offerte dallo Spoke 2 rivolte ad applicare l’economia circolare ai processi del sistema industriale, per incentivare produzioni green e sostenibili, 7 mln. per bandi a cascata per imprese e 1 mln. a sostegno di progetti di PoC Accademici; la necessità di ridurre l’uso di risorse naturali non rinnovabili e minimizzare gli impatti sull’ambiente, ha portato a un interesse per il recupero, il riuso e il riciclaggio.
La transizione verso un’economia circolare è un processo complesso e implica cambiamenti dei sistemi socioeconomici e territoriali, per passare a un modello economico innovativo non lineare e a connessioni intersettoriali e multi-stakeholder.
Lo Spoke 2 si basa su 3 componenti: industria, istruzione e ricerca, che si integrano nella realizzazione di attività progettuali; l’utilità e la trasferibilità dei risultati porteranno ad applicazioni industriali e alla creazione di partnership congiunte e la cooperazione tra centri di ricerca e università, autorità pubbliche e imprese darà impulso all’applicazione di nuovi prodotti riciclati a livello territoriale. L’obiettivo è l’applicazione di approcci di economia circolare sia a monte che a valle dei processi per sviluppare processi industriali verdi e per ridurre, riutilizzare e sfruttare gli effluenti industriali, agricoli e civili, insieme ai rifiuti minerali. Per quanto riguarda i processi a monte, le produzioni sintetiche necessitano di essere riviste secondo criteri più sostenibili in termini di nuove metodologie di sintesi, come l’uso di solventi verdi, fotocatalisi e prodotti chimici di piattaforma: si propone l’utilizzo della catalisi enzimatica per produrre molecole di interesse industriale e operare in condizioni di basso consumo energetico e alta efficienza.
Rispetto alle fonti alternative, lo Spoke 2 esplora nuove fonti di materie prime attraverso la sintesi, la funzionalizzazione e l’applicazione di materiali innovativi, verdi e a basso costo quali carboni microporosi, geopolimeri e prodotti dall’incenerimento di rifiuti solidi urbani. Al contempo, a valle, sono necessarie competenze tecnologiche per ridurre e riutilizzare gli effluenti industriali e convertire i rifiuti gassosi, liquidi e solidi in prodotti chimici ad alto valore aggiunto destinati ai settori della nutraceutica, alimentazione, cosmesi e fertilizzanti, nonché combustibili ed energie rinnovabili come il biogas.
Fonte: Università di Torino