La Commissione Ue ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per abuso di ricorso ai contratti termine nella pubblica amministrazione e per discriminazione dei lavoratori a tempo. La direttiva Ue sui contratti a tempo determinato prevede che i lavoratori abbiano le stesse condizioni dei colleghi a tempo indeterminato comparabili. Attualmente, spiega Bruxelles, la legislazione italiana “esclude da questa protezione diverse categorie di lavoratori del settore pubblico” fra cui la scuola e la sanità.
La Commissione elenca in dettaglio alcune le categorie del settore pubblico in cui è garantita parità di trattamento: insegnanti, personale sanitario, lavoratori del settore dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, personale di alcune fondazioni di produzione musicale, personale accademico, lavoratori agricoli e personale volontario dei vigili del fuoco nazionali. Inoltre, “l’Italia non ha predisposto garanzie sufficienti per impedire le discriminazioni in relazione all’anzianità”. L’Italia ha ora 2 mesi per rispondere alle argomentazioni della Commissione, oppure la procedura passerà alla seconda fase.
Il ricorso a tali tipologie di lavoro flessibile nel pubblico impiego è al centro di un acceso dibattito giurisprudenziale, estesosi anche a livello sovranazionale. Dalla lettura dell’art. 97 Cost. nonché degli artt. 35 e 36 del d.lgs 165/2001, si comprende che la modalità principale di accesso al pubblico impiego è il concorso pubblico. Sennonché, nei limiti in cui sussistano motivate esigenze temporanee o eccezionali, la Pa può ricorrere all’assunzione diretta del personale tramite la stipulazione di contratti a tempo determinato, la cui durata complessiva non può essere superiore a 36 mesi. Tuttavia, l’eventuale reiterazione nel tempo dei contratti a termine, oltre la durata massima consentita, non può mai comportare la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. A differenza del settore privato, difatti, il lavoratore matura esclusivamente il diritto al risarcimento del danno; senza trascurare che l’illegittimo ricorso ai contratti a temine può comportare delle sanzioni per i dirigenti pubblici riconosciuti responsabili di tali violazioni.