Durante l’estate le grandi città diventano roventi, soprattutto quelle che non hanno il mare, e per quanto le si possa abbandonare durante le settimane di vacanza, quando si resta in città sopravvivere al caldo è un problema serio che bisogna affrontare con prudenza.
Si stima che entro il 2050 il 68% della popolazione del pianeta vivrà in città. Megalopoli come Shanghai, già nei prossimi due anni, potrebbero arrivare ad ospitare 170 milioni di abitanti e tassi di urbanizzazione simili sono previsti per la maggior parte dei paesi del pianeta. Squilibri sociali ed inquinamento atmosferico non saranno i soli problemi che gli abitanti del prossimo futuro dovranno affrontare. Le città, infatti, saranno sempre più vulnerabili all’innalzamento delle temperature, soprattutto nell’ottica del cambio climatico in corso, e il comfort termico tra gli edifici sarà sempre più scarso.
Pochi alberi, molto asfalto e smog: nelle aree urbane l’emergenza caldo si somma, dunque, all’inquinamento, rendendo le città vere e proprie “isole di calore”. A puntare l’attenzione sul problema è il Ministero della Salute, che ha pubblicato il nuovo Piano Nazionale di Prevenzione degli effetti del caldo sulla salute, la cui principale novità consiste in una sezione specifica sugli effetti dell’inquinamento.
Nel Sud Europa, spiegano le nuove Linee di Indirizzo per la Prevenzione, “i cambiamenti climatici stanno causando un aumento degli eventi meteorologici estremi come ondate di calore, piogge intense e allagamenti costieri, una diffusione di nuove specie di vettori di malattia”, oltre a peggior qualità dell’aria e incendi. In particolare, nel contesto internazionale, il nostro Paese “registra gli effetti più elevati del caldo sulla mortalità giornaliera”. Tutto questo si aggrava in città, complice l’asfalto, lo smog, i condizionatori giorno e notte, ma anche la scarsa presenza di alberi. Al contrario invece, “la presenza in città delle aree verdi diminuisce in maniera importante gli effetti delle isole di calore, mediante l’ombreggiamento, l’evaporazione e la traspirazione”. Un albero, infatti, “raffredda per una potenza di 20-30KW e un’area verde urbana di 1500 mq raffredda in media 1,5 gradi e diffonde i suoi effetti a 100 metri di distanza”.
La riduzione degli effetti delle isole di calore può però essere attuata, nel presente, “con un approccio migliorativo della situazione esistente”, ad esempio “implementando le aree verdi anche attorno agli edifici”. Mentre, in futuro, bisognerebbe puntare a “una progettazione più funzionale a livello di città, quartiere e palazzo”, ad esempio considerando la distanza tra gli edifici, la circolazione dei venti, e la scelta dei materiali in base alle proprietà di accumulo termico.
In base a questo principio la città di Vancouver, in Canada, è stata oggetto di uno studio che ha coinvolto diverse università del Nord America e dell’Europa. I ricercatori, attraverso la ricerca pubblicata su Building and Environment, hanno dimostrato i benefici apportati dagli alberi in ambiente urbano al fine di mantenere il comfort termico in ambiente urbano. Per prima cosa è stata valutata la vulnerabilità al calore attraverso la quantificazione di parametri predittivi come la temperatura media radiante (Tmr), ovvero l’indice degli scambi radiativi tra le superfici che delimitano un ambiente e il corpo umano. Già altri studi hanno dimostrato che, in presenza di “muri verdi”, questo indice tende a ridursi anche di 2°C apportando evidenti benefici in termini di comfort termico.