Sulla questione degli immigrati si rischia la credibilità delle istituzioni. Bisogna avere la consapevolezza che lo scontro, così come dipinto per giunta dai media, disloca i rappresentanti delle comunità locali in posizione dialettica rispetto alle strutture dello Stato sul territorio. I Sindaci hanno ragione a denunciare il disagio delle popolazioni. Sta di fatto che la contrapposizione, in alcuni casi, con le Prefetture e dunque con il Ministero dell’Interno aumenta il grado di sfiducia dei cittadini e porta acqua al mulino della rivolta, unendo nella generica protesta, con qualche serio pericolo, i diversi protagonisti di questa polemica antistatale. I Comuni sono forti quando incarnano, specialmente nelle difficoltà, la dimensione primaria e diretta dello Stato, non quando si tramutano nell’immagine distorta della propaganda in una sorta di “entità preterstatale”, al dunque estranea agli obblighi derivanti dal senso di responsabilità generale. Molto, appunto, dipende dalla propaganda. Si attribuiscono ai Sindaci posizioni e giudizi spesso distorti, si aumentano i decibel della polemica per dilatare all’inverosimile lo spazio della politica spettacolo. Fortunatamente, anche per il magistero di un pontificato straordinario, ogni volta impegnato a rilanciare la “missione di umanità” della nostra nazione, sono più gli esempi di dedizione e apertura che non i gesti di ostracismo xenofobo: gli amministratori locali, specie in Sicilia, hanno dato e continuano a dare ampie dimostrazioni di generosità e intraprendenza, testimoniando la volontà degli italiani di essere, pur nel silenzio o nell’indifferenza dell’Europa, un punto fermo nella difesa dei diritti di tanti esseri umani colpiti dalla tragedia delle guerre o dalla condanna della miseria più estrema. Questa linea di condotta va coniugata – e farlo costa grande fatica – con le compatibilità fisiche, economiche e psicologiche di comunità sovraesposte alle pressioni di tanti migranti in cerca di futuro attraverso le rotte clandestine del Mediterraneo. Ai Sindaci va riconosciuto il merito di stare in prima linea. Per questo, nei frangenti più duri, il loro contributo resta importante. Anzi, indispensabile.