Si è svolta ieri al Ministero del Lavoro la cosiddetta fase due della previdenza. Tra le ipotesi in campo quella di abbassare il coefficiente per il calcolo contributivo da 1,5 a 1,2 volte l’assegno sociale. I giovani che sono nel sistema contributivo e hanno avuto un iter lavorativo discontinuo, potrebbero andare in pensione entro i 67 anni di età, con 20 anni di contributi, dopo aver maturato un trattamento pari a 1,2 volte l’assegno sociale (448 euro), invece dell’attuale 1,5. Questa l’indicazione che arriva dal Governo al tavolo con i sindacati. La soglia verrebbe dunque ridotta e i giovani, del caso preso in esame, uscirebbero con un assegno di circa 650-680 euro, visto che potrebbe essere aumentata anche la cumulabilità tra pensione sociale e contributiva.
Dal Governo, rileva il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, “ci è stato prospettato un intervento teso ad aumentare le possibilità di pensionamento dei lavoratori più giovani con pensioni esclusivamente contributive riducendo la soglia del trattamento pensionistico minimo maturato necessario per l’accesso alla pensione con 66 anni e 7 mesi e proponendo anche un meccanismo di garanzia che consenta la percezione di un trattamento minimo ottenuto sommando alla pensione contributiva una quota dell’assegno sociale”.
Sarebbe però necessario, sostiene ancora il sindacalista, “rimuovere anche il vincolo che lega la possibilità di pensionamento nel contributivo a 63 anni e 7 mesi al raggiungimento di una soglia di importo minimo della pensione pari a 2,8 volte il valore dell’assegno sociale ed eliminare l’aggancio dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, perché nel sistema contributivo i lavoratori vengono doppiamente penalizzati dato che l’aspettativa di vita incide sia sull’aumento dei requisiti pensionistici, sia sul calcolo della pensione attraverso la riduzione periodica dei coefficienti di trasformazione”.
Il tema è in discussione e sarà ancora lungamente dibattuto. Del resto è stato lo stesso ministro del Lavoro Poletti a dire che le risposte a questo problema non si configurano in un giorno. I prossimi appuntamenti sono fissati per il 5 settembre (in agenda i temi del lavoro), nonchè il 7 e il 13 settembre in continuità con il tema pensioni.