Il digitale modifica i sistemi di formazione, regala metodi e approcci originali per formare cittadini più consapevoli, offre nuove opportunità per oltrepassare limiti fisici o temporali. contenuti audiovisivi rielaborati allo scopo ad alta qualità e con applicazioni multimediali. Gli studenti devono essere accompagnati nell’uso consapevole delle tecnologie: la costruzione di cittadini che sappiano vivere il digitale deve iniziare a scuola, in modo da poter utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione D’altra parte il mondo digitale rappresenta sempre più “la” realtà in cui sono immersi i ragazzi, fin dalla più tenera età, influenzandone le modalità di relazione con gli altri e il processo di apprendimento, con crescenti rischi di dipendenza. Una realtà che gli adulti, genitori e docenti, fanno fatica a comprendere e da cui sono esclusi. In 54 mesi, 30 applicazioni web e mobile sviluppate, 150 documenti tecnici e metodologici prodotti, 5 piattaforme realizzate tra cloud, e-learning e gaming, 5 regioni coinvolte, oltre 160mila ore di ricerca, quasi 70mila di sperimentazione e 10mila ore di formazione per i docenti. Sono i numeri del progetto quadriennale ‘La Città Educante’ che si è chiuso a Roma con una conferenza al Cnr alla quale ha preso parte anche il sottosegretario al Miur Salvatore Giuliano. Il progetto, finanziato con 9,6 milioni di euro di cui 6,4 provenienti dalle imprese e 3,2 dal Miur, ha sperimentato l’uso di modelli innovativi di insegnamento e apprendimento, rivolti a ogni età e orientati all’inclusione sociale. Avviato nel 2014, fa parte del cluster ‘Tecnologie per le Smart Communities’ ed è stato guidato da Almaviva, in collaborazione con Rai e Cnr. “Il significato ultimo di ‘Citta’ Educante’ rimanda alla bella immagine evocata dal Presidente della Repubblica quando, nel recente messaggio di fine anno, ha sottolineato l’importanza di un Paese che sappia cucire e ricucire- ha detto Alberto Tripi, presidente di Almaviva- Le risorse dell’innovazione e dellaconoscenza possono essere un contributo prezioso a ‘cucire’ comunità responsabili, solidali e intelligenti”. Le tappe del progetto, che sono descritte anche in un libro intitolato ‘La Città Educante-Metodologie e tecnologie innovative a servizio delle Smart Communities’, sono diverse: dall’esplorazione di ambienti sostenuti da tecnologie digitali, come l’orto tecnologico nelle scuole dell’infanzia e primarie di Reggio Emilia, alla sperimentazione del ‘sistema d’aula’ per la trasmissione e registrazione delle lezioni presso la scuola dell’infanzia comunale ‘Rosa Agazzi’ di Pisa; dai percorsi interattivi supportati dall’ICT per la comprensione della matematica attraverso il problem solving nelle scuole di Torino, all’applicazione di strumenti per favorire l’apprendimento e contrastare l’abbandono nei primi anni di studio accademico presso l’università di Trento. E ancora, dall’uso di giochi digitali per l’acquisizione di abilità di base nella scuola primaria, all’uso della tecnologia per favorire un invecchiamentoattivo, fino ai sistemi didattico-tecnologici per il potenziamento cognitivo di bambini con disabilità intellettiva e autismo. “Abbiamo sempre cercato di introdurre la tecnologia con cognizione di causa, evitando di essere approssimativi e sempre con consapevolezza”, ha detto il sottosegretario Salvatore Giuliano, spiegando che la formazione deve essere rivolta ai docenti ma anche agli alunni perchè “sono nativi digitali ehanno grande praticità con gli strumenti tecnologici. Noi abbiamo però uno scopo diverso- ha precisato Giuliano- quello di utilizzare lo strumento tecnologico per l’apprendimento. Se facciamo questo, la tecnologia può portare un significativo miglioramento”. “Il tema è una priorità del governo e del Miur in particolare” ha concluso Giuliano ricordando che il ministero ha “erogato i primi 35milioni di euro e ieri sono state pubblicate le graduatorie per gli ambienti innovativi di apprendimento basati sul digitale”.