La plenaria di Strasburgo ieri ha dato l’ok finale al pacchetto di aiuti d’urgenza alla Tunisia, che comprende il Regolamento che permette l’importazione di 35.000 tonnellate (in aggiunta alle 56.700 già previste da un accordo Ue-Tunisia del 1995) di olio d’oliva senza dazi nell’Unione europea.
Il voto era stato sospeso il 25 febbraio, ieri il Comitato dei rappresentanti permanenti ha recepito gli emendamenti tecnici. L’aula ha approvato con 500 sì, 107 no, 42 astenuti.
Ci sono nomi molto noti tra i 15 europarlamentari italiani che non si sono opposti all’accordo Secondo i dati pubblicati sul sito Vote Watch Europe, l’organizzazione no profit che si occupa della raccolta di dati sulle votazioni del Parlamento europeo, 12 italiani hanno votato favorevolmente mentre 3 hanno deciso di astenersi. E tra i sì ci sono anche quelli di europarlamentari italiani proprio del Pd come l’ex ministro Cécile Kyenge, Mercedes Bresso, David Sassoli, Sergio Cofferati (ex Pd) e Gianni Pittella, oltre ad Andrea Cozzolino, Roberto Gualtieri, Antonio Panzeri, Massimo Paolucci, Renato Soru, Patrizia Toia e Flavio Zanonato. Si sono astenuti Curzio Maltese, Elly Schlein e Barbara Spinelli.
Contro il provvedimento, si è mobilitato ieri l’intero settore agricolo. “Il Parlamento Europeo approva una norma assolutamente sbagliata”, ha detto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, a margine della mobilitazione degli agricoltori del Sud Italia che si è tenuta a Catania. “Proprio nell’anno in cui – ha aggiunto Moncalvo – c’è stato un record di aumento delle importazioni dalla Tunisia. Questa norma non aiuta i produttori tunisini, fa male a quelli italiani e rischia di aumentare le frodi e i danni per i consumatori”.
Il problema, in realtà, è più qualitativo che quantitativo: “Il tema – spiega la parlamentare del Pd Colomba Mongiello – a cui si deve l’omonima legge sull’etichettatura dell’extravergine datata 2013 – è la tracciabilità del prodotto, che significa il contenuto della bottiglia. Il mondo delle imprese è fatto di persone per bene, ma qualcuno classifica l’olio straniero come olio italiano. E lo vende come made in Italy”. Il rischio, per Mongiello, è che nonostante una legge che preveda un’etichettatura chiara e leggibile, un “nuovo contingente agevolato di olio dall’estero possa alimentare il mercato delle sofisticazioni”.
Le importazioni di olio sono necessarie, se però, anche il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha ribadito ieri di essere “fermamente contrario a qualsiasi aumento permanente del contingente di olio tunisino”, qualche rischio per il mercato italiano c’è. Anche dal punto di vista economico. “L’attacco al made in Italy — spiega il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo — viene anche dalla contraffazione dei prodotti alimentari che solo nell’agroalimentare ha superato i 60 miliardi di euro, costando all’Italia trecentomila posti di lavoro”. Nonostante, come ribadito dallo stesso Martina, la filiera dell’olio italiano sia “tra le più controllate in assoluto”, le inchieste negli ultimi tempi non sono mancate. La discriminante però, a volte, può essere il prezzo: sotto i 6 euro a bottiglia, secondo Coldiretti, difficilmente può trattarsi di extravergine. A meno che, appunto, non sia olio tunisino che quota mediamente 2-3 euro in meno rispetto a quello italiano.