Lo scorso anno le famiglie che hanno richiesto l’Isee sono state oltre il 20% della popolazione residente. A parità di valore Isee, gli elementi di ricchezza patrimoniale pesano di più e quelli reddituali di meno, mentre le dichiarazioni con beni nulli passano dal 70% al 16%. Il 2015 è stato il primo anno di applicazione del nuovo Isee. Le famiglie che hanno presentato una Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) a fini Isee sono state 4 milioni e 165 mila, per un totale di oltre 13 milioni di persone, il 21% della popolazione residente, passando dal 18% nel Centro-Nord al 28% nel Mezzogiorno. Rispetto al passato, la distribuzione territoriale della cosiddetta popolazione Isee è molto più omogenea. Fatta eccezione per le Province autonome di Trento e Bolzano, in tutte le altre regioni infatti, questa costituisce un settimo e non più di un terzo del totale. E’ un segno concreto dell’utilizzo più appropriato dello strumento, che andrebbe utilizzato solo a fronte dell’effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate. Si conferma, inoltre, la buona capacità del sistema Isee di assorbimento delle nuove procedure. L’indicatore oggi non si richiede più sulla base di informazioni completamente autocertificate, ma con la quella che viene definita post-compilazione della dichiarazione da parte di Inps mediante rilevazione automatica delle informazioni nei propri archivi e in quelli dell’Agenzia delle entrate. I tempi di rilascio previsti dal regolamento Isee (due settimane) sono stati abbattuti, tanto che in dicembre 2015 gli Isee sono stati attestati in soli tre giorni. Sembrerebbe essere più snella anche la semplificazione amministrativa riferita alla validità nell’anno civile anziché nell’anno solare, riducendo in tal modo la ripetizione della Dsu da parte dello stesso nucleo familiare in corso d’anno. Per coloro che hanno presentano la Dichiarazione sostitutiva unica nel primo semestre, le ripetizioni nel secondo semestre sono passate dal 18% al 5,5%.