Giovedì le Regioni hanno dato il via libera al riparto di 297 milioni del «Fondo povertà» destinati, nel 2018, al finanziamento dei servizi territoriali e per l’adozione del piano per gli interventi e i servizi di contrasto. Via libera, inoltre, anche ai finanziamenti (20 milioni per tutte le Regioni) per il contrasto alla violenza contro le donne. Un terzo del pacchetto è destinato all’istituzione di nuovi centri antiviolenza e di nuove case-rifugio, e gli altri due terzi sosterranno gli interventi regionali già operativi e i centri antiviolenza già esistenti.
Intesa Stato-Regioni-Enti locali, dunque, in Conferenza Unificata, sul Decreto di riparto della quota di risorse del “Fondo povertà” destinata al finanziamento dei servizi territoriali e per l’adozione del piano per gli interventi e i servizi di contrasto alla povertà. “Diamo il via libera – ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini – al provvedimento che da un lato definisce le risorse per un triennio, dall’altro fa partire il primo Piano per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà, prevedendo 297 milioni di euro per il 2018, 347 nel 2019 e 470 nel 2020. Oggi abbiamo dato l’intesa alla suddivisione delle risorse solo per il 2018.
“Si deve dare atto – ha spiegato Bonaccini – del lavoro portato avanti con continuità, anche in queste ultime settimane, dal ministro Poletti e dalle Regioni. Un impegno essenziale per rendere concreta quella scelta di solidarietà ed umanità che è il Reddito di inclusione”.
“Le somme stanziate – ha aggiunto il Presidente della Conferenza delle Regioni – serviranno in gran parte, 272 milioni nel 2018, al finanziamento dei servizi per l’accesso al Reddito di inclusione (Rei) con l’obiettivo di identificare sul territorio i bisogni veri dei nuclei familiari e per individuare i sostegni necessari per i progetti personalizzati”.
20 milioni finanzieranno interventi specifici e servizi in favore delle persone in condizione di povertà estrema e senza dimora. 5 milioni finanzieranno invece, in via sperimentale, interventi in favore di coloro che al compimento della maggiore età, vivano fuori dalla famiglia di origine sulla base di un provvedimento dell’autorità giudiziaria e serviranno anche a prevenire condizioni di povertà, permettendo loro di completare il percorso di crescita verso l’autonomia.
“L’approvazione del Piano di riparto delle risorse per la lotta alla povertà mi sembra una buona notizia perché rappresenta il secondo pilastro che sta a fianco a quello sul sostegno al reddito. Le Regioni, gli ambiti territoriali, avranno a disposizione quasi 300 milioni per il potenziamento dei servizi, quindi per l”assunzione degli assistenti sociali e per le politiche di attivazione”. Questo il commento del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, “L’intesa raggiunta, esito di una condivisione di intenti e di una positiva collaborazione con la Conferenza delle Regioni e con l’Associazione dei Comuni per le quali voglio ringraziare i rispettivi Presidenti Bonaccini e De Caro, rappresenta un traguardo importantissimo e assicura al Rei le gambe per camminare”, ha sottolineato il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.
“Dopo l’approvazione da parte delle Rete della protezione e dell’inclusione sociale e il via libera di oggi, il Governo – ha precisato il ministro – può emanare il decreto (lavoro-economia) che consente di trasferire ai territori le risorse per rafforzare i servizi di accompagnamento delle persone in condizione di povertà nei percorsi di attivazione e di inclusione sociale”. Il Fondo Povertà stanzia circa 300 milioni di euro nel 2018 e tra queste risorse si distinguono 20 milioni di euro l’anno in favore delle persone in povertà estrema e senza dimora, da utilizzare secondo l’approccio del cosiddetto housing first, un modello strategico integrato di intervento dei servizi sociali che pone la casa come prima soluzione ai problemi di chi vive in strada. Vengono stanziati anche 5 milioni di euro l’anno per finanziare interventi innovativi indirizzati ai neo maggiorenni che vivono fuori dalla famiglia di origine sulla base di un provvedimento dell’autorità giudiziaria. Di natura sperimentale, questo tipo di intervento è volto a prevenire le condizioni di povertà e a fornire ai ragazzi in condizioni di fragilità strumenti utili a completare il percorso di crescita verso l’autonomia.