L’Istat pubblica l’aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori, riferiti alle province e alle città metropolitane italiane e tra gli indicatori la mobilità dei giovani laureati italiani (25-39 anni) consente di cogliere le differenti capacità dei territori di attrare e trattenere capitale umano giovane e qualificato. Nonostante le difficoltà e le incertezze della pandemia, le emigrazioni all’estero dei giovani laureati italiani si sono intensificate e l’Italia ha chiuso il bilancio del 2020 con una perdita netta di 5,4 giovani cittadini italiani laureati ogni 1.000 residenti di pari età e livello di istruzione (-4,9 nel 2019).
Il saldo con l’estero resta negativo per tutte le province italiane, ma al Centro-Nord è più che compensato dai flussi migratori interni, che invece penalizzano i territori del Mezzogiorno. Nel 2020 le province con valori positivi e a 2 cifre sono Bologna (+32,4 per mille), Milano (28,6), Trieste (+17,6), Modena (+15,2), Firenze (+11,9), Parma (+10,9), Ravenna (+10,2) e Roma (+10); invece, ad eccezione di Cagliari (+6 per mille), le province meridionali registrano perdite anche nel 2020, tra quelle con i valori negativi più marcati Caltanissetta (-45,7), Matera (-44,4), Crotone (-41,9), Sud Sardegna (-41,4), Vibo Valentia (-41,3) e Foggia (-41,2). Se lo svantaggio del Mezzogiorno è diffuso e consolidato nel tempo, il vantaggio del Centro-nord è concentrato in pochi territori attrattivi, 20 le province che mantengono saldi positivi sia nel 2019 sia nel 2020, tutte del Centro-nord, ad eccezione di Cagliari. 42, di contro, le province della stessa area del Paese con saldi negativi in entrambi gli anni, mentre per la totalità delle province meridionali (37 su 38) i flussi si confermano in perdita anche nel 2019.
A fronte di questo dato scoraggiante vediamo però una crescita positiva del processo di digitalizzazione delle famiglie, in quanto la situazione pandemica ha reso necessari interventi sulle infrastrutture per poter permettere a famiglie e imprese una connessione più veloce. Nel 2021, il 44% delle famiglie ha avuto accesso a reti di nuova generazione ad altissima capacità (FTTP – “Fiber to the Premises”), la copertura della rete fissa di accesso ultraveloce a Internet segna una crescita di 14 punti rispetto al 2019, di cui 10,7 nell’ultimo anno. La crescita di tali infrastrutture ha riguardato l’intero territorio ma sono il Centro e il Sud, a far registrare un notevole passo avanti, tra il 2020 e il 2021 la quota media di famiglie che dispongono di un accesso FTTP sale di 13,6 e 11,7 punti percentuali; la media del Sud tuttavia (41,4%) si mantiene la più bassa tra le ripartizioni, la situazione migliore si registra al Centro (50,4%), con la provincia di Prato che raggiunge l’86,4%. La disponibilità di una connessione veloce ad internet è maggiore nelle città metropolitane, ad eccezione di Reggio Calabria dove il 30% delle famiglie ha la possibilità di allacciarsi a una connessione FTTP, in particolare si registrano valori superiori al 70% a Roma, Milano, Genova, livelli elevati si osservano in province più piccole come Trieste e Mantova.
All’opposto, tra le province con la percentuale più bassa di famiglie con accesso FTTP, emergono Sud Sardegna (8,2%) e Verbano-Cusio-Ossola (9,3%), ma oltre l’85% delle famiglie rimane esclusa dalla connessione veloce anche nelle province di Bolzano, Imperia, Lecce, Cosenza, Vibo Valentia, Nuoro e Oristano. Alcune province mostrano un’evoluzione positiva nell’ultimo anno, tra queste, Imperia, Crotone, Vibo Valentia, Gorizia e Massa-Carrara tra il 2020 e il 2021 hanno visto raddoppiare la quota di famiglie che possono disporre di una connessione FTTP.
Fonte: Istat