Attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori, il Rapporto Istat sul Benessere Equo e sostenibile 2024 offre una lettura dei livelli, delle tendenze e delle disuguaglianze di benessere che si possono osservare nei 12 domini: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi. Nell’edizione 2024 l’attenzione è posta sui recenti andamenti in confronto al periodo pre-pandemico e più della metà degli indicatori è aggiornata al 2023.
Il Rapporto sul BES pone l’Italia all’avanguardia, nel panorama internazionale, in tema di indicatori sullo stato di salute di un Paese che vadano oltre il Pil, il Rapporto non è solo un prodotto editoriale ma un processo che ha come punto di partenza la multidimensionalità del benessere e, attraverso l’analisi di un set di indicatori, descrive l’insieme degli aspetti che concorrono alla qualità della vita dei cittadini. La pubblicazione, suddivisa in 12 capitoli, propone anche una apertura di sintesi incentrata sull’analisi complessiva dell’evoluzione del benessere, con una particolare attenzione agli squilibri territoriali, alle disuguaglianze di genere e titolo di studio e ai confronti europei. In tema di Innovazione ricerca e creatività nel 2023 la domanda di investimento in prodotti della proprietà intellettuale (PPI) subisce una accelerazione, con una stima di 62.876 mln. (anno base 2015), un + 6% rispetto al 2022. La crescita maggiore è da attribuire agli investimenti in software e basi dati, mentre per la ricerca e sviluppo (R&S) si stima un incremento (+5,5%) maggiore del biennio precedente (+1,9% nel 2021; +1,2% nel 2022).
La rilevazione della spesa sostenuta nel 2021 per attività di R&S registra una crescita del 3,8% rispetto al 2020, contenuta rispetto all’incremento del Pil, ne consegue una flessione dell’indicatore di intensità di ricerca, all’1,43% (1,51% nel 2020) allontanandosi dalla media Ue27 (2,27%). Nel settore delle imprese, nel 2021 il 60% della spesa complessiva è in R&S, la dinamica dell’ultimo anno è positiva per le grandi imprese (+3,8%), mentre nelle piccole e medie imprese si ha una flessione (-4,5%); crescono, nell’ultimo anno, le quote di spesa in R&S della Pubblica Amministrazione e dell’Università (24% e 14% del totale del 2021).
Nel 2023 l’occupazione qualificata delle professioni tecnico scientifico registra un aumento del 5% rispetto al 2022, più deciso di quello registrato dal numero di occupati (+2%). L’incidenza dei lavoratori della conoscenza sale al 19%, 1% in più rispetto al 2022 e al 2019, la maggiore si ha tra gli occupati più giovani, nelle classi di età 25-34 e 35-44 (24% e 22,8%), specialmente se donne (33%; 29,6%), in queste classi si registrano i maggiori incrementi dell’ultimo anno (tra +1,2 p.p. e +1,4 p.p.).
L’occupazione culturale e creativa nel 2023 è invariata al 3,5%, al di sotto del livello pre-pandemico (3,6% nel 2019). La distribuzione tra le classi di età conferma la maggiore incidenza di occupati in settori o professioni culturali e creativi tra i 25-34enni (4%), donne (4,9%), il Centro resta l’area del Paese con i livelli più elevati, una crescita del 4,5% (era 4% nel 2019), in particolare per le donne, che salgono al 4,6% (dal 4% del 2019).
Nel 2022 si ha una ripresa delle migrazioni qualificate, con una perdita verso l’estero di 4,5 laureati di cittadinanza italiana di 25-39 anni per 1000 residenti con le stesse caratteristiche (2019: -4,9 per mille). I tassi migratori con l’estero sono negativi e in peggioramento in tutte le aree del Paese, più alti al Nord (-4,9 Nord-ovest e -5,9 Nord-est), rispetto al Centro (-3,4), al Sud (-3,9) e alle Isole (-4). Alle perdite verso l’estero delle ripartizioni meridionali (-3.906 giovani laureati) si sommano quelle verso il Centro-nord (-25.319), che portano il bilancio a -33,6 per mille al Sud e -30,4 per mille nelle Isole, gli stessi flussi fanno salire al +10,7 per mille il bilancio del Nord (+14 mila giovani laureati) e al +4,3 per mille quello del Centro. Nel 2022, 1 Comune su 2 (53,6%) offre online almeno 1 servizio per le famiglie, la quota scende al 36% se si considerano 2 servizi interamente online e al 24% se i servizi sono 3. È raddoppiata, rispetto al 2018, la quota di Comuni che offrono 1 servizio per le famiglie interamente online (erano il 25%), è più che triplicata quella dei Comuni che ne offrono almeno 2 (era il 10%), e quintuplicata la quota degli enti che ne offrono 3 (era 5%); nel 2022 il 97% (77% nel 2018) dei Comuni con 60mila abitanti offre 1 o più servizi interamente online.
Nel 2023 il 14% delle imprese con 10 addetti ha venduto beni e servizi via web a consumatori finali (B2C) tramite propri canali, piattaforme digitali o intermediari di e-commerce (vendita nel 2022). La crescita dal 2019 è del +4,6%, maggiore al Mezzogiorno (+6,9 %) dove l’indicatore è pari al 18%, maggiori incrementi nel commercio al dettaglio (+12,5 %), nei servizi di alloggio e ristorazione (+11 p.p.), nelle telecomunicazioni (+10,2 p.p.) e nelle industrie alimentari (+9,5 p.p.). Nel 2023, il 78% della popolazione di 11 anni e oltre ha usato Internet in modo regolare (41 mln. di persone; +11% rispetto al 2019), i divari digitali si sono ridotti, ma non per i più anziani: nel 2023 il 90% delle persone di 11-54 anni naviga in rete, la quota si mantiene al di sopra dell’80% tra i 55-64enni, e scende tra le persone di 65-74 anni (57,8%) arrivando al 22,8% tra le persone di 75 anni e più. L’84% delle famiglie dispone di un accesso a Internet da casa; si scende al 67% se si considera la disponibilità di un pc, con ampie differenze tra le famiglie di soli anziani (36%) e le famiglie con 1 minore (86,8%), la distanza tra il Nord (70,8%) e il Mezzogiorno (59,8%) è dell’11%.
Ma passiamo alla Qualità dei servizi: il Sistema sanitario, dopo la pandemia, deve fronteggiare una situazione in cui molti medici di medicina generale sono prossimi a lasciare il mercato del lavoro (77% è over54enne), la loro dotazione era già in forte diminuzione (7,5 per 10mila abitanti nel 2012 a 6,7 nel 2022) ed è in aumento la quota dei “massimalisti” con più di 1.500 assistiti (dal 27% al 48%); inoltre il sistema ha una carenza di personale infermieristico, una dotazione pari a 6,8 per mille abitanti nel 2022. Nel 2023 si registra un peggioramento dell’indicatore sulla fiducia del personale sanitario: il 20% dei cittadini ha assegnato 1 voto da 0 a 5 ai medici e il 21% al rimanente personale sanitario; le percentuali sono massime nel Mezzogiorno (24% e 27%). Torna ai livelli pre-COVID l’emigrazione ospedaliera extra-regione: nel 2022, l’8,3% dei ricoveri in regime ordinario per acuti. Basilicata, Calabria, Campania e Puglia sono le regioni con maggiori flussi in uscita non compensati da flussi in entrata; in Sicilia e Sardegna, sebbene l’indice di emigrazione ospedaliera sia contenuto, è superiore all’indice di immigrazione ospedaliera.
Nel 2023 sono 4,5 mln. i cittadini che hanno dovuto rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per problemi economici, di lista di attesa o difficoltà di accesso, l’8% della popolazione (7% del 2022 e al 6% del 2019). Si assiste ad un raddoppio della quota di chi ha rinunciato per problemi di lista di attesa (da 2,8% nel 2019 a 4,5% nel 2023), stabile la rinuncia per motivi economici (da 4,3% nel 2019 a 4,2% nel 2023), in aumento rispetto al 2022: +1,3% in 1 anno. In aumento la quota di anziani assistiti in Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), dal 2,9% nel 2019 al 3,3% nel 2022, ma permane una variabilità territoriale: dal 3,8% nel Nord-est, al 2,6% al Sud. Se si considera anche l’assistenza residenziale, il Nord-est è l’area con la maggiore presa in carico di anziani fragili (6% nel 2021) e il Sud con la più bassa (3% nel 2021). In questa ripartizione l’80% dell’assistenza agli anziani fragili è erogata in ADI, con un’offerta inferiore alla media nazionale di posti letto nei presidi residenziali socio-sanitari e socio-assistenziali (33 posti letto per 10.000 residenti vs 70 nel 2021). Anche il Centro Italia, nonostante l’aumento della quota di anziani assistiti in ADI (da 2,6% nel 2019 a 3,2% nel 2021 e 3,6% nel 2022), rimane su valori inferiori alla media nazionale per il totale di anziani fragili presi in carico (4% vs 4,5% nel 2021).
Nel 2023, l’Italia ha raggiunto la quota del 59% delle famiglie servite da una connessione internet ad alta velocità, alcuni territori hanno una copertura superiore al 70%: Molise (84,6%), provincia autonoma di Trento (77,6%), Campania (72%) e Lazio (71,7%); in altre, non si raggiunge la soglia del 40%: Calabria (36%) e Sardegna (39%). Nella provincia autonoma di Trento e in Molise, le zone più arretrate d’Italia del 2019 (5% e 6,4%), si sono fatti passi in avanti.
Nel 2022, il 60% delle famiglie vive in un comune che ha raggiunto il 65% di raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Le differenze territoriali sono rilevanti: le aree più virtuose sono la provincia autonoma di Trento, la Sardegna e le Marche, nelle quali il 90% delle famiglie vive in un comune che ha raggiunto il 65%; fanalino di coda Lazio e Campania, dove la percentuale scende al 30%. Il servizio di raccolta differenziata è in miglioramento, un salto in avanti è stato fatto dalla Sicilia, dove l’indicatore, arriva al 45%, i tassi aumentano anche per le regioni che avevano già alti tassi di raccolta, come l’Emilia-Romagna (+6,8 p.p.), le Marche (+5,6 p.p.) e l’Umbria (+4,8 p.p.). Le uniche regioni che nell’ultimo anno hanno registrato una flessione sono il Veneto, la Toscana, la Basilicata e la provincia Autonoma di Trento.
Fonte: ISTAT