In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e celebrata il 22 marzo, l’Istat pubblica un focus che riassume i principali risultati delle indagini, elaborazioni e analisi sul tema con l’obiettivo di offrire all’utente una visione integrata delle statistiche sulle acque, con particolare attenzione al territorio, alla popolazione e alle attività economiche.
Dall’analisi deriva che nel 2022, in alcune aree del Paese,rimane elevata la frammentazione gestionale dei servizi idrici per uso civile, mentre nel 2023 sono state adottate misure di razionamento dell’acqua in 1/3 dei capoluoghi di provincia del Mezzogiorno.
1/4 della spesa per la protezione dell’ambiente è stato destinato ai servizi di gestione delle acque reflue e i prelievi di acque minerali naturali, a fini di produzione, sono stati in flessione rispetto all’anno precedente (-0,8%); nell’annata agraria 2019/2020 l’autoapprovvigionamento idrico è utilizzato per 1/3 delle superfici agricole irrigate.
2.110 sono stati gli enti gestori dei servizi per uso civile, 2.391 nel 2020 (-12%); 6,6 mln, i residenti non allacciati alla rete fognaria comunale, il 5% la percentuale di sorgenti da cui è prelevata 1/3 dell’acqua potabile ben 2,7 mld. di mc3. Questi i dati in pillole emersi dal recente Focus Istat, che andremo ad esplorare.
La salvaguardia delle risorse idriche e la gestione dei servizi sono fondamentali per garantire un uso equilibrato della risorsa, la sostenibilità ambientale, il benessere della popolazione e la crescita economica, come richiamato nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile adottata dalle Nazioni Unite, al tema dell’acqua è dedicato il Goal 6 (Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie).
Affrontare le sfide derivanti dal cambiamento climatico e dalla crescente pressione sulle risorse naturali richiede un impegno nella tutela dell’acqua e promuoverne un uso responsabile è cruciale affinché la risorsa rimanga accessibile alle generazioni future e la gestione sostenibile dell’acqua richiede un monitoraggio continuo della risorsa supportato da informazioni aggiornate, complete e dettagliate a livello territoriale.
Dal focus Istat si rileva che in alcune Regioni è ancora frammentata la gestione dei servizi idrici, i gestori per uso civile sono 2.110, di cui 1.738 in economia (83%), Comuni ed enti locali, e 372 gestori specializzati (18%). Enti che hanno svolto almeno 1 dei seguenti servizi idrici pubblici: prelievo di acqua per uso potabile, distribuzione dell’acqua potabile, fognatura, depurazione delle acque reflue urbane; 4 enti su 10 si sono occupati dell’intera filiera, dal prelievo alla depurazione.
A seguito della riforma che nel 1994 ha introdotto il servizio idrico integrato, il numero dei gestori diminuisce, una riduzione dovuta ad alcuni cambiamenti nella gestione che hanno interessato le province di Como, Varese e Rieti; l’attuazione della riforma non è stata ancora completata pertanto persiste una frammentazione nella gestione del servizio idrico, soprattutto in Calabria, Campania, Molise, Sicilia, Valle d’Aosta e nelle province autonome di Bolzano e Trento.
Nel successivo triennio 2022-2024 però, sono emersi segnali di integrazione gestionale anche in queste aree con l’avvio dell’affidamento del servizio idrico integrato a un gestore unico e,sebbenel’obiettivo non sia stato ancora raggiunto, il processo di concentrazione nella gestione dei servizi è in linea con l’indicatore SDG 6.5.1 che promuove l’implementazione della “gestione integrata delle risorse idriche” a tutti i livelli.
Altro dato rilevante che deriva dal Focus Istat è che 1/3 del prelievo dell’acqua potabile proviene dal 5% delle sorgenti, cioè nonostante il numero degli enti coinvolti nel prelievo per uso potabile resti elevato, la metà del volume di acqua prelevata (4,6 mld. di mc3) proviene da 24 gestori, l’1,6% degli enti attivi e di questi, solo 1 gestisce il servizio in economia (Campania). Il volume più consistente è gestito da Acea Ato 2, che opera nel distretto idrografico dell’Appenino Centrale e si occupa dell’approvvigionamento di Roma. Inoltre l’approvvigionamento idropotabile in Italia è costituito prevalentemente dalle acque sotterranee prelevate da sorgenti e pozzi, il 50% delle fonti di approvvigionamento per uso potabile è rappresentato dalle sorgenti che contribuiscono al 36% del prelievo con un volume di 3,3 mld. di mc3.
900 sorgenti ( 5%) hanno portate superiori o pari ai 10 litri al secondo e forniscono 2,7 mld. di mc3 d’acqua per uso potabile, pari all’80% dei volumi da sorgente e al 29% del totale prelevato dalle fonti in uso. Le sorgenti non sono distribuite in modo omogeneo sul territorio, quelle con prelievi superiori ai 100 litri al secondo si trovano nei distretti idrografici dell’Appennino centrale e dell’Appennino meridionale; le Regioni Campania, Abruzzo e Lazio da sole, contribuiscono al 43% del totale prelevato da sorgente.
Il servizio di distribuzione dell’acqua potabile è attivo in quasi tutti i Comuni italiani, l’acqua potabile raggiunge i punti di utilizzo finale tramite le reti comunali di distribuzione, che provvedono alle esigenze idriche di cittadini, imprese, uffici, nonché agli usi pubblici, quali il lavaggio strade, scuole, ospedali, verde pubblico e sistemi antincendio ed è attivo in 7.891 Comuni su 7.904, solo 13 Comuni, dove risiedono 58mila abitanti, sono sprovvisti del servizio pubblico di distribuzione dell’acqua potabile, in questi Comuni, situati in Lombardia (6), Veneto (4) e Friuli-Venezia Giulia (3), si ricorre a soluzioni di autoapprovvigionamento, come i pozzi privati, per soddisfare il fabbisogno idrico della popolazione.
Fonte: ISTAT