Dal Report vediamo che in Italia sono quasi 6 milioni i pensionati che percepiscono cifre al di sotto dei 1.000 euro mensili. Per contro, quasi a dire che sono due facce della stessa medaglia, i giovani di età inferiore ai 30 anni, apprendisti, lavoratori del settore alberghiero-ristorazione, donne, stranieri, residenti al Sud sono compresi nel profilo delle retribuzioni più penalizzate del lavoro dipendente. Se le retribuzioni lorde negli ultimi anni sono state pressoché ferme (da 88 euro medio giornaliero nel 2013 e 2014 a 89 euro dello scorso anno), i divari sono particolarmente significativi. Una donna, ad esempio, guadagna 72 euro al giorno rispetto ai 101 degli uomini; i lavoratori italiani superano i 90 euro, mentre gli stranieri si fermano a 66 euro al giorno. Ancora più evidenti le differenze per caratteristiche anagrafiche: un under 29 percepisce 62 euro, contro i 109 degli over 54, mentre coloro che hanno più di 64 anni arrivano a 114 euro contro i 50 euro al giorno di un ventenne.
La fotografia scattata dall’Inps conferma, insomma, il gap territoriale e anagrafico. Al primo posto troviamo i lavoratori della Lombardia con 102 euro e in fondo alla classifica quelli della Calabria, che si fermano a 67 euro. In tutte le regioni del Mezzogiorno la retribuzione giornaliera non supera gli 80 euro. Differenze rilevanti anche per il settore dell’occupazione, dove un dipendente a tempo pieno nelle attività finanziarie guadagna 158 euro al giorno, contro i 56 euro dell’alberghiero-ristorazione. Un altro aspetto che emerge dallo studio dell’Inps è quello del fenomeno migratorio. Gili immigrati regolari infatti versano ogni anno 8 miliardi di contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni ed altre prestazioni sociali con un saldo netto di circa 5 miliardi. Secondo il presidente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, Tito Boeri, per rassicurare i cittadini del fatto che “La protezione sociale non solo non è incompatibile con l’immigrazione, ma addirittura può avvantaggiarsi dalla mobilità del lavoro, occorre legare le prestazioni alle contribuzioni, ovunque queste siano state versate”. A tale proposito l’Inps ha proposto l’introduzione di un codice di protezione sociale, l’European social security number, che possa valere per tutti i Paesi dell’Ue.