Completiamo la pubblicazione di alcuni passaggi di un’ampia intervista alla professoressa che guida l’assessorato “Roma semplice”, apparsa sul numero di ottobre del bimestrale cartaceo Giornale dei Comuni Magazine. Per la puntata precedente vedi qui
In una delle sue risposte precedenti evidenziava come tra i suoi interventi ci sarebbero provvedimenti per “rendere pubblico” e il “mettere realmente a disposizione” della cittadinanza atti, documenti oltre che rendere fruibili spazi e strumenti per assicurare la partecipazione pubblica. Siamo ancora in fase di intendimento o sta già riuscendo a sostanziare? E se sì, con quali modalità?
Le risponderei così: stiamo lavorando all’Apertura, o, usando il termine inglese più diretto e in uso, a rendere Open l’Amministrazione Capitolina. Ecco, mi piace usare Open come una sorta di “ombrello” sotto il quale confluiscono una serie di interventi che, a distanza di circa 3 mesi dal mandato e con diversi livelli di avanzamento, stiamo già mettendo in atto. Parto da Open Bilanci: entro una decina di giorni, grazie anche alla proficua collaborazione con la nostra Ragioneria generale, i bilanci comunali di Roma Capitale degli ultimi 10 anni saranno resi finalmente leggibili, anche ai non addetti ai lavori. La normativa già impone all’Amministrazione di essere trasparente obbligandola a pubblicare i propri bilanci e il Comune di Roma, in quanto PA, già lo fa pubblicandoli sul portale istituzionale. La novità sta nel superare il semplice adempimento alla norma e, conoscendo la complessità del bilancio pubblico, renderlo leggibile, fruibile on line e confrontabile. L’operazione è stata resa possibile in collaborazione con Openpolis che ci ha aiutato a semplificare e trasformare in infografiche i bilanci di Roma Capitale degli ultimi dieci anni. Ecco perché ho sottolineato il “mettere realmente a disposizione”: non basta pubblicare, serve rendere leggibili e comprensibili i dati e le informazioni che si pubblicano. L’obiettivo è sempre la Semplicità, perché anche le persone prive di competenze specifiche saranno messe in grado di capire come sono cambiate nel tempo le voci di spesa. Proseguo con le iniziative per rendere l’Agenda Trasparente. E siccome ci crediamo fermamente, abbiamo inserito quest’iniziativa – assieme al progetto Roma Collabora, rivolto ad assicurare piena partecipazione alla cittadinanza al governo della città – all’interno del Terzo Piano di azione nazionale sull’Open Government Partnership, coordinato dal Ministero della Funzione Pubblica. La scarsa fiducia da parte dei cittadini, spesso dovuta alle carenze dell’amministrazione in materia di trasparenza, rende più che mai urgente l’adozione di strumenti aggiuntivi, come la pubblicità dei rapporti tra rappresentanti dell’amministrazione e della politica e gli operatori economici. L’obiettivo è dare piena trasparenza sulle attività dell’Assessore a Roma semplice nei rapporti con i portatori di interesse, attraverso la collaborazione con l’Autorità Nazionale Anticorruzione e mediante l’apertura dell’agenda e la definizione di un albo dei rappresentanti di interesse, come strumenti di trasparenza e accessibilità alle informazioni. Sarà così possibile sapere chi ha espresso l’intenzione di avere rapporti con l’Amministrazione Capitolina perché questi saranno pubblicati in un apposito Registro pubblico dei portatori di interesse e, attraverso l’Open Agenda, si potrà sapere chi ha incontrato e incontrerà l’Assessore a Roma semplice, quando e soprattutto per quale ragione. Inizieremo sperimentalmente con il mio Assessorato e dopo la fase di test, valuteremo con la Sindaca Raggi e con la Giunta come estenderla all’intera Amministrazione Capitolina. A tendere, questo permetterà di conoscere, controllare e valutare l’operato della Giunta e dell’Amministrazione tutta, precondizione per la collaborazione attiva dei romani e delle romane.
E poi c’è l’adozione del Software Libero anche in Campidoglio. La delibera, sentita in modo interlocutorio anche la Commissione consiliare competente, approderà presto in Giunta (il passaggio è avvenuto il 14 ottobre. Ndr). Solleciteremo l’Amministrazione Capitolina a verificare, prima di acquistare software – e quindi preparare i bandi relativi – se si possa o meno utilizzare il software libero. Faciliteremo così una progressiva adozione di sistemi operativi e soluzioni applicative non proprietari come è già accaduto in altre Amministrazioni, anche comunali. La necessità di adottare il software libero anche nella PA è stata, da sempre, una mia profonda convinzione sulla quale ho creduto e credo fermamente. Convinzione che porto ora in Amministrazione Capitolina nell’esercizio del mio mandato: inizieremo con piccoli passi, senza integralismi, e abbiamo già ricevuto la disponibilità di LibreItalia per fare formazione.
E, infine, gli Open Data: ne parlo alla fine perché è uno dei temi più complessi, ma che se riusciremo, come spero, a darvi piena attuazione, è la “fonte energetica” che potrà generare valore e ricchezza sia in termine di ricadute per la ricerca, per le imprese e le start up e per i giovani innovatori, oltre che per la stessa PA. Al mio arrivo in Amministrazione comunale lo stato dell’arte diceva che una parte di data set erano già stati resi disponibili, molti non ancora completamente rispondenti alla normativa che richiede che siano in formato Open. Anche qui, però, non basta esaurire il compito con la mera pubblicazione; è essenziale che i dati siano aggiornati, serve verificare la loro qualità. L’obiettivo è restituire ai cittadini e alle cittadine il patrimonio informativo pubblico in modalità aperta e quindi rimuovere le limitazioni all’accesso, coscienti che per ora su diversi casi, siamo di fronte a limitazioni afferenti alle stesse licenze con cui vengono rilasciati.
Ora siamo in fase di censimento che contiamo di completare a breve. Dopo i risultati del censimento, entro l’anno, intendiamo affrontare policy dedicate agli Open Data, in modo da poter mettere a regime modalità per assicurarne l’aggiornamento, la qualità e soprattutto capire come poter sviluppare progetti innovativi per la stessa Amministrazione Capitolina, proprio partendo dai dati che produce o detiene. Lo faremo anche attraverso il contributo di associazioni di esperti che si occupano di ricerche sull’utilizzo degli Open Data – a breve su questo tema convocheremo un Forum dedicato all’ascolto di associazioni esperte, attive sulla tematiche – ma anche attraverso la collaborazione con l’Agenzia per l’Italia Digitale con la quale intendiamo instaurare una proficua collaborazione – già avviata con un protocollo sull’uso dello SPID come abilitazione di accesso ai servizi digitali comunali – e anche attraverso il dialogo aperto con altre amministrazioni comunali italiane ed estere. A questo proposito, il 3 ottobre abbiamo promosso in Campidoglio “Mettiamo in Comune l’Innovazione” un incontro sotto forma di Open Talk, con tutti gli assessori italiani all’Innovazione e al digitale, di qualunque sia il segno politico della loro amministrazione, per confrontare esperienze e collaborare sui temi del nostro mandato: open data, open government, smart city, trasparenza, partecipazione e agenda digitale. E su questo conto molto sull’affiancamento e la collaborazione con ANCI, alla luce della sua esperienza e del collegamento a rete che assicura agli Enti comunali.
Chiudiamo questa lunga intervista chiedendole come si sta comportando Roma Capitale nell’adozione della Carta di Identità Elettronica, progetto nazionale che interessa tutti i Comuni italiani. Qual è lo stato di attuazione a Roma?
Premetto che la Carta di Identità Elettronica è un’iniziativa alla quale le Amministrazioni comunali partecipano nella fase che potremmo definire “di erogazione alla cittadinanza”, anzi, come recita il testo pubblicato sul portale nazionale http://www.cartaidentita.interno.gov.it “i Comuni sono i punti di ricezione della richiesta di rilascio della Carta da parte dei cittadini residenti in Italia e provvedono alla consegna della Carta…”. Al progetto nella sua interezza, oltre ai Comuni, concorrono diverse autorità e strutture nazionali tra le quali, in primis, il Ministero dell’Interno che è il titolare del progetto e il Poligrafico dello Stato, responsabile della produzione e della consegna delle carte ai Comuni. La premessa che ho fatto è d’uopo perché non si dica che l’Amministrazione di Roma Capitale si sta attribuendo risultati di chi non ha l’unico merito. Contenuti e titolarità che abbiamo provveduto a specificare e a diramare in un comunicato stampa utile a far conoscere a tutti, cittadinanza in primis, che cosa è la Carta di Identità elettronica, che cosa cambierà, quali vantaggi porterà loro e come potrà migliorare il loro rapporto con la burocrazia. La carta elettronica, che sostituirà definitivamente quella cartacea, sarà di forma rettangolare, avrà le stesse dimensioni della carta di credito e della patente e sarà dotata di un microprocessore per proteggere i dati e l’immagine dell’intestatario/a da contraffazioni. Tra le sue caratteristiche principali c’è quella di essere multifunzione: è predisposta, infatti, per consentire l’autenticazione in rete e per ottenere l’identità digitale sul Sistema Pubblico delle Identità Digitali (SPID). Attraverso l’accesso tramite SPID, il cittadino e la cittadina possono fruire dei servizi on line erogati dalle Pubbliche Amministrazioni e dai privati. In più, semplifica l’uso all’estero come strumento di identificazione, avendo le medesime funzionalità del «passaporto elettronico». Come recita il portale nazionale “la copertura dei maggiori Comuni e il raggiungimento di circa tre quarti della popolazione avverrà entro il 2017 mentre il completamento della copertura di tutti i Comuni avverrà entro la metà del 2018”. Qual è la nostra notizia allora, mi chiederà. Il fatto di aver iniziato presso i Municipi di Roma Capitale il rilascio della nuova carta di identità elettronica secondo un piano di progressiva attivazione che sarà completato entro la fine del mese di ottobre 2016 in modo che dal mese di novembre prossimo, tutti i cittadini e le cittadine che chiederanno o rinnoveranno la propria Carta di identità a Roma otterranno la carta elettronica, che sostituirà definitivamente quella cartacea. Siamo quindi nei tempi previsti se non che addirittura in anticipo. E lo siamo a Roma che ha una struttura territoriale complessa con ben 15 Municipi, molti dei quali popolosi come medie città italiane, che fungono da raccordo diretto con la cittadinanza. Mi permetterà, riguardo la questione, una considerazione finale. La normativa nazionale di riferimento per il progetto Carta di Identità Elettronica è composta da ben 8 norme, delle quali la più datata è il Regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 e l’ultima in ordine di tempo è il Decreto del 25 maggio 2016. Le riporto questa specifica perché fa capire quanto sia importante semplificare e che per quanto si possa fare – ed è tanto – a livello di Enti territoriali, occorre intervenire soprattutto sulle norme che regolano la vita della macchina amministrativa, nei suoi rapporti tra PA centrale e locale e negli effetti che tutto ciò genera sui cittadini. Razionalizzandole e rendendole comprensibili e più semplicemente esecutive.
Per accedere all’intervista completa nella versione sfogliabile del Magazine http://www.gdc.digital/3scomunicazione/?group=giornalecomuni
Il testo dell’intervista è stato raccolto il giorno 23 settembre.