Le forme dell’evasione fiscale sono molteplici. Una delle meno note, ma non per questo meno rilevanti, concerne le somme dichiarate, però non effettivamente versate. Infatti, nel 2014 i contribuenti hanno dichiarato al fisco senza poi corrispondere i relativi importi circa 15 miliardi di euro, 14,9 per l’esattezza, con una crescita del 38,7% in 5 anni. E’ quanto emerge da una elaborazione su dati della Corte dei Conti contenuti nel rendiconto generale dello Stato. Un fenomeno, quello del mancato versamento delle imposte dichiarate, annotano i giudici contabili, che rappresenta “in non pochi casi una modalità di arricchimento illecito, attraverso condotte preordinate all’insolvenza”. Colpisce in particolare il fenomeno delle ritenute dichiarate e non versate passate da 2,343 miliardi del 2009 a 4,918 miliardi del 2014, con una crescita del 109%. In costante crescita anche i contribuenti che trattengono le imposte dichiarate: la Corte rileva le posizioni fiscali che (considerando Iva, imposte proprie e ritenute) passano da 2,325 milioni del 2009 a 2,947 milioni, con una crescita del 26,9% nei 5 anni considerati. Tenendo conto che è possibile omettere di versare sia l’Iva che le imposte proprie e le ritenute dei dipendenti, la platea coinvolta, valuta la Corte, “supera il milione e mezzo di contribuenti.
Nel dettaglio dunque le imposte dichiarate e non versate passano da 10,7 mld nel 2009 a 14,9 nel 2014, ultimo periodo d’imposta per il quale sono al momento disponibili i dati. Nel periodo considerato, come rileva la Corte, il fenomeno è “in sostanziale progressivo aumento”: nel 2010 le somme non versate ammontano a 11,7 mld e sono relative 2,440 milioni di posizioni fiscali, nel 2011 si passa a 13,3 mld per 2,806 milioni di posizioni fiscali, nel 2012 a 14,5 mld per 2,984 posizioni e nel 2013 a 14,4 mld per 3,050 milioni di posizioni fiscali.
L’aspetto più preoccupante è quello relativo alle ritenute fiscali. Si tratta in genere d’imposte che il sostituto trattiene al dipendente o ad altro soggetto per conto dello Stato o dell’ente impositore con l’obbligo di versale. In 5 anni gli importi trattenuti e non versati sono più che raddoppiati si va da 2,353 mld del 2009 a 4,918 mld del 2014 passando per 2,535 mld del 2010, 2,755 mld del 2011, 3,211 mld del 2012 e 3,164 del 2013. Crescita più leggera per l’Iva dichiarata e non versata: si tratta di 4,950 mld nel 2009, 5,172 mld nel 2010, 5,828 mld nel 2012, 6,516 mld nel 2013 e 5,776 mld nel 2014. Dall’analisi dei dati per classi d’importo emerge che la gran parte delle posizioni riguarda cifre molto basse: sul totale di 2,94 milioni ben 2,38 milioni ha dimenticato di versare importi sotto i 5.000 euro. Non mancano comunque soggetti con cifre milionarie: 360 contribuenti hanno omesso di versare nel complesso 1,8 miliardi.
Ma che fine fanno le imposte dichiarate e non versate. Come rileva la Corte dei Conti “in non pochi casi si tratta di condotte preordinate all’insolvenza”. “E’ di tutta evidenza -spiega- come soltanto una parte limitata di tali somme venga poi riscosso con l’emissione delle richieste di pagamento automatizzate emesse dall’Agenzia delle Entrate e a seguito dell’attività dell’agente della riscossione. La parte prevalente diverrà poi quota inesigibile negli anni successivi”.
Il fenomeno, sottolinea la magistratura contabile, “assume rilievo strategico ai fini della riduzione dell’evasione fiscale e richiederebbe, oltre alla massima efficacia e incisività dell’azione di recupero dei tributi non spontaneamente versati nuove strategie finalizzate a salvaguardare meglio gli interessi dell’erario già nella fase dell’adempimento spontaneo, come già avviene nel caso delle spese per ristrutturazioni edilizie e simili, assoggettate all’obbligo di pagamento tracciato con l’effettuazione della ritenuta a cura della banca”.