Via libera da parte dell’Aula del Senato sul provvedimento che reca nuove disposizioni in materia di aree protette, il cosiddetto ddl Parchi. Il provvedimento passa ora all’esame della Camera. Con 154 voti a favore il Senato ha licenziato per la Camera il ddl sui parchi, che riordina la legge quadro del 1991. Il testo che i deputati sono chiamati ad esaminare riguarda ben 871 aree protette, che coprono una superficie di 32mila chilometri quadrati (il 10,5% del totale). A queste vanno aggiunti 28mila chilometri quadrati di superficie protetta a mare e i circa 2.300 siti di importanza comunitaria, divisi in zone speciali di conservazione e zone di protezione speciale, individuati dalle Regioni. In totale, si tratta di 24 parchi nazionali, 29 aree marine protette e 152 parchi regionali.
Ma quali sono le principali novità contenute nei 15 articoli del ddl (relatore Massimo Caleo, Pd)? In primo luogo, vengono istituiti due nuovi Parchi nazionali, del Matese e di Portofino, oltre al Parco interregionale del Delta del Po. Inoltre, vengono precisate le caratteristiche dei parchi nazionali, dei parchi naturali regionali, delle riserve naturali e delle aree marine protette e le riserve naturali marine. Un’innovazione è rappresentata dalla norma secondo cui le aree marine protette e le riserve marine contigue o antistanti i parchi nazionali terrestri sono ricomprese integralmente nei parchi nazionali. L’art.2 dà la possibilità ai comuni delle isole minori in cui sono presenti aree protette di istituire un contributo fino a 2 euro per sbarco dei passeggeri sul proprio territorio e ciò ai fini della tutela ambientale di quelle aree. Si tratta di centri sottoposti a forte stress turistico, anche il classico ‘mordi e fuggi’, ad esempio nell’Arcipelago toscano, oppure le Egadi o le Eolie. L’aula di palazzo Madama ha approvato un emendamento al testo della commissione in base al quale per l’installazione di impianti speciali (ad esempio, oleodotti, elettrodotti ecc.) nel Parco la quota delle royalties viene ripartita tra l’Ente parco e il ministero dell’ambiente nella misura del 50% ciascuno (mentre in commissione la percentuale era del 70 e del 30%).
Il ddl, inoltre, rende più snello il ‘governo’ del parco: Il problema dei lunghi commissariamenti e delle mancate intese viene eliminato, rafforzando il ruolo del presidente dell’Ente parco, che va nominato in tempi stretti. Il presidente dell’Ente parco viene nominato con decreto dal ministero dell’ambiente, previa intesa della Regione, e nell’ambito di una terna di soggetti con una comprovata esperienza nelle istituzioni, nelle professioni e nella gestione di strutture pubbliche o private. La carica diventa incompatibile con qualsiasi altro incarico elettivo e con incarichi negli organi di amministrazione degli enti pubblici. Ogni Parco, inoltre, avrà tempi precisi, un anno, per definire il Piano parco, mentre finora molti enti non riuscivano a finalizzarlo. E ancora, se finora il Parco e l’area marina protetta adiacente erano entità separate, in futuro non sarà più così, ma saranno integrate tra loro. Altra novità è che vengono messe in sintonia con il sistema le zone che l’Unione Europee ha definito come Zone speciali di conservazione (Zsc) e Zone di protezione speciale (Zps) nell’ambito dei cosiddetti Sic, Siti di importanza comunitaria. In Italia si tratta di 2300 realtà. I parchi, inoltre, sottoposti al monitoraggio dell’Ispra (Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale) potranno aprirsi a sponsorizzazioni o a forme di cessione del marchio, ma sulla base di norme precise. Nascono, infine, i Comitati delle aree protette e della biodiversità.
“Con la legge sui parchi, approvata ieri ierial Senato, riformiamo la governance per dare piu’ spazio alla professionalita’ e alle esigenze odierne. La legge ha una finalita’ di tutela, ma anche di sviluppo economico per i territori. I parchi devono rimanere un presidio naturalistico, ma anche uno strumento di promozione dell’economia locale. Ci auguriamo che la Camera approvi rapidamente il disegno di legge in via definitiva”. Lo ha detto ieri il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, a margine di una conferenza stampa per la riapertura della via dell’Amore alle Cinque Terre. “La legge quadro 394/91 sulle aree protette sta per compiere 25 anni. Nata grazie all’importante lavoro svolto dalle associazioni ambientaliste e alla capacità di ascolto della politica e delle istituzioni, è stata una buona legge, che ha aperto la strada alla stagione dei parchi nel nostro Paese. Con la legge approvata ieri in prima lettura, ne facciamo una versione 2.0, per il rilanciare le aree protette e integrarle meglio nel territorio, semplificare la burocrazia, aumentare le prospettive di tutela, di sviluppo e di lavoro nei parchi”. Lo dice il senatore del Pd Massimo Caleo, vicepresidente della commissione Ambiente e relatore al ddl di riforma sui parchi, “Data la delicatezza del compito, in commissione l’iter del ddl è stato lungo – prosegue Caleo – abbiamo svolto 25 audizioni e 36 sedute. Si punta su una governance più snella e rafforzata per le aree protette, il problema dei lunghi commissariamenti e delle mancate intese sulla nomina del presidente viene eliminato. Il suo ruolo diventa più forte e incompatibile con qualsiasi altro incarico elettivo o negli organi di enti pubblici. Mantenendo le finalità fondamentali di tutela dei valori ambientali, storici, culturali, antropologici e tradizionali, il piano del parco diventa uno strumento con il quale il parco può disciplinare iniziative economiche di valorizzazione del territorio, del patrimonio edilizio e delle attività agro-silvo-pastorali e del turismo sostenibile. Si esplicita il divieto di caccia nei parchi e si disciplina il contenimento della fauna selvatica. Vengono istituiti i parchi nazionali del Matese e di Portofino, oltre alla delega per l’istituzione del parco interregionale del Delta del Po”.
“Con l’approvazione delle modifiche alla legge 394/91 sui parchi un’altra tessera del grande puzzle delle riforme va al suo posto. Questo Parlamento è quello che ha più legiferato in materia ambientale, insieme con il governo. Dopo il collegato ambientale, la legge sugli ecoreati e l’istituzione del sistema nazionale delle agenzie ambientali, arriva oggi il primo sì alla riforma della legge sui parchi”. Lo dice il senatore Stefano Vaccari, capogruppo del Pd nella commissione Ambiente. “La legge quadro 394/91 sulle aree protette – prosegue – è stata strategica per arrivare ad avere 900 aree naturalistiche, 24 parchi nazionali, 27 aree marine protette, 134 parchi regionali, 147 riserve naturali, 365 riserve regionali, 171 aree protette regionali, 2 parchi sommersi e il santuario dei cetacei. Ma per far diventare i parchi ancora di più luoghi di bellezza e laboratori di sviluppo per i territori, dopo 25 anni servivano strumenti nuovi. Il testo riforma la governance dei parchi e semplifica la burocrazia: snellisce le procedure di nomina del presidente e ne rafforza le competenze manageriali, istituisce la selezione pubblica per il direttore, allarga la partecipazione degli stakeholder nei consigli. Rafforza la tutela della biodiversità, affidando agli enti di gestione dei parchi anche le aree protette contigue e prevedendo l’estensione a mare dei parchi terrestri. Prevede una nuova gestione della fauna selvatica: sancito il divieto di caccia, si stabilisce una gerarchia di intervento per l’eradicazione controllata delle specie dannose e alloctone. La legge valorizza le risorse e i beni dei parchi, con una delega al Governo per la remunerazione dei servizi forniti dagli ecosistemi e prevedendo royalty per impianti e reti energetiche interne, già esistenti. Le parole chiave di questa scelta sono: storia, tutela, biodiversità, semplificazione, innovazione e futuro. Alla Camera – conclude Vaccari – consegniamo una buon testo, con l’auspicio che possa diventare presto legge”.
“Forza Italia ha avuto un ruolo attivo per migliorare una legge che rappresenta una prima importante opportunità per la valorizzazione delle aree protette nel nostro Paese”. Lo dichiara il senatore Giovanni Piccoli, capogruppo di Forza Italia in Commissione Ambiente. “Permangono ancora delle criticità, – aggiunge – ma ci auguriamo che presto possano essere sanate nell’altro ramo del Parlamento. In Italia ci sono più di 30mila chilometri quadrati di parchi, il dieci per cento dell’intero territorio. Una risorsa di fondamentale valore che, grazie a questo provvedimento, sarà indirizzata a svolgere un’azione di tipo economico, orientata allo sviluppo turistico e non soltanto alla semplice tutela e conservazione “.
Ambientalisti, di contro, sul piede di guerra a seguito dell’approvazione “con gravi 17 Associazioni Ambientaliste e di centinaia di esperti e uomini di cultura che hanno criticato in modo fermo ed elaborato proposte migliorative. Risultato, una riforma sbagliata che chiediamo con forza venga modificata alla Camera”, scrivono le associazioni (tra cui Legambiente, Wwf, Fai e Italia Nostra) in un comunicato congiunto.
“Non volendo cogliere il senso costituzionale che vede la tutela della natura in capo allo Stato, la riforma – spiegano – non valorizza il ruolo delle aree protette come strumento efficace per la difesa della biodiversità e non chiarisce il ruolo che devono svolgere la Comunità del Parco. Un testo che doveva rafforzare il ruolo e le competenze dello Stato centrale nella gestione delle aree marine protette, ma che in realtà continua a lasciare questo settore nell’incertezza e senza risorse adeguate. Perché non possiamo non sottolineare che questa riforma viene fatta senza risorse, che la legge approvata non riesce a delineare un orizzonte nuovo per il sistema delle aree protette e senza migliorare una normativa che, dopo 25 anni di onorato servizio, non individua una prospettiva moderna per la conservazione della natura nel nostro Paese”.
“Numerosi e tutti molto preoccupanti – sottolineano le associazioni – sono i punti più critici del disegno di legge approvato al Senato”. Tra questi una modifica della governance delle aree protette che peggiora la qualità delle nomine e non definisce strumenti di partecipazione dei cittadini né la previsione di comitati scientifici; una governance delle Aree marine Protette che non prevede alcuna partecipazione delle competenze statali; l’assenza di competenze specifiche in tema di conservazione della natura di Presidente e Direttore degli Enti Parco; un sistema di “royalties” che deve essere modificato per evitare di condizionare e mettere sotto ricatto i futuri pareri che gli enti parco su queste dovranno rilasciare; l’istituzione di un fantomatico Parco del Delta del Po senza che venga definito se si tratti o meno di un parco nazionale; non si vietano le esercitazioni militari nei parchi e nei siti natura 2000; non si garantisce il passaggio delle Riserve naturali dello Stato, del personale e delle risorse impegnato, ai parchi. “A 25 anni dalla sua approvazione – concludono le associazioni ambientaliste – il Senato, snaturandone i presupposti, approva modiche inadeguate alla legge sulle aree protette che ha garantito la conservazione della natura e la salvezza di una parte cospicua del territorio italiano. La questione ora si sposta alla Camera dei Deputati dove le Associazioni Ambientaliste faranno di tutto per far sentire una va ben oltre loro e coinvolge tutto il mondo della cultura e della scienza del nostro Paese”.
“Un testo deludente e per diversi aspetti controproducente, che non affronta le vere questioni necessarie ad un reale rilancio del sistema delle aree protette e rischia di trasformare gli Enti di gestione dei parchi nel dopolavoro degli amministratori locali.” E’ questo il commento di Loredana De Petris, senatrice di Sinistra Italia e capogruppo del Misto a Palazzo Madama, all’approvazione, in prima lettura, da parte dell’assemblea, del disegno di legge di riforma della disciplina in materia di aree naturali protette. “Più risorse per i parchi, – aggiunge – massacrati negli ultimi anni dalle politiche di taglio ai bilanci e alle piante organiche, una governance di qualità per gli Enti, adeguatamente qualificata nelle competenze, una gestione equilibrata e scientificamente fondata della fauna selvatica, che non apra la strada, come ieri è stato invece approvato, ad una pericolosa commistione con l’attività venatoria. Sono questi – dichiara la senatrice – i principali temi sui quali abbiamo condotto una dura battaglia in Commissione ed in Aula per introdurre modifiche sostanziali, come richiesto dalle associazioni ambientaliste, modifiche non accolte dalla maggioranza e dal Governo”. “Il sistema dei parchi – conclude – rappresenta un argine fondamentale al consumo di suolo e alla distruzione dei paesaggi più pregiati, custodendo un patrimonio di risorse ambientali insostituibile. Ancora una volta si evidenzia invece nel Governo un approccio alle politiche territoriali che relega i parchi ad una condizione di marginalità, che impedisce di valorizzarne le potenzialità per un diverso modello di sviluppo del Paese”.