Il “triangolo diabolico” è un topos classico del genere noir. Lui, lei, l’altro, danno luogo a geometrie amorose che sfociano nel delitto. Passioni torbide e morbose incarnano il movente del crimine: gelosia, erotismo, interesse, vendetta, amore, odio, tradimento, inganno. Sono gli ingredienti del cocktail esiziale che rende diabolico, appunto, il triangolo. Il terzetto viene a costituirsi all’improvviso, a volte per caso. Ma non regge a lungo. L’equilibro si rompe presto. Gli amanti – in genere dominati dalla figura della donna, la “dark lady” – vogliono eliminare il “terzo incomodo” e creare una nuova coppia. Di qui il piano diabolico. A volte, però, accade l’inverso. E’ il marito o il fidanzato tradito che, avendo scoperto la tresca a suo danno, intende vendicarsi sopprimendo la compagna fedifraga e il suo ignaro partner. Traendo ispirazione da fatti reali, tutto ciò è stato descritto e raccontato da numerosi romanzi neri, poi trasposti nella versione cinematografica. Impossibile dimenticare titoli come “Il postino suona sempre due volte” (film del 1946, diretto da Tay Garnett con protagonisti Lana Turner e John Garfield, tratto dall’omonimo romanzo di James Cain), la “Fiamma del peccato” (film del 1944 diretto da Billy Wilder e da lui sceneggiato, insieme a Raymond Chandler, sempre sulla base di un romanzo breve di James Cain) o “Brivido caldo” (film del 1981 diretto da Lawrence Kasdan, con William Hurt e Kathleen Turner). Non solo il mondo anglosassone, comunque, presenta una produzione di fiction così vasta e autorevole, basata su una casistica criminale altrettanto ampia. Anche l’Italia “vanta” episodi criminosi di tutto rispetto. Uno per tutti: il delitto di Gigliola Guerinoni, nota anche come “la mantide di Cairo Montenotte”, seguito poi da parecchi altri casi, come quello di Luciana Cristallo. Una serie interminabile di eventi sanguinosi pervasi dalla dialettica nefasta di Amore e Morte. Proprio di recente dobbiamo registrare un’ennesima terribile vicenda che s’inscrive a pieno titolo nella dimensione perversa del triangolo diabolico.
Invita l’ex fidanzata e l’attuale compagno a cena. Poi li narcotizza, versando un farmaco dentro la bibita servita alla cena, e infine li uccide. Lui viene massacrato a sprangate in cucina e il corpo poi trascinato fin nel cortile condominiale. Lei è soffocata nella camera da letto con un tessuto imbevuto di cloroformio. Forse un fazzoletto premuto a lungo sul volto. Poi l’assassino chiama la polizia e si autodenuncia. Questo il film, tragico, del duplice omicidio che si è consumato tra Mestre e Chirignago. L’assassino è Stefano Perale, 50 anni, docente formatore che ha lavorato come traduttore e anche insegnante di inglese, attualmente ristretto nel carcere di Santa Maria Maggiore in stato di arresto. Deve rispondere di un reato tremendo: duplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dall’utilizzo del veleno.
Le vittime sono Anastasia Shakurova, 30 anni di Mosca, residente nell’hinterland mestrino, e il compagno, l’ingegnere Biagio Junior Buonomo di 31 anni, che lavorava alla Desà Engineering. Ovviamente, il movente più accreditato è la gelosia. Quella di Perale verso l’ex fidanzata, la trentenne e bella Anastasia Shakurova. L’amore fra i due sarebbe sbocciato durante un corso d’inglese. Lei, l’allieva russa che oltre all’italiano voleva perfezionare anche la lingua di Shakespeare. Lui, il docente, descritto da tutti, specie dagli amici, come un bravissimo insegnante, con la passione per il mondo anglosassone. Fra i due vent’anni di differenza. Una relazione durata fino a un anno fa e poi interrotta, forse per un tradimento o forse semplicemente perché doveva finire. Poi, dopo qualche tempo, per Anastasia subentra un nuovo amore, con un coetaneo, Biagio Buonomo, napoletano, classe 1986. L’altro lato del triangolo. La vittima designata e bersagliata dalla sorte, oltre che dalla mano omicida di Stefano Perale. Vittima, lui stesso, di un destino cinico e baro.