Chi l’ha detto che in Sud America c’è solo il carnevale brasiliano? Certo, l’uruguayo non è così mastodontico ma è pur sempre motivante ed attrattivo. Una piacevole sorpresa da scoprire nei festeggiamenti che durano 40 giorni. È il carnevale più lungo del mondo, ma pare che il suo record sia dovuto più che altro ai chilometri percorsi nella sfilata inaugurale (per non entrare in polemica con gli amici di Putignano). È stato dichiarato di “interesse nazionale” dal governo uruguaiano nel 2007 ed è considerata la “massima festa popolare” della Repubblica Orientale. In genere, questa grande festa comincia l’ultimo sabato di gennaio con la grande sfilata lungo la 18 de Julio, la via principale del centro di Montevideo. Per l’occasione i gruppi si preparano tutto l’anno per marciare assieme ai carri allegorici e pupazzi giganti. In Uruguay il carnevale ha una particolarità: è variegato. Ce n’è per tutti i gusti. Da Montevideo al resto del paese. Dai tamburi africani del Candombe, alla satira sbeffeggiante della Murga. Dal clima di fiesta de La Pedrera, ai ritmi di samba di Artigas e Rivera, due città di confine.
In Spagna, viceversa, sono protagoniste le donne. Nel villaggio basco di Mundaka, famoso come ritrovo di surfisti, si svolge un antico Carnevale, Arauste, che vede come protagoniste le donne del borgo travestite da streghe con una parrucca bionda. La festa si apre la domenica, con il corteo degli uomini, gli atorrak, vestiti di bianco e con una federa in testa, che percorrono le strade di Mundaka accompagnati da musica e canti. Poi è il turno delle donne, completamente vestite di nero, che rappresentano la lamia, antica figura mitologica basca metà umana e metà animale, i cui arti inferiori sono quelli di una capra o di un’anatra se proviene dalle regioni interne o di una sirena se arriva dalla costa. La festa è stravagante e misteriosa, proprio come le radici e le tradizioni di questa regione della Spagna settentrionale.
C’è poi la Svizzera che non ti aspetti: Solothurn (in italiano Soletta) è chiamata la città degli ambasciatori e ospita uno dei carnevali più bizzarri e particolari d’Europa. È la capitale dell’omonimo cantone di Solothurn e racchiude l’animo guascone italiano, il fascino francese e la precisione svizzera. Nel periodo di carnevale, infatti, la città si trasforma in una piccola Honolulu. Per un’intera settimana Solothurn, seguendo il principio carnevalesco del sovvertimento e della ribellione alle regole, cambia il suo nome in Honolulu, il sindaco viene destituito e la strada del Municipio diventa “via dell’Asino”. Tutto è stravolto e ogni cosa è il suo esatto contrario; pare, infatti, che la cittadina svizzera si trovi esattamente agli antipodi delle Hawaii o almeno ne sono convinti dal 1853 i suoi abitanti, che da allora fino al mercoledì delle ceneri stravolgono i nomi. Il Carnevale comincia all’alba del giovedì grasso, 4 febbraio, con il Chesslete, il chiassoso corteo armato di fiaccole e di strumenti assordanti, che attraversa la città vecchia svegliando chi dorme e si conclude la sera del mercoledì delle ceneri, il 10 febbraio, con l’incendio del pupazzo di paglia Böög che rappresenta l’inverno.
Uno dei carnevali più misteriosi ed evocativi si svolge, infine in Sardegna. Ed è il simbolo più arcaico dell’isola. Per Carnevale la cittadina di Mamoiada nel cuore della Barbagia, in Sardegna, mette in scena un’antica festa, suggestiva e ricca di simboli, che racchiude i misteri della civiltà agropastorale d’età nuragica, dove drammatici riti pagani si uniscono all’allegorico rapporto tra animali e uomini, tra sconfitti e vittoriosi. La festa consiste nella processione e nell’incontro teatrale tra gli Issohadores, personaggi vestiti in modo colorato e brioso con giubbe rosse di foggia femminile, pantaloni bianchi e bottoni in oro, e i Mamuthones, uomini coperti da pelli di pecora, da 40 campanacci di varie dimensioni tenute insieme come collane e con bellissime maschere di legno, assicurate al viso con cinghie in cuoio. Entrambe le fazioni sfilano per le vie del borgo la domenica: i Mamuthones, che rappresentano la sconfitta e la prigionia, si dispongono su due file parallele di dodici (come i mesi dell’anno), sei per fila; gli Issohadores, i vittoriosi, invece, si sistemano accanto alle file degli antagonisti e sfilano con loro, inscenando l’eterna lotta tra il bene e il male.
Il carnevale di Mamoiada è la rappresentazione sociale più importante del paese, che simboleggia il paese in senso assoluto ed è diventato negli anni emblema stesso della sardità più ancestrale. Conosciuto in tutto il mondo, per la sua peculiarità che lo riconduce direttamente alle più antiche manifestazioni popolari della Sardegna.
Si è parlato finora di carnevale, ma quella dei Mamuthones e Issohadores è una cerimonia solenne, ordinata come una processione che è allo stesso tempo una danza; «una processione danzata» come l’ha definita l’etnologo Raffaello Marchi che per primo, negli anni ’40, ha osservato molto da vicino questa manifestazione.