Singolarmente, ma in accordo con il maschilismo dell’epoca, nonché per lo stupore di trovarsi davanti a una donna dall’aspetto così dimesso e stanco e così poco a suo agio con i Paesi e le lingue straniere, i giornali svedesi si accodarono all’insulso discorso che fece un sacerdote torinese al ricevimento della colonia italiana, in occasione della consegna del Nobel, nel dicembre 1927. Il prete lodò «le qualità di Grazia Deledda come scrittrice e rappresentante della cultura italiana, come sposa, madre e massaia, nonché eccellente ortolana, esperta in carciofi e lattughe». A nessun altro Nobel fu riservato un omaggio così ‘irrituale’. La Deledda all’apparenza non se la prese, benché avesse già firmato romanzi come Elias Portolu, Canne al vento, L’incendio nell’oliveto, Cenere (da cui Eleonora Duse, consigliata da Matilde Serao, trasse il suo unico film). Peraltro, la scrittrice sarda pagò lo scotto che hanno pagato tanti illustri colleghi: vinse, infatti, dopo un’ attesa durata 13 anni e ben 18 nomination.
La Deledda concorse per la prima volta nel 1913, su segnalazione di Luigi Luzzati, giurista ed economista che fu anche presidente del Consiglio dei ministri per una breve stagione; ma anche di Ferdinando Martini, docente di letteratura italiana alla Normale di Pisa, accademico della Crusca e parlamentare di lungo corso. Luzzati e Martini riproporanno la candidatura di Grazia Deledda a più riprese, quasi alternadosi, per altre due volte ciascuno, sino al 1918. Nel frattempo, infatti, a partire dal 1914, agli illustri sponsor italiani della scrittrice nuorese si aggiunse il barone Carl Bildt, membro dell’Accademia di Svezia, a conferma dell’interesse internazionale che già circondava l’autrice a partire dai primissimi anni del ’900. Bildt, che era un diplomatico e fu a lungo ambasciatore svedese a Roma, sponsorizzò la candidatura di Grazia Deledda per ben nove anni, sino al 1924.
Come è noto l’autrice nuorese si aggiudicò il Nobel per la letteratura nel 1926 (non è esattamente così, ma vedremo più avanti). A proporla fu un altro membro dell’Accademia svedese, lo scrittore e docente universitario Henrik Schück, che la candidò per due volte (la prima nel 1925). Nell’elenco dei “segnalatori” di Grazia Deledda compare infine la candidatura da parte di diciassette componenti dell’Accademia dei Lincei nel 1921.
Queste e altre curiosità sono reperibili nel sito ufficiale del premio (nobelprize.org), dove è svelato un altro piccolo mistero riguardante la scrittrice sarda. Negli annali del Nobel infatti viene riportato che l’anno di assegnazione è il 1926, ma le cronache indicano nel 10 dicembre 1927 la data dell’effettiva premiazione (la cerimonia si svolge sempre nell’anniversario della morte del fondatore Alfred Nobel). Cosa accadde? In effetti, nel corso del 1926 l’Accademia svedese decise di non assegnare il premio per la letteratura, ufficialmente perché nessuna delle nomination di quell’anno rispondeva alle caratteristiche indicate dal fondatore Alfred Nobel (proprio nel 1926 non era stata avanzata la candidatura di Grazia Deledda). Si decise così di “congelare” il premio per un anno, e assegnarlo durante il successivo. Questo significa che alla cerimonia del dicembre 1927 parteciparono insieme due vincitori? Non proprio, visto che al vincitore del 1927, il filosofo Henri Bergson, il premio fu in realtà consegnato nel 1928 con le stesse giustificazioni.
Quando il 10 dicembre del 1926 andò a ritirare il premio a Stoccolma ricordò i suoi inizi, da adolescente. Deledda la sua strada la scelse e la costruì da sola, pezzo per pezzo, promuovendosi come la miglior agente letteraria di se stessa. Non c’è dubbio che fu una donna capace di credere in se stessa e in qualche modo si rivelò un’innovatrice della comunicazione: la sua traboccante corrispondenza con letterati e critici ricorda il reticolo dei social network nel penetrare la società di informazioni. Una giovane donna della Sardegna più arcaica che intesse relazioni personali con i circoli letterari del Continente, così come faceva Virginia Woolf negli stessi anni. Probabilmente l’animo delle donne costrette in un recinto è lo stesso anche a distanza di chilometri e in contesti del tutto diversi. La spinta all’emancipazione non conosce barriere.
Ora arriva il via libera dalla Camera alle quattro mozioni sulle iniziative per celebrare il 90esimo anniversario dell’assegnazione del premio Nobel alla scrittrice nuorese Grazia Deledda, unica italiana finora ad aver ricevuto il prestigioso riconoscimento.
Con le mozioni approvate oggi, il Governo si impegna “ad individuare opportune iniziative per celebrare degnamente l’ottantesimo anniversario della morte della scrittrice Grazia Deledda e il novantesimo anno dal conferimento ad essa del premio Nobel per la letteratura, anche con il coinvolgimento delle istituzioni culturali del Paese, della Regione Sardegna e dei Comuni facenti parte del parco letterario Grazia Deledda”, si legge nella mozione a prima firma della deputata sarda Giovanna Sanna. E a promuovere e sostenere iniziative “presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado volte a favorire lo studio e la conoscenza dell’opera di Grazia Deledda e delle altre donne insigni nel campo della letteratura, della cultura, delle scienze, dell’economia, anche in coincidenza col settantesimo anniversario del riconoscimento del diritto di voto alle donne italiane”.
L’attenzione del Governo “sarà massima, come già nel 2013 era stato fatto per celebrare il centesimo anniversario della pubblicazione del romanzo ‘Canne al vento’“, ha assicurato il sottosegretario al ministero della Giustizia Cosimo Maria Ferri, citando poi un’aforisma della scrittrice sarda: “‘Se vostro figlio vuole fare lo scrittore o il poeta sconsigliatelo fermamente. Se continua minacciatelo di diseredarlo. Oltre queste prove, se resiste, cominciate a ringraziare Dio di avervi dato un figlio ispirato, diverso dagli altri’. Queste erano parole di Deledda e penso che l’amore per la letteratura ci unisca tutti”.
“Grande soddisfazione per l’ok della Camera alla mia mozione su Grazia Deledda. E’ tempo di far uscire dal cono d’ombra in cui sono state relegate le italiane che si sono distinte per il loro talento in campi diversi: letterario, scientifico, economico e istituzionale”. Così la deputata e responsabile scuola e università di Forza Italia Elena Centemero, prima firmataria della mozione.
“Deledda è autrice di capolavori ancora oggi di grande attualità ed è doveroso ricordare e celebrare il novantesimo anniversario dall’attribuzione del Premio Nobel per la letteratura di cui è stata insignita. Dopo il voto, Deledda verrà finalmente rivalutata, conosciuta e studiata nelle scuole ed entrerà a far parte integrante della nostra memoria, non solo letteraria ma civica. E’ un primo ma necessario passo per dar valore al capitale umano del nostro Paese e far emergere le tante donne che hanno contribuito a cambiare, migliorare e far crescere l’Italia”, conclude.