Per coloro che passeranno un fine settimana cittadino all’interno delle mura milanesi, vogliamo dare un piccolo consiglio.
Al Museo del Novecento e alla Galleria d’Italia è in corso «New York New York. La riscoperta dell’America: Arte Italiana dal Futurismo alla Pop Art».
Le mostre si snodano su due interrogativi principali:
cosa dev’essere stata l’America, e New York soprattutto, per gli artisti italiani che alla fine degli anni Venti si ritrovarono proiettati in quel futuro fatto di grattacieli, velocità, modernità? E cosa possono aver rappresentato questi stessi artisti, provenienti da un Europa lontana geograficamente e intellettualmente, per le avanguardie d’oltreoceano?
«New York New York. La riscoperta dell’America: Arte Italiana dal Futurismo alla Pop Art», comprende 150 opere divise tra Museo del Novecento e Gallerie d’Italia che raccontano in parallelo le due storie. Il Museo concentrandosi sui nostri autori che in modi diversi hanno raccontato la fascinazione subita durante i loro viaggi nel «nuovo mondo»: dalla grandezza delle architetture alla potenza delle idee.
Le Gallerie cercando di far luce su quanto quegli anni siano stati determinanti per dare all’arte italiana una sorta di autorevolezza internazionale, un riconoscimento che la rendesse spendibile anche oltre i confini europei. Così ecco, le opere di Rotella, Isgrò, Pomodoro. In mezzo le note metafisiche di de Chirico, i concetti spaziali di Fontana, e poi Cagli, Consagra, Novelli… Per finire con Mulas, i suoi scatti sono un racconto vivo ed elettrizzante di New York e degli artisti che la trasformarono nell’ombelico del mondo, da Warhol a Lichtenstein.
Ma se gli italiani rimangono folgorati dall’energia primitiva, a tratti eversiva, che si respira negli Stati Uniti, a loro volta gli americani, proprio in quegli anni, scoprono i nostri autori e la loro arte. E per raccontarlo il percorso delle Gallerie d’Italia parte da una mostra storica, la «XX Century Italian Art», inaugurata al Moma nel 1949: da quel momento in poi gallerie, collezionisti, critici, cominciano a guardare ai nostri artisti con interesse e curiosità. Affrancato il Futurismo dai suoi legami con il Fascismo, riscoprono Balla, Carrà per arrivare a Burri, Dorazio, Schifano. In un dialogo nuovo e creativo che non si sarebbe più interrotto.