In principio era il verbo: e bisogna ammettere che in questo caso è assai autorevole. Sembra, infatti, che il New York Times non perda occasione per parlare dei problemi della nostra amata Capitale. Il concetto è chiaro: Roma, non sei più quella di tanti anni fa. E giù righe sconsolate sul fascino ormai perso della Città eterna, capace una volta di stregare tanti scrittori americani e regalare agli schermi splendide attrici italiane.
Senza andare troppo indietro nel tempo, erano i primi di maggio quando il quotidiano dedica un articolo incentrato sul declino di Roma rievocando lo speciale rapporto che si era instaurato tra la Capitale ed un Tennessee Williams all’apice della carriera. E’ Roma ad aver ispirato alcuni dei suoi capolavori come “La gatta sul tetto che scotta” e “La rosa tatuata”, la cui riduzione cinematografica avrebbe valso ad Anna Magnani, l’oscar. “La città è costantemente presente nei suoi ricordi e nelle sue lettere, confrontata anche con Parigi che lui stesso definisce ‘deludente’. Roma al contrario era in quegli anni, quelli del dopoguerra e della Dolce Vita, capace di stregare scrittori americani e registi che hanno portato sul grande schermo le meraviglie della città e delle grandi attrici italiane”.
Williams frequentava i caffè di via veneto, le terrazze degli Hotel in compagnia di altri artisti ed amici ed è da lì che il Times comincia il confronto fra il passato e il presente. Ma la Roma che Williams ha conosciuto ed amato non esiste più, asfaltata da catene anonime di negozi, trappole per turisti e filiali di banche. Secondo il prestigioso quotidiano in via Veneto le trattorie e gli alberghi a catena hanno allontanato il ricordo di ciò che è stato in passato il quartiere, frequentato da attori cantanti e registi e legato al periodo della Dolce Vita grazie a Federico Fellini. Ci sono locali che mantengono solo il nome del loro glorioso passato e oggi apparentemente frequentati, conclude il Times, solo da uomini d’affari in trasferta in compagnia di donne annoiate. I tempi d’oro sono ormai lontani
Ma non basta: qualche giorno prima il New York Times era entrato a gamba tesa anche nella polemica sui rifiuti di Roma. In un articolo firmato dall’editorialista Frank Bruni dal titolo “La sporca metafora di Roma” si legge: “C’è spazzatura quasi dappertutto, i cui amministratori continuano a promettere – e falliscono – di tenere il problema sotto controllo. Questa è la prima cosa che i romani citano se gli chiedi a proposito della loro città in questi giorni. E’ anche la seconda e la terza”.
E come poteva il celebre quotidiano americano esimersi dal commentare la notizia del temuto razionamento dell’acqua nella Capitale? Proprio ieri il Times dedica un articolo alla situazione d’emergenza che sta vivendo Roma in queste settimane. “La pioggia scarsa e gli acquedotti con perdite croniche stanno mettendo i romani di fronte al rischio di razionamento dell’acqua”.
D’altra parte, ricorda il quotidiano statunitense, sono solo 26 i giorni di pioggia che ci sono stati a Roma nei primi sei mesi di quest’anno, molti meno quindi rispetto agli 88 della prima metà del 2016. A peggiorare le cose, ci si mettono “le pessime condizioni della rete idrica romana, notevolmente danneggiata”. Ed e così che Roma, “la città degli antichi acquedotti, si trova oggi a dover fare i conti con il rischio del razionamento”. E pensare che, prosegue il New York Times, “per anni l’acqua ha rappresentato il potere di Roma sulla natura, mentre ora è il simbolo della attuale caduta”.
Manca soltanto che il Sun inserisca anche Roma tra le dieci città più pericolose del mondo…