Dal 25 ottobre al 3 dicembre 2017 si svolge al MACRO la mostra “VideORLAN – Technobody” della nota artista e performer francese ORLAN, a cura di Alessandra Mammì, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e realizzata in collaborazione con Villa Medici e con Studio Stefania Miscetti.
L’esposizione ripercorre l’intera avventura artistica di ORLAN, dalle prime sculture fotografiche, alle performance registrate su video, fino alle ultime opere che usano la realtà aumentata e il 3D. Sarà inoltre sperimentato per la prima volta in Italia “Expérimentale Mise en jeu” (2015-2016), un video gioco con installazione interattiva.
È una delle figure più importanti della” body art” o della “carnal art” come lei usava definirla nel manifesto del 1989, utilizzando il proprio corpo come mezzo, materia prima, supporto visuale del suo lavoro, e come occasione di “dibattito pubblico”.
Una filosofia personale, quella di Orlan, attuale, significativa in quest’epoca in cui l’arte si è ormai imposta sulla filosofia stessa e segna il ritmo dei tempi con continue interferenze in ambiti psicologici e tecnologici. L’artista ha sempre sperimentato espressioni artistiche in cui identità e contemporaneità diventano elementi centrali di performance, video, ritualità che trovano riflessi nella crisi del concetto di comunità che si trasforma in individualismo. E, in quest’ottica, viene spontaneo il riferimento al concetto di “società liquida” proposto dal sociologo e filosofo polacco Zygmun Bauman. Egli sottolineava come, con la diffusione dell’individualismo, anche la società cambia e si verifica, da parte dell’individuo, la necessità di imporre a tutti i costi la propria identità. Conseguentemente, come enunciato da Umberto Eco nelle sue “Bustine di Minerva”, l’identità risulta difficile che si formi e sia stabile e duratura ed è quindi soggetta a numerosi cambiamenti. Proprio come quelli di Orlan che, nelle azioni artistiche degli ultimi decenni, diviene “altro” (la Venere di Botticelli o un’ape) attraverso cerimonie chirurgiche in bilico tra riti tribali e trasfigurazioni “estetiche”, oppure cerca l’immortalità realizzando “reliquie” del suo corpo per poi, più recentemente, animarsi in corpi umanoidi (tra virtuale e reale). In tutte queste esibizioni si riscontra una forma di solitudine e d’incertezza dell’essere, ma anche di sintesi tra fare, agire, pensare. Usa la scultura, la fotografia, la performance, i video, il 3D, i videogiochi, la realtà aumentata, e le tecniche scientifiche e mediche come la chirurgia e la biotecnologia.
Già negli anni Sessanta, ORLAN si interrogava sullo status del corpo e sulle pressioni politiche, religiose e sociali inflitte particolarmente sul corpo delle donne. L’impegno, la libertà, il femminismo fanno parte integrante dei suoi lavori provocatori, sempre accompagnati da humor, spesso dalla parodia o addirittura dal grottesco, nei quali esprime posizioni innovative, interrogative e sovversive, mettendo in discussione la fatalità genetica e i canoni estetici assegnati alle donne nella nostra società, e travolgendo simultaneamente la loro realtà fisica, percettibile e virtuale, grazie alle tecniche scientifiche, biologiche e informatiche, più contemporanee.
L’artista è da sempre alla ricerca dell’arte che provoca brividi ed emozioni e lo fa con oggetti-funzioni, situazioni totalizzanti da percepire, godere e sentire nella loro unitarietà. Progettualità, azione e comportamento sono l’insieme che genera creazioni artistiche prodotte in continui attraversamenti tra arti e scienze, tra interiorità ed esteriorità. Nelle ultime opere, che si possono vedere nella mostra, l’artista ha optato per l’utilizzo del digitale, con spiccato interesse verso la virtualità, in cui il corpo si allontana dalla carnalità dei primi lavori e si contestualizza nell’imminente futuro, confermando l’innovazione, l’originalità e l’inesauribile ricerca di Orlan.