Grazie alla partnership tra il Fondo ambiente italiano (Fai) ed Eni Syndial, dal 28 maggio 2017 è possibile visitare le Saline dello stagno di Santa Gilla per conoscerne la dimensione culturale e naturalistica, apprezzando le tante biodiversità di cui è ricca una delle più importanti aree umide d’Europa. Una realtà peculiare che fa da cornice ad un’ industria ancora attiva.
Nelle Saline Conti Vecchi, ad Assemini, in una zona che include anche quelle di Macchiareddu e lo stagno di Capoterra, a pochi chilometri da Cagliari, il Fai ed Eni sono oggi protagonisti di un’esperienza di promozione culturale del tutto singolare, che riesce a coniugare l’attività industriale con la valenza storica e naturalistica del sito.
Per il Fai si tratta della prima iniziativa di gestione, narrazione e valorizzazione culturale all’interno di un luogo minerario tuttora produttivo. Un’esperienza con caratteristiche e potenzialità tali da far prefigurare uno sviluppo turistico diverso da quello della costa nord-est dell’Isola. Le Saline possono, infatti, rappresentare un attrattore importante oltre ad essere un bell’esempio di convergenza tra industria e ambiente.
Per Eni, proprietaria dell’impianto attraverso la società Conti Vecchi-Syndial, la collaborazione con il Fai è una sfida da vincere, che guarda alla promozione e alla valorizzazione naturalistica come pure a quella del sito minerario in attività da quasi novant’anni.
Le Saline Conti Vecchi, entrate in esercizio nel 1931, si estendono su una superficie di quasi 3.000 ettari nei comuni di Assemini, Capoterra e Cagliari e sono parte integrante dello stabilimento industriale, che è stato oggetto dell’importante riqualificazione. Saline ed impianti rappresentano un quadro d’insieme di rara armonia, che si staglia sullo sfondo di una meravigliosa oasi naturalistica.
Il progetto ha consentito di aprire al pubblico parte del complesso delle storiche Saline attraverso la realizzazione di percorsi di visita dedicati e luoghi rivolti all’accoglienza turistica.
Ma c’è di più. In una splendida retrospettiva il sito di archeologia industriale delle Saline Conti Vecchi racconta se stesso attraverso allestimenti d’epoca, documenti storici e videoproiezioni che portano alla scoperta di un tempo che qui scorre in maniera differente rispetto a quello di altri luoghi e narra la storia del sale, l’oro bianco, che la fa da padrone.
Il percorso aperto a cittadini e turisti si articola in più nuclei che vanno dagli ambienti storici con la direzione, gli uffici e il laboratorio chimico all’officina meccanica, dalla ex falegnameria al percorso che conduce alle Saline, tra grandi vasche e bacini evaporanti.
Per la realizzazione del progetto, il Fai si è avvalso della collaborazione di esperti e studiosi locali, ma anche degli stessi lavoratori della Salina, per raccontare il lato umano dell’insediamento che ospita vere e proprie comunità di uomini, donne e bambini che vivono nell’attiguo villaggio. Per dare un’anima al luogo sono stati perciò raccolti ricordi e documenti privati di coloro che per tanti anni qui hanno vissuto o che vivono ancora.
Gli ambienti hanno recuperato le funzioni originarie, corredati di macchinari, oggetti e arredi storici, restaurati e ripristinati in loco al fine di consentire ai visitatori di poter toccare con mano com’era solita svolgersi la vita della Salina nella prima metà del Novecento, tra laboratori, officine, uffici, in una fervente attività.
La visita degli edifici consente in maniera calda e approfondita di conoscere un luogo così particolare, che si dipana attraverso percorsi immersi nella natura e dune bianche di sale. Il colore candido si alterna alle altre sfumature cromatiche fino all’incontro con i fenicotteri rosa, che sa suscitare un incredulo sussulto in chi da vicino li osserva. Nella laguna insieme a moltissime altre specie di uccelli essi hanno trovato il proprio habitat naturale.