In Italia sono più di 5000 i chilometri ferroviari dismessi.
La maggior parte si trova in territori paesaggisticamente e artisticamente di grande valore, con tutt’intorno un’economia artigianale e agricola di pregio, depositaria di vecchie tradizioni.
Tra le tante, quelle di Porto Empedocle in Sicilia, l’ex tratto ferroviario Spoleto-Norcia (che tuttavia oggi costituisce un lungimirante esempio di greenway) e tante altre tratte rischiano ancora di essere dimenticate, anche se sarebbero straordinarie attrazioni, come la Alba-Monferrato (Questa ferrovia avrebbe un potenziale turistico stellare, per gli amanti del vino e della natura) e la Porrettana.
Quest’ultima, tanto per fare un esempio fu edificata, negli anni del Risorgimento, costituì il primo collegamento attraverso l’Appennino, tra la Toscana e l’Emilia-Romagna, scavalcando interamente la dorsale appenninica e collegando Bologna a Pistoia.
Fu un’opera di enorme portata ingegneristica, tanto da venire ripresa in seguito per la costruzione del Tunnel del San Gottardo.
Quindi non parliamo solo di un patrimonio ferroviario.
Ma di un patrimonio da tutelare e salvare nella sua integrità, trasformandolo, ove possibile, in percorsi verdi per la riscoperta e la valorizzazione del territorio o ripristinando il servizio ferroviario con connotati diversi e più legati ad una fruizione ambientale e turistica dei luoghi.
Il tessuto ferroviario esistente se efficacemente tutelato, riuscirà così non solo a garantire il trasporto locale, ma anche lo sviluppo locale.
Gli intrecci tra una chiesa monumentale, il paesaggio nella quale è inserita e il gusto dei piatti del ristorante con prodotti a km 0 che si potrebbero raggiungere attraverso una ferrovia storica o la ciclabile nata dal binario dismesso, potrebbero divenire le migliori proposte turistiche dell’Italia da Aosta a Palermo.
Oggi, tutto questo sarà anche più facile, grazie all’approvazione legge del (27 Settembre 2017) che istituisce un Fondo nazionale per il recupero, la tutela e la valorizzazione dei centri storici e dei borghi antichi d’Italia.
I fondi previsti nella Legge fino al 2023 prevedono, agevolazioni nella rete dei trasporti delle aree rurali e montane, con particolare riguardo al miglioramento delle reti infrastrutturali, nonché al coordinamento tra i servizi, pubblici e privati, finalizzati al collegamento tra i comuni delle aree rurali e montane con i comuni capoluogo di provincia e regione.