In questo ultimo fine settimana di ottobre, con due giornate ancora tiepide e luminose in molti partecipano alla pedalata più lenta del mondo: sei chilometri da compiere in altrettante ore, con diverse soste anche enogastronomiche. Questo accade a Ferrara per assaporare la bellezza della città nella prima edizione del Festival del turista lento. Ma sono moltissime le iniziative per gruppi o appassionati di tutte le età che propongono escursioni a piedi, in bicicletta, a cavallo in tutte le regioni della nostra Penisola. Un Paese che dovrebbe vedere il paesaggio come bene da tutelare, come eredità della nostra storia.
Morfologicamente la struttura portante dell’Italia è costituita dalle Alpi e dall’Appennino: catene montuose di età terziaria, frutto dello scontro tra la placca africana e quella europea, che hanno pressato la fossa marina colma di sedimenti compresa tra di esse, chiamata Tetide. La fossa e i bordi delle due placche pigiati, piegati e sollevati hanno quindi dato origine alle più imponenti montagne d’Europa. Solo in Sardegna rimangono resti di rilievi più antichi.
L’Italia è un prodotto geologico eccezionale, poiché risulta, al tempo stesso, costituita dal margine meridionale della Vecchia Europa e da quello settentrionale dell’Africa che, per di più, si sono compenetrati tra loro.
L’allungamento in senso meridiano del territorio ha una grande importanza climatica, poiché se la nostra Penisola è posta alle medie latitudini, le sue regioni meridionali sono prossime all’Africa subtropicale e quelle settentrionali all’Europa continentale dei climi meso e microtermici.
La disposizione meridiana dell’Italia gioca a sua volta un ruolo nella ricezione e nella distribuzione delle masse di aria umida provenienti dai quadranti occidentali, mentre è assai nota la funzione di sbarramento dei venti polari di provenienza nord-orientale della catena alpina.
Se dei paesaggi alpini si potrebbe parlare a lungo, a maggior ragione si può fare riferimento alla catena di oltre 1.000 chilometri di lunghezza distesa in latitudine e di una varietà litologica e complessa come gli Appennini, che presentano paesaggi molto differenti tra loro. Ma quello che dell’Italia sorprende sempre è l’alternanza del paesaggio, con il mare intorno agli Appennini.
Dallo spartiacque delle sommità è possibile osservare panorami fantastici: dalla cima più alta è anche consentito scorgere contemporaneamente la sponda tirrenica e quella adriatica.
Occorre percorrere lunghi tragitti prima di giungere al margine padano-adriatico: il versante orientale, infatti, è poco acclive e si distribuisce in uno spazio ampio, tanto più che a partire dalle Langhe fino all’Emilia si aggiunge alla catena la fascia delle colline subappenniniche di età recente su cui sono sorti moltissimi centri abitati. Il versante tirrenico è invece ripido, tanto più quando scende direttamente al mare, come in Liguria.
La tettonica ha compartimentato la porzione occidentale della catena, in una serie di alti morfologici corrispondenti a diverse dorsali e di depressioni nelle quali sono venuti a crearsi i bacini intermontani che, solcati dai fiumi a decorso longitudinale, costituiscono la maggiore caratteristica dell’Appennino settentrionale e importanti aree di attrazione turistica. Pensiamo, ad esempio, al bacino di Firenze-Pistoia, alla Lunigiana, alla Garfagnana, al Valdarno di Sopra, all’Alta Val Tiberina, al Mugello, al Casentino, alla Val di Chiana. Sul versante adriatico i fiumi hanno un decorso trasversale e le compartimentazioni vallive si hanno spostandosi da nord a sud.
La catena appenninica è il regno delle latifoglie e di stupendi boschi di faggi, di castagni, di carpini, ontani e querce che vestono i versanti fino a raggiungere quasi le pareti più alte. Per la mitezza del clima le coltivazioni si sono spinte fin quasi alla vetta, aiutate dai terrazzamenti, anche se da anni ormai vi è un regresso generale nell’antropizzazione che ha preferito spostarsi nei bacini intermontani e sul mare. Qui si mantiene qualche lembo di macchia mediterranea che fa capolino tra i mirabili terrazzamenti agrari liguri. Questa nostra Italia, da nord a sud è tutta meravigliosa. Ogni valle, ogni pendio ha una storia, i piccoli comuni la raccontano e la preservano, i grandi insediamenti urbani quando ricercano vitalità e sostenibilità divengono il punto di connessione tra mondo oggettivo e soggettivo. La qualità del paesaggio si riflette poi sulla produzione di beni materiali esclusivi e distintivi, ad alto valore aggiunto come le tipicità agro-alimentari, artigianali, industriali. Il territorio e il paesaggio costituiscono, dunque, una risorsa straordinaria e poliedrica.
Giusto alcuni giorni fa il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo ha lanciato gli Stati Generali del Paesaggio come occasione di riflessione e di approfondimento sul futuro delle politiche paesaggistiche in Italia. Un appuntamento per approfondire temi di confronto sullo stato della normativa del paesaggio, anche alla luce delle più recenti riforme intervenute in relazione al complesso intreccio di competenze tra Stato, Regioni ed Enti locali.
In quello che può rappresentare uno sguardo d’insieme, oggi più che mai occorre favorire progetti sostenibili, contrastare il consumo di suolo, valorizzare i paesaggi e le loro storiche vocazioni, rivitalizzare i borghi spopolati, sostenere i processi di rigenerazione urbana delle periferie. Occorre, insomma, rispondere efficacemente alle criticità con un impegno politico serio e una visione organica di lungo periodo tenendo presente che di uno dei più importanti patrimoni naturalistici e culturali del mondo siamo noi i custodi, anche se spesso lo dimentichiamo depauperando un bene prezioso. Un bene irrinunciabile.