“Avrei voluto essere svedese”, così esclamò il brasiliano Paulo Roberto Falcao, l’ottavo Re di Roma, nel commentare la mancata qualificazione della nostra nazionale ai mondiali russi. Quasi a compensare la fuoriuscita brasiliana ai quarti dei mondiali spagnoli, nel 1982, poi divenuti di proprietà italiana.
Qui, nel commento del mai dimenticato giocatore giallorosso, detto il divino, c’è l’essenza di tutto di ciò che è accaduto alla nazionale italiana. Lo smacco è tale che serve a mitigare la mai dimenticata sconfitta della selecao in quel mitico mondiale, per noi. Una vergogna totale, che investe tutta l’Italia, da nord a sud, quasi non esistessero divisioni, tutti in un unico parallelo di imbarazzo. L’unico che non si accorge di ciò che è accaduto è il buon ragioniere Tavecchio; il Presidente della Figc ha trovato il colpevole nel tanto malmenato, in senso figurato, Ventura. Il commissario è l’unico che paga, dietro una ricompensa milionaria, ovviamente. Il buon Ventura, secondo Tavecchio, non è ha azzeccata una, ha sbagliato tutto ciò che c’era da sbagliare.
Qui non vogliamo fare moralismi, anzi. Si vuole ribadire un concetto semplice; il ct si doveva dimettere immediatamente, assieme al suo grande sponsor, il grande Carlo Tavecchio da Ponte Lambro, in provincia di Como. In poco più di tre anni di Presidenza, è inutile negarlo, vi è stata un’involuzione della nazionale che definire spaventosa è un eufemismo. Certo, le colpe non sono solo di Tavecchio e di Ventura. E’ evidente. Ma loro sono coloro che hanno guidato la giostra, a loro era richiesto di portare il calcio in una dimensione alta, quantomeno da primissimi della classe. D’altronde siamo detentori di quattro coppe del mondo! Così non è stato. Ma ad andarsene è solo il commissario tecnico? Non è ammissibile.
Ovvio che nella vita si possa sbagliare, basta ammetterlo, basta dirlo a chiare lettere, affermare che ciò che ci si era prefissati non è stato raggiunto, per tutta una serie di motivi e che bisogna riavvolgere il nastro del giradischi verso una nuova musica. Una nuova dimensione. Ecco, sarebbe stato di una semplicità unica; di una linearità intellettuale senza nessuna possibilità di essere attaccati dal mondo intero. Il passaggio sarebbe avvenuto ad una nuova conduzione tecnica, ad una nuova progettualità di lungo periodo che tutti, proprio tutti, avrebbero appoggiato nel segno del bene comune.
Oggi abbiamo Tavecchio che afferma che ha “convocato un Consiglio per lunedì per esporre un programma tecnico organizzativo e un programma che preveda una collaborazione con altre leghe”. Ma di cosa sta parlando? Ah sì, sostiene che sta parlando e valutando grandi nomi. Peccato che questi grandi allenatori abbiano declinato l’offerta. Così dicono i rumors. No, vabbè. Di cosa stiamo parlando? Un personaggio particolare che in questi tre anni ha fatto sorridere più che vincere. Ricordate la battuta su “Opti Poba? è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio”. O, ancora, quando decise di far comprare la propria autobiografia dalla FIGC spendendo più di 100 mila euro. Per non parlare delle uscite sui gay, sulle donne e sugli ebrei.
Un comportamento variegato e fuori dalla normalità, certamente. Tranne il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ne ha chiesto le dimissioni fin dopo la sconfitta con la Svezia, nessuno ha preso una posizione netta. Di rottura. Ma del resto il calcio è questo. Anche di Ventura l’atteggiamento non è mai stato duro, solo all’indomani della sconfitta tutti a lamentarsene. Se fosse passato, infatti, staremo celebrando un allenatore fenomenale. In realtà è un allenatore buono che non ha saputo cogliere l’essenza di un palcoscenico come quello della Nazionale. Lo stesso dicasi di Tavecchio, un “personaggetto” parafrasando una caricatura del comico Crozza.
Ci vogliono dimissioni e nuove idee, per il bene di noi italiani, ma anche per il bene di Carlo Tavecchio. Noi gli vogliamo bene!