E’ il numero cento. Un numero storico. Ovviamente stiamo parlando del Giro d’Italia di ciclismo.
Si tratta di un evento incredibile, di una corsa che è tutto: amore, fatica, sudore, tecnica e passione per la natura, che caratterizza ogni singola tappa. Tutto questo è il ciclismo, tutto questo è il Giro. Una corsa straordinaria che è sempre viva, attuale come non mai; anche quando vi sono stati momenti di crisi, come nel periodo tetro del doping galoppante, ha saputo dare emozioni e attrazione. Ecco cosa è il ciclismo, ecco cosa rappresenta la maglia rosa.
Venerdì 5 maggio partirà dalla Sardegna, con la tappa da Alghero ad Olbia, il Giro del centenario, un Giro che inevitabilmente sarà ricordato nel nome di Michele Scarponi, morto tragicamente in un incidente stradale una settimana fa. Una corsa a tappe triste, ma allo stesso tempo gioiosa per ricordare il campione ma prima di tutto l’uomo Scarponi; e proprio per questo l’edizione 2017 del Giro non sarà malinconica, dovrà essere una festa.
A ricordarcelo vi saranno 23 intense giornate in sella alle bici più importanti al mondo, in giro ed in largo per lo stivale, alla ricerca del traguardo del vincitore. Agonismo e natura in una simbiosi particolarissima. E per la prima volta vi sarà anche l’album Panini che celebrerà i cento anni della manifestazione sportiva. Infatti, fino ad ora, mai vi era stato il connubio tra la maglia rosa e il mitico album Panini, c’è voluto il centenario della leggendaria corsa a tappe per concedere, agli appassionati, la gioia di staccare la figurina del corridore preferito e di quello non gradito.
A pensarci bene, sono proprio tanti questi cento anni di corsa, più di quello possa sembrare; sono anni in cui, però, la corsa ha goduto di un osservatorio particolare, quasi unico, che è quello legato alla visione della trasformazione del territorio italiano lunga più di un secolo. Le città, i monumenti, la natura, la bici. Un unicum dove si sono annusati e respirati, per tutti questi anni, elargendo emozione e passione.
In tutta questa esistenza, dal 1909 ad oggi, un unico attore protagonista: l’uomo, l’atleta che regala la poesia del correre. Tanti uomini si sono susseguiti, in questo arco temporale, facendo la storia di una corsa che negli anni ha combattuto per essere la più importante al mondo assieme a quella francese, il Tour de France. Anche qui una storia infinita, una sfida continua per primeggiare sul tetto del mondo del ciclismo, e che meriterebbe di essere raccontata con un articolo a parte.
Tornando agli uomini, beh, non si può non partire dal primo vincitore, Luigi Ganna, l’imprenditore che diede il via all’albo d’oro nel 1909. Sono tanti questi eroi della bici, ma solo alcuni sono rimasti nella storia. E allora vai Costante Girardengo, citato in tante canzoni, per poi arrivare al primo grande mito, Alfredo Binda, capace di vincere cinque volte il Giro. Ed ancora Gino Bartali (tre Giri vinti, oltre a due Tour), il grande “Ginaccio” Bartali, che assieme a Coppi, il celeberrimo Airone o anche il campionissimo, crearono un dualismo che arriverà fino ai nostri giorni, amplificato grazie alla televisione e ai film. Una menzione speciale va al francese Anquetil capace di vincere nello stesso anno Tour e Giro. Avvicinandosi ai nostri giorni, il ricordo va agli anni sessanta dove vi era il dominio di Vittorio Adorni, ma soprattutto di Felice Gimondi e Eddy Merckx, “il cannibale”.
Felice e Eddy, un must del ciclismo. Per tanti il belga Merckx viene considerato il più forte ciclista di tutti i tempi, capace di vincere 5 Giri e 5 Tour, roba da cineteca. Negli anni ’80 il pensiero va, senza ombra di dubbio, a Bernard Hinault, che vinse il Giro per tre volte, oltre a cinque Tour. Hinault in qualche modo oscurò il nostro Beppe Saronni che lo vinse due volte il Giro. Saronni diede vita, assieme a Francesco Moser, alla riedizione del dualismo Bartali/Coppi, riuscendoci solo in parte. Avvicinandosi ai giorni nostri i ricordi sono decisamente più nitidi, e i ciclisti da menzionare sono, indiscutibilmente, tanti. Tra costoro il pensiero più grande va al maestoso Marco Pantani, capace di emozionare come non mai. I suoi arrivi dolomitici saranno negli annali del ciclismo in eterno. Purtroppo ci ha lasciati troppo presto, inseguito dai propri demoni. Per finire, eccoci agli ultimi due da menzionare. E non è roba da ultimi della classe. Anzi. Ci riferiamo ad Alberto Contador e Vincenzo Nibali. E chi altri?
Lo spagnolo e l’italiano sono gli ultimi a dare il senso del mito, del ciclista capace di vincere tutto. Si potrebbe continuare nominandone tanti altri, ma noi abbiamo ricordato coloro che sono nei nostri ricordi, vissuti o tramandati. Di coloro che sono stati capaci di emozionarci come fossero una poesia. Ecco, il Giro, il numero cento di questa edizione, è tutta una poesia del cuore. Ora basta parole, godiamoci il senso profondo di questo numero cento, convinti che continuerà altri cento anni, come minimo.