La Domus Aurea, il capolavoro architettonico voluto da Nerone dopo l’incendio del 64 d.C., si estendeva dal Palatino fino al Colle Oppio e parte del Celio coprendo circa un miglio quadrato.
Il nome Domus Aurea deriva dal latino, letteralmente “casa d’oro”, e gli è stato dato per gli estesi rivestimenti in oro colato voluti dall’imperatore e al soffitto abbellito con pietre semi-preziose e lamine d’avorio. La villa si estendeva per circa 250 ettari e la maggior parte della superficie era occupata da giardini con padiglioni destinati alle feste. Al centro di questi giardini, che comprendevano boschi e intere vigne, esisteva un laghetto, in parte artificiale, esattamente nel punto in cui successivamente venne eretto il Colosseo.
Questo gioiello architettonico, com’è noto, è al centro di un complesso progetto di restauro, e di messa in sicurezza, che potrà svelarla nella sua leggendaria interezza solo tra qualche anno.
Il grande monumento è sofferente per le radici degli alberi che si infiltrano nel terreno e che hanno creato un importante dissesto fino al crollo di una parte del soffitto, nel 2010.
L’obiettivo delle operazioni di restauro è quello di realizzare un nuovo sistema di coperture protettive che, per salvare le sale ipogee da infiltrazioni d’acqua e dal peso del terreno, compresa la minaccia delle radici di alberi secolari presenti nel parco sovrastante, ridisegna completamente i livelli del giardino. E solamente dopo la messa in sicurezza della struttura sarà possibile intervenire sulle pitture, che non dovranno essere spostate in laboratorio ma restaurate in loco, per non causare ulteriori danni dovuti al cambio di temperatura.
A partire dal 4 febbraio 2107, il cantiere della Domus Aurea ha riaperto al pubblico per permettere le visite didattiche ma solamente nel weekend proprio perché durante la settimana gli operatori sono dediti al restauro.
Giunti all’ingresso, è d’obbligo indossare l’elmetto, dopo di che ci si introduce in un ingresso che porta a una galleria, successiva alla costruzione della Domus e risalente ai tempi di Traiano. Subito dopo, nella galleria d’ingresso, i gruppi di visitatori, composti al massimo da 25 persone, possono assistere, per 7 minuti circa, alla prima proiezione emozionale tridimensionale sull’antica parete di laterizi e intonaco; e che ci narra la storia del monumento, dall’impresa architettonica e urbanistica di Nerone, passando per le trasformazioni e il seppellimento sotto strati di terra ordinato dall’imperatore Traiano, che usò la Domus Aurea come fondazioni per le sue Terme, fino ad arrivare alla Seconda Guerra Mondiale quando le gallerie vennero usate come rifugio per gli sfollati.
La visita al cantiere è sicuramente all’altezza delle aspettative, si può non solo arrivare fino all’Aula Ottagona, capolavoro mozzafiato di architettura, ma esplorare, per la prima volta, alcune delle sale nel settore ovest della villa.
Il nucleo principale della Domus Aurea è costituito da due cortili di forma pentagonale che fungono da raccordo tra i settori occidentale e orientale. Tra i due cortili si trova una grande sala ottagonale, con volta a padiglione. La decorazione delle pareti era formata, fino a una certa altezza, da lastre marmoree ora scomparse. La parte più alta, e i soffitti, erano decorati da pitture e stucchi con scene della mitologia.
Gli ambienti, oltre a essere finemente decorati, erano anche arricchiti da numerose statue provenienti dalla Grecia e dall’Asia Minore. La casa fu abitata fino al 104 d.C. quando un violento incendio ne provocò la fine.
Dopo la morte di Nerone, la dimora venne spogliata dei suoi rivestimenti preziosi. Sul terreno dove sorgeva la Domus Aurea vennero costruite le Terme di Tito, il Tempio di Venere a Roma e il Colosseo. In quarant’anni la Domus Aurea venne totalmente sepolta sotto nuove costruzioni, tra cui le Terme di Traiano, con l’interramento degli ambienti e la chiusura degli accessi. L’edificazione delle Terme ha consentito alla Domus Aurea la conservazione di alcuni suoi ambienti fino ai nostri giorni. E questa, forse, è stata la sua fortuna. La sepoltura aiutò i dipinti a sopravvivere, la sabbia funzionò come per le ceneri vulcaniche di Pompei, proteggendoli dall’umidità.
La Domus Aurea fu scoperta solo verso la fine del XV secolo, quando un giovane romano cadde accidentalmente in una grotta. Quella non era altro che una stanza appartenente alla villa. La grotta era rivestita da figure dipinte. Ben presto la voce si sparse e i giovani artisti romani, di cui sono visibili oggi le firme in alto sui muri, si calarono all’interno delle “grotte” per ammirare i suggestivi affreschi antichi e ricopiarli a lume di candela. Oggi gli affreschi risultano sbiaditi, ma furono studiati nel corso del Rinascimento da artisti come Michelangelo e Raffaello. Grazie alla scoperta di queste pitture, chiamate grottesche, per la provenienza, fu coniato il termine “grottesco”.
Oltre alla visita del cantiere, come implementazione rispetto ai precedenti anni, è stato realizzato un progetto site specific di realtà immersiva e video racconto, grazie al quale è possibile ritrovarsi sospesi nella storia e nella bellezza di una delle più sontuose e splendide dimore dell’antichità, ricostruita virtualmente così come doveva apparire nel suo massimo splendore.
Oggi, gli ambienti appaiono bui e tetri perché tutte le aperture sono state chiuse per la costruzione delle soprastanti terme; da esse si scorge perfettamente la terra usata da riempimento degli ambienti, parzialmente spostata per liberarli successivamente. Grazie alle riproduzioni multimediali, è possibile immergersi negli ambienti così come erano in origine, quando la luce era l’elemento predominante, con tutti gli ambienti aperti su un porticato, dal quale si poteva godere la vista della valle con il lago artificiale e i giardini che lo circondavano.
La seconda postazione, infatti, è nella Sala della volta dorata, dove il progetto di realtà virtuale regala davvero un picco di vertigine. I visitatori possono sedersi su 25 postazioni computerizzate, e, con uno speciale visore, per circa 6 minuti, parte il viaggio immersivo in quella che era una delle sale più suggestive e preziose dell’ala orientale del padiglione sul Colle Oppio. Le pareti si rivestono magicamente di marmi, stucchi e decorazioni, fino a restituire l’aspetto prezioso fatto di pitture e cornici in foglia d’oro che caratterizzava la volta a botte. Ma non finisce qui. Il pubblico, da seduto, proverà la vertigine di alzarsi fino a dodici metri d’altezza, per vedere da vicino le decorazioni, quasi evocando l’esperienza degli artisti del Rinascimento che si calarono dal Colle Oppio, alla luce delle torce, sugli strati di terra che riempivano la sala. All’improvviso la parete di terra che chiude la sala si apre su colonnati, giardini, terrazzamenti, fontane con cui la Domus Aurea si affacciava sulla Valle del Colosseo. I visitatori arrivano ad affacciarsi sui giardini, e possono godersi i riverberi di luce riflessi sugli specchi d’acqua, fino ad affacciarsi sulla Roma di Nerone, scrutando lo skyline del Palatino e del Celio.
L’effetto finale è un vero e proprio viaggio nel tempo, un corto circuito cognitivo ed emozionale del tutto nuovo nel panorama delle tecnologie applicate ai beni culturali.
L’esperienza è veramente unica perché non solo permette di scoprire le meraviglie mozzafiato della reggia d’oro di Nerone, ma anche di vedere in diretta il salvataggio del gioiello millenario.
Le visite saranno possibili fino a dicembre 2017, ogni sabato e domenica, e l’accesso è consentito solo con visita didattica con realtà virtuale.