Prima di scrivere queste poche righe sullo scandalo che ha travolto il mondo di celluloide hollywoodiano, in queste ultime due settimane, ho atteso di poter conoscere meglio i fatti.
Più la marea scandalistica montava, e più mi convincevo di come non fosse possibile scindere Hollywood, e tutti i mondi che intorno le ruotano, da ciò che, purtroppo è un problema serissimo nel mondo reale.
Una pratica depravata, che negli ultimi due decenni si è estesa come un cancro nel mondo occidentale.
E, nonostante Hollywood sia stata costruita sullo sfruttamento sessuale – dal tentativo di abusare di una Shirley Temple ancora bambina, a Marilyn Monroe che definì Hollywood un «bordello sovraffollato», fino a casi più recenti come quelli di Roman Polanski e Bill Cosby, ha sempre tentato, in maniera alquanto subdola, di farci credere, attraverso i suo film, di essere il luogo deputato all’emancipazione femminile ed alla diffusione di questo verbo nel mondo.
Ora il caso Harvey Weinstein ha smascherato questa finta verità e il potere del cinema sarà costretto a recitare il mea culpa.
Una richiesta di perdono, che sarà recitata in forma pubblica e fintamente sincera, così come da tradizione cinematografica.
Ma saranno proprie le donne, vittime prima ed accusatrici poi, tutte quelle donne che hanno deciso, svelando i comportamenti di Weinstein, a fronteggiare e demolire il muro di ipocrisia che, inevitabilmente si alzerà intorno a questa faccenda.
Saranno loro, Ashley Judd, Angelina Jolie, Rosanna Arquette, Gwyneth Paltrow, Mira Sorvino, Rose McGowan e Asia Argento, a farsi portavoce di un mondo che chiede di modificare le regole del gioco attuale. Perché non solo loro sono state, sono e saranno vittime di violenze. Perché, al di là dello scandalo attuale, la consuetudine della donna trattata come un oggetto, emotivamente manipolata e fisicamente abusata, si estende ben al di là dei confini di Hollywood.
La spessa coltre di ipocrisia e silenzio intorno ai personaggi forti, consente loro, così come a Weinstein di farla franca.
Proprio per questo, ora più che mai, visto anche il potere mediatico di cui godono, queste prime testimoni della condizione femminile, dovranno esercitare tutta la loro influenza, per rendere il mondo un posto migliore, per le loro e le nostre figlie.