Grosseto, Arcidosso, Cinigiano, Civitella Paganico, Gavorrano sono i comuni toscani che a partire dal 2014 hanno avviato esperienze di volontariato sociale attraverso l’impegno di migranti richiedenti asilo, a beneficio delle rispettive comunità cittadine.
In questi giorni però è stato siglato un protocollo d’intesa assai particolare che riguarda per la prima volta attività di valore socio-culturale, destinate alla cura dei complessi monumentali presenti nel sito archeologico di Roselle, simbolo identitario forte e riconoscibile della comunità grossetana.
A sottoscrivere l’accordo: il prefetto, il sovrintendente archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e i rappresentanti dei tre soggetti gestori del servizio di accoglienza per richiedenti asilo nel territorio comunale di Grosseto.
Così ora a supporto del personale professionale per attività di manutenzione, scavo e restauro collaboreranno anche alcuni stranieri richiedenti asilo che affiancheranno il personale incaricato di accogliere, orientare e informare i visitatori dell’area etrusco-romana. I volontari selezionati riceveranno un’apposita formazione e saranno seguiti nelle loro attività da una cabina di regia istituita presso la locale prefettura.
L’Area archeologica di Roselle si trova ad una decina di chilometri da Grosseto, lungo la strada statale che dalla città maremmana conduce a Siena. Situata in posizione geografica particolarmente interessante, su due colline collegate da una valletta, Roselle anticamente dominava il versante sudorientale del lago Prile, via naturale di comunicazione con il mare e le città costiere, mentre il fiume Ombrone, presso la cui foce sorgeva la città, rendeva possibile il commercio con la Val d’Orcia e le zone dell’Etruria interna.
Sebbene siano attestate tracce di frequentazione di età preistorica e protostorica, Roselle venne strutturalmente abitata, con certezza, dalla prima metà del VII sec. a.C., come confermano i resti di importanti mura di terrazzamento con alzato in mattoni crudi nell’area della collina nord e da un edificio recintato, recentemente interpretato come luogo di culto o sede del potere, localizzato proprio tra le due colline.
Nel VI sec. a.C. la città ebbe un notevole sviluppo come dimostra il principale complesso monumentale etrusco rosellano: la cinta muraria, lunga più di tre chilometri, visibile e fruibile per lunghi tratti. Ambedue le colline, circondate dalle mura, furono ampiamente urbanizzate: sulla collina settentrionale furono realizzati per lo più edifici privati (casa dell’impluvium); su quella meridionale si concentrarono invece strutture di tipo artigianale (ad esempio i forni).
Lo storico Tito Livio scrisse che Roselle venne conquistata da Roma ad opera del console Lucio Postumio Megello, l’archeologia tuttavia non documenta questo evento e le testimonianze dei primi due secoli dopo la conquista sono, ad oggi, piuttosto scarse.
Camminando a lunghi passi nella storia, nel 1138 una bolla di Papa Innocenzo II (1130-43) sancì il trasferimento della diocesi nel vicino centro di Grosseto, la cui esistenza è testimoniata fin dall’inizio del IX secolo. Il decreto determinò la fine della civitas di Roselle, che da allora, nominata come castrum, fu progressivamente abbandonata e si ridusse ad “una solitudine selvaggia di pietre e di cespugli spinosi, tana della volpe e del cinghiale, del serpe e della lucertola; visitata solo dal mandriano e dal pastore”. Così la descrisse George Dennis, diplomatico ed erudito inglese del XIX secolo, in occasione di una suo viaggio in Maremma.
Roselle rimase abbandonata per secoli e ciò che restava dell’antica città fiorente finì sepolto e dimenticato.
Tra la fine del XVIII e del XIX secolo con l’innalzamento di Grosseto a capitale provinciale e l’avvio delle bonifiche sotto Leopoldo di Lorena, quest’area tornò ad essere abitata e si formò un villaggio a valle dell’antico sito, proprio nel punto in cui sorgeva la chiesetta di San Lorenzo e dove sgorgava una sorgente termale, che assunse il nome di Bagni di Roselle.
Nel 1938 vi fu quindi costruita una grande chiesa parrocchiale e in tal modo il territorio tornò ad essere un centro abitato a tutti gli effetti denominato, geograficamente, frazione.
Tra gli anni ’50 e e ‘60, infine, grazie al contributo dell’archeologo Aldo Mazzolai, la città antica venne trasformata in un parco archeologico che ha fatto di Roselle una località turistica di un certo rilievo. Con i suoi 3.000 abitanti la frazione risulta oggi la più popolosa del comune di Grosseto.