Ieri si è corsa una delle tappe più belle del Giro d’Italia.
Il Tappone Dolomitico ci ha offerto la possibilità di ammirare la carovana sui 6 passi dolomitici più complicati del Giro.
Il Passo Pordoi, Passo Sella, Passo Gardena, Passo Campolongo, Passo Giau e, infine, il Passo Valparola.
Aldilà della vittoria di Chaves, che è riuscita a suscitare la nostra ammirazione per l’impegno e la costanza che ci sono voluti per affrontare questa tappa, ci piacerebbe oggi ricordare insieme a voi un episodio che particolarmente lega il pubblico italiano a questa montagna.
Alcuni anni fa, mi sono trovato sul Pordoi e la sua magia mi ha subito riportato alla mente le tante immagini viste nei filmati d’epoca.
A facilitare questo compito sicuramente è servita anche la statua dedicata a Fausto Coppi che si trova in cima.
Perché, se il Passo Sella è la montagna di Pantani, il Passo Pordoi è la montagna di Coppi.
Qui, Fausto Coppi riuscì a trionfare nel 1947, nel 1949 e nel 1950.
Ma la vittoria del 1940, sulla cima, di Gino Bartali, nasconde una storia che riteniamo sia giusto ricordare con le parole dell’epoca.
Beppe Pegoletti sulla Nazione scrisse: “Coppi non andava, proprio non andava più. Era una pena vedere quel ragazzo così stravolto, soffrire a quel modo su quella tremenda salita. Ma un paio di tornanti più su un corridore si era fermato e aspettava: era Bartali. Gino prese a gridare: “Coraggio, vieni su, vieni su!”. Intirizzito dal freddo, cianotico, finalmente Coppi gli fu a ruota. Allora Bartali cominciò a fargli strada, con pazienza, direi anche con amore. Pedalando rotondo, a lieve andatura, aumentava gradatamente il ritmo della scalata. L’impresa pareva disperata perché Fausto non rispondeva adeguatamente alle accelerate. “Forza Fausto. Bravo, così! Dai, dai…”: questo sussurrava Bartali voltandosi ogni poco a guardare. Ma Coppi non era affatto guarito. Ci fu un attimo anzi nel quale tutto sembrò perduto. Addirittura barcollando, la maglia rosa stava per mettere piede a terra. Era proprio sull’orlo della rinuncia. Anche Bartali se ne accorse. Allora Gino balzò giù di sella, si chinò sul bordo della strada, raccolse una manciata di neve e con quella frizionò la fronte di Coppi. Poi, infilandogli la mano nella maglia, lasciò scivolare un po’ di neve lungo il collo. Fu come una frustata. Fausto reagì. Pian piano, rinfrancandosi, tenne la ruota di Gino.”
La squadra, in quell’occasione, per Gino che era stato vittima di un incidente in precedenza, venne prima di tutto. Lui non avrebbe vinto il giro, ma questo non doveva pregiudicare la vittoria di uno dei suoi. Fece riprendere Coppi dalla fatica e lo portò a vincere il suo primo giro d’Italia.
La tappa invece fu vinta da Bartali su indicazione dell’ammiraglia, che dopo un diverbio tra i due per un errore di strada, fece arrivare l’ordine “Basta! Il Giro ormai è nostro. La tappa è di Gino!” .