Russo, Marino, Romano, Rossi, Bruno…ecco potrebbe sembrare un elenco di un qualsiasi registro scolastico. In realtà non lo è.
Questo è l’elenco, in perfetto ordine di classifica, dei cognomi italiani più famosi in territorio statunitense alla data del 2014. Il censimento effettuato dagli USA evidenzia come i Russo siano 45787, conquistando la prima posizione con un certo margine di vantaggio rispetto ai secondi classificati. In seconda posizione, infatti, vi sono i Marino con 24280 persone. La medaglia di bronzo spetta ai Rossi con 23879 persone.
La classifica, ovviamente, non si ferma qui; vi sono i Bruno, gli Esposito, i Caruso, i Rizzo, i Gallo, i Greco, i De luca, i Giordano, i Lombardo, i Leone, i De Marco, i Lombardi, ed ancora i Ferrara, gli Amato, i Messina, i D’Amico, i Vitale, i Barone e i Martino.
Insomma è interessante constatare che, in una fase storica in cui si chiudono le frontiere, negli Usa vi siano dei cognomi, e quindi una comunità, nella fattispecie fatta di italiani, così ampia e numerosa. Anzi, se chi legge non sapesse che parliamo degli Usa, sembrerebbe come se stessimo raccontando di un censimento italiano. In realtà narriamo di una emigrazione di italiani che, nel periodo che va dal 1820 al 1920, ha interessato più di quattro milioni di persone. Nessun gruppo etnico ha raggiunto, in un arco temporale così ristretto, una dimensione tanto numerosa. E’ stata una presenza, quella italiana negli Usa, che ha avuto una ramificazione incredibile, a macchia di leopardo, ed ha interessato le vaste e distese terre del nord America. Oggi questi cognomi sono particolarmente presenti nel nordest degli Stati Uniti dove, dagli ultimi dati, risulta vivano circa diciotto milioni di italoamericani.
Una presenza importante, quella degli italiani d’America, che si è integrata nella società americana in maniera uniforme.
Oggi ripensare a quei flussi migratori, che rammentiamo interessarono gran parte dell’Europa per un totale di circa trenta milioni di persone, fa sorridere. Soprattutto se pensiamo ai muri che si sta tentando di alzare proprio a due passi dei nostri confini. Bisognerebbe avere la cultura della conoscenza di ciò che è stata nei secoli l’immigrazione. Certo ci sarebbe bisogno di Stati che parlino con cognizione e con maggiore responsabilità. Altresì vi è il rischio di avere una demagogia di fondo che, fusa con l’ignoranza e la paura dell’altro, rischia di generare solo dei muri inutili.
C’è, però, la necessità di regole certe e rispetto della dignità umana. Per questo basterebbero le parole di Papa Francesco quando afferma che “milioni di famiglie oggi sperimentano la condizione drammatica dei profughi. Anche Gesù e la sua famiglia hanno sperimentato questa difficoltà”.
”Quasi ogni giorno la televisione e i giornali danno notizie di profughi che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie. In terre lontane, anche quando trovano lavoro, non sempre i profughi e gli immigrati incontrano accoglienza vera, rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori. Le loro legittime aspettative si scontrano con situazioni complesse e difficoltà che sembrano a volte insuperabili”.
Ecco tutto questo dovrebbe far riflettere su cosa siamo e cosa vogliamo diventare nell’era della società 2.0.