Sorto come insediamento rurale nel 1927-28, in pieno ventennio fascista, questo giovane e particolare borgo dipese totalmente dalle attività e dal volume degli introiti delle aziende agricole e commerciali (per gran parte dedite alla coltivazione dell’uva e alla produzione di vino) presenti allora sul suo territorio.
Situato nella zona centromeridionale della Puglia a pochi km. da Lecce, durante gli anni della sua massima espansione demografica – che coincise anche con il periodo di maggiore profitto delle sue imprese – Monteruga arrivò ad avere una popolazione di quasi mille abitanti. Molti lavoratori giunsero dal profondo sud, dando vita ad una colonizzazione che si protrasse sino al dopoguerra, periodo in cui la riforma fondiaria interessò diverse regioni della penisola.
La redistribuzione di grandi appezzamenti agricoli, infatti, diede la possibilità a migliaia di piccoli braccianti di entrare in possesso di terreni per poterli coltivare e ricavarne un reddito.
In Puglia, la riforma, decisa dal Parlamento con un decreto e resa attuabile anche grazie ai fondi stanziati dal Piano Marshall, fu operativa dopo tutta una serie di agitazioni popolari che coinvolsero le campagne del Salento. Così, tra il 1947 ed il 1951 Monteruga si trasformò in uno dei centri commerciali più fiorenti della zona raccogliendosi attorno alle sue masserie, alle sue coltivazioni ed alle sue case. Vi furono costruite anche delle scuole ed una chiesa, mentre la maggior parte dei migranti proveniente da altre località si stabilì colà a titolo definitivo.
Tuttavia, gli anni Settanta vennero caratterizzati dalla messa in liquidazione di alcune imprese del territorio che misero k.o. quasi tutto il circuito occupazionale del piccolo centro salentino. Tra queste aziende, le più importanti a fallire furono la “Monteruga”, società agricola, e la “Sebi”, industria elettrica per l’irrigazione, le quali davano lavoro a molti residenti e che a partire dagli anni Ottanta cominciarono ad accusare bilanci fallimentari.
Dopo la loro privatizzazione, progressivamente, attratti anche dall’estensione dei grandi centri urbani regionali, la maggior parte degli abitanti di Monteruga abbandonò quelle terre e si trasferì altrove. Fu l’inizio del declino di tutta l’area e del suo pressochè totale abbandono. Attualmente, tutta la frazione è dismessa, colma di vegetazione e soggetta all’usura del clima che ne sta erodendo le vecchie strutture.
Nonostante le proposte di recupero del borgo, le amministrazioni locali non hanno ancora preso decisioni in merito, né il comune di Veglie, nel quale Monteruga è stato inglobato, ha dato notizie circa un ipotetico intervento di manutenzione.