Oggi è San Giuseppe, Padre putativo di Gesù per i cattolici, ed è anche il giorno speciale che tutti noi festeggiamo i papà. E proprio in questa domenica di festività il mondo dello sport, e particolarmente il calcio, celebra il compleanno del papà degli allenatori: Carletto Mazzone. Meglio conosciuto come il “sor magara”. Quest’oggi, infatti, Carletto Mazzone arriva alla fatidica soglia degli 80 anni. Una data importante di colui che è considerato, come dicevamo in incipit, il papà degli allenatori.
Un personaggio reso famoso dal proprio carattere, che è un insieme di romanità e dolcezza, rendendolo adorabile al cospetto di tutti i campi di calcio italiani, da nord a sud, tra squadre e tifosi amici come di quelle dei nemici. Una fama incontrastata che ha sopperito ai risultati di campo. Perché il nostro Carletto non ha vinto come i pluripremiati Trapattoni, Bearzot e Capello.
Anzi, non ha alzato nulla che si elevasse a livello europeo ed italiano. Lui, tifoso romanista dalla nascita, è riuscito, con la sua maggica, ad assaporare, solamente, qualche elemento verticistico; ma nulla di più.
E’, però, riuscito a fare conoscere il grande palcoscenico al Catanzaro, al Brescia e alla sua Ascoli. Perché Carletto, tanto romano dentro e fuori, ha deciso di vivere ad Ascoli, da dove proviene la moglie Mariapia, senza esitazione; un capoluogo magico, quello dei Piceni, che oggi, nella persona del proprio sindaco, Guido Castelli, gli vuole intitolare la tribuna est dello stadio Del Duca. “E’ un grande onore per la nostra città associare il nome di Carlo Mazzone a quello della nuova tribuna Est. Un romano verace che è diventato grande nel capoluogo piceno e che, al pari del ‘Presidentissimo’ Rozzi, ha fatto conoscere Ascoli in tutta Italia e anche fuori dai confini nazionali, diventando un vero emblema dei valori e dell’orgoglio della nostra gente”.
Perché Mazzone è così romanamente buono con la gente che lo circonda, tanto da adottarlo come un vero amico, un padre di tutti. Solo così si spiega un corsa perdifiato, quando allenava il Brescia, sotto la curva degli atalantini, notoriamente anti bresciani, ma soprattutto anti romanisti, a gridare tutta la gioia del mondo per la vittoria del suo Brescia sull’Atalanta dopo una partita di insulti personali; un momento epico di un romano, romanista, che si faceva apprezzare per quello che era ad ogni latitudine. Anche laddove la marcata cadenza romanesca era vista come un difetto, una diminutio esistenziale. E come non ricordare quando, dopo un derby vinto 3 a 0, emozionato fino alle lacrime corse fin sotto la curva sud indicando i tre gol fatti?
Ecco chi è Carletto Mazzone, il papa degli allenatori senza aver vinto un Champions League e tanto meno uno scudetto. Ma, allo stesso tempo, ha allenato tre grandi campioni come Roberto Baggio, Francesco Totti e Pep Guardiola. I tre moschettieri sono tra i migliori rappresentati del genere calcistico degli ultimi 20/30 anni, di quelli che hanno, o stanno per lasciare, alla storia pagine memorabili di un calcio fantastico, epico e che forse difficilmente potrà essere eguagliato. Sicuramente di Carlo Mazzone difficilmente ne avremo una copia, neanche in forma sbiadita.
Oggi, infatti, il calcio vive nella professionalità più esasperata, anche nelle serie cadette, e la genuità umana e professionale di Carletto è da considerarsi merce rara. Un grande allenatore, e un grande uomo, capace di vincere sempre non avendo vinto nulla. Perché il calcio non necessariamente deve essere visto nella chiave dei successi, il football è prima di tutto umanità e passione.
Una genialità, questa, pari a quella dei grandi calciatori allenati da Carletto. Questa la forza del papà degli allenatori. Auguri Carletto!!!