Ormai le candidature per la prossima selezione olimpica sono arrivate ad una fase avanzata. Si sente sempre di più parlare di pecunia, di opere da realizzare e di possibilità di introiti legati all’evento.
Quello che invece dovrebbe spingere un paese a proporsi per tale evento, non è la ribalta mediatica, ma i valori come l’amicizia, la lealtà, la solidarietà, l’impegno, il coraggio, il miglioramento di sé e la pace. Questi sono gl’ideali universali, validi per tutti e in ogni tempo, che lo sport promuove.
Lo sport si caratterizza attraverso il rispetto delle regole e dell’avversario.Confacente a questo modello è stata la storia di Eugenio Monti, uno dei più grandi atleti italiani.
Campione di Bob a due e prima di sci, che dovrà abbandonare per infortunio, nacque a Dobbiaco il 23 gennaio 1923 e maturò a Cortina. Conquistò 9 medaglie d’oro ai campionati mondiali e 6 medaglie olimpiche.
Gianni Brera lo soprannominò “Rosso Volante”, per il colore dei suoi capelli. Ma la nostra storia si concentra solo su una determinata Olimpiade: quella del 1964. I giochi austriaci ebbero un inizio difficile, fu addirittura necessario trasportare migliaia di metri cubi di neve dalle quote più alte, per rendere possibile lo svolgimento delle prove. Eugenio arrivò a Innsbruck già forte di due medaglie d’argento, conquistate nelle precedenti edizioni, e diverse medaglie d’oro conquistate nei mondiali.
Ma questo non bastava; arrivare così vicino alla conquista dell’oro olimpico per due volte di fila e non raggiungerlo era diventato frustante. E a 36 anni poteva trattarsi dell’ultima Olimpiade. Così arriva il gran giorno e l’italiano Eugenio Monti che gareggia nel bob a due con Sergio Siorpaes, è uno dei favoriti per la medaglia d’oro: gli avversari più pericolosi sono i britannici Tony Nash e Robin Dixon. Alla fine della prima manche gli azzurri sono primi, proprio davanti a Nash e Dixon.
Poco prima della partenza della seconda manche, Nash si accorge che si è rotto un bullone dell’asse posteriore del proprio bob: un imprevisto che lo escluderebbe dalla gara. Monti, dopo aver concluso la propria manche, che lo pone in testa alla classifica, si avvicina alla dotazione di riserva italiana, cerca il bullone, lo trova e lo mostra trionfante: «Questo è per Tony… Non gareggio mica aspettando che gli altri si ritirino!». Fu così che il duo italiano venne scavalcato vincendo solo il bronzo.
Ma vincere con onore significa vincere in modo corretto; perdere con onore significa accettare serenamente la sconfitta. Questa fu la visione che spinse Eugenio a commentare la disfatta con la seguente dichiarazione: «Nash non ha vinto perché gli ho dato il bullone. Ha vinto perché è andato più veloce».
Si riscatterà nel febbraio 1968 all’Olimpiade di Grenoble. A quarant’anni, il Rosso Volante, sulla terribile pista dell’Alpe d’Huez, conquista due ori magici. Questo gesto di fair play portò Eugenio Monti a diventare il primo atleta nella storia a ricevere la Medaglia Pierre de Coubertin (True Spirit of Sportsmanship medal).