Nella mattinata di giovedì, 11 febbraio, a Palazzo Mattei di Paganica, sede dell’Istituto della Enciclopedia Italiana, fondata da Giovanni Treccani, il Censis ha organizzato un incontro sul tema “La trasmissione della cultura nell’era digitale – Una inchiesta sul sapere”.
All’incontro hanno preso parte Massimo Bray (Direttore Generale della Treccani) e Giuseppe De Rita (Segretario Generale Censis). A discutere della ricerca sono stati Tullio De Mauro (Professore emerito Università Sapienza Roma), Carlo Freccero (Consigliere Rai) e Riccardo Luna (Digital Champion).
L’inchiesta sul sapere ha indagato i cambiamenti e le evoluzioni degli stili conoscitivi nell’epoca della
rivoluzione digitale. Si tratta di un’indagine campionaria che ha interessato gli italiani acculturati digitalizzati (soggetti con un’età di 25 anni e oltre, laureati, utenti di internet) mirando in particolare a un’interpretazione fedele e attendibile dei processi in corso, con l’obiettivo di individuare gli strumenti maggiormente impiegati ai fini culturali.
Risulta essere ancora il libro cartaceo il mezzo largamente diffuso per leggere romanzi, racconti, poesie (78,7%), saggi (71,9%), testi scolastici e universitari (67,1%), opere illustrate (59%). In parallelo, appare maggiormente digitalizzata la consultazione di Enciclopedie (60,6%), Dizionari (56,2%) e guide turistiche (29,1%).
La scuola e la biblioteca si presentano come figure simbolo della cultura, mentre, se si osserva il ruolo che il web sta acquisendo, dalle statistiche emerge che internet (27,6%) e la biblioteca (26,1%) si collocano a pari merito.
Fondamentale è la cultura veicolata dallo strumento cartaceo, anche se è necessario valutare al contempo gli effetti positivi della disintermediazione digitale; ciò
permette di sperimentare il privilegio di una “cultura on demand” e la soddisfazione di un percorso personalizzato. Ne ha sottolineato l’importanza Monica Maggioni (Presidente Rai) presente al convegno; il suo contributo ha marcato il grado di consapevolezza di questo nuovo modo di essere e concepire il digitale quale centro di ogni ragionamento posto alla base della scelta del palinsesto televisivo. Una scelta dettata perciò dal gusto dell’utente.
Altri interventi hanno arricchito il confronto. Riccardo Luna nella sua testimonianza ha raccontato di aver voluto Rita Levi Montalcini sulla copertina del primo numero di Wired Italia, la quale nel ’99, all’età di 100 anni, ha riconosciuto in internet una delle più grandi invenzioni. Ed oggi, nella ricerca del Censis, la figura dello scienziato si colloca al primo posto fra quelle che meglio incarnano il valore della cultura.
In definitiva, il libro non corre il pericolo di essere sostituito dalla rete. Freccero, comunque, si è posto il quesito sul futuro della pagina scritta. Ma se da una parte la rete consente l’accesso a un’infinità di informazioni in
tempo reale, è pur sempre il libro a garantire un approfondimento maggiore, dato che il web produce una semplificazione eccessiva.
In ogni caso si opera all’interno di una cornice che accoglie elementi contraddittori. Non mancano esempi di condizioni paradossali. Ai nostri giorni aumentano le scuole di scrittura, ma la fiction, destinata ad alimentare un’editoria seriale, attrae sempre più l’industria dell’audiovisivo.
Questa ricerca del Censis apre dunque le porte a ulteriori indagini e riflessioni. La competizione tra editoria (tradizionale) e mondo digitale passa e continuerà in futuro a passare attraverso l’incessante dialettica di conferme e smentite. Un buon libro non cederà mai alla compulsiva facilità dell’ipertesto, ma nessuna pagina scritta impedirà di apprezzare la sconfinata risorsa ed estrema duttilità dell’online. Forse può crescere, lungo un percorso nient’affatto predeterminato, una forza di attrazione reciproca.
(I dati presenti nell’articolo sono consultabili nella rivista Censis N. 10 2015 – La trasmissione della cultura nell’era digitale – Una inchiesta sul sapere)