« …Quella catena di promontori e di golfi lunati dava l’immagine d’un proseguimento di offerte, poiché ciascun seno recava un tesoro cereale. Le ginestre spandevano per tutta la costa un manto aureo. Da ogni cespo saliva una nube densa di effluvio, come da un turibolo. L’aria respirata deliziava come un sorso d’elisir. »
Così Gabriele D’Annunzio descrive l’Abruzzo, “Regione Verde d’Europa”, che si estende dal cuore dell’Appennino al mare Adriatico su un territorio prevalentemente montuoso e selvaggio.
Una zona ricca di storia, tradizioni e testimonianze artistiche, chiese, palazzi civici, musei e siti archeologici. Fiore all’occhiello di questa regione è sicuramente l’arte, ogni forma di arte, una fra tutte quella culinaria, viva ed indipendente.
La cucina abruzzese è molto varia e si basa su ricette contadine, con particolare riferimento alla realtà della pastorizia. Piatto tipico per eccellenza è una zuppa che ancora oggi si prepara in occasione del Primo maggio, specie nella zona di Teramo, chiamata “Le Virtù”.
Si racconta che le massaie, con l’arrivo della primavera, erano solite ripulire le madie da tutti gli avanzi di legumi secchi, nonché dai vari tipi di pasta, mescolando tutto con le primizie della nuova stagione. Insomma, le Virtù sono il piatto tipico con cui si festeggiava la festa del Majo, un’antica festa propiziatoria per i raccolti.
Ancora oggi i cittadini girano per le case cantando e annunciando l’arrivo della primavera, consumando questa ricca zuppa.
Secondo una leggenda, le Virtù teramane dovevano contenere sette tipi di legumi, sette tipi di pasta, sette tipi di erbe, per poi essere cucinato tutto insieme da sette vergini per ben sette ore: sette….proprio come le virtù cristiane.
Ci sono tante ipotesi circa l’origine del nome. Secondo qualcuno, virtuosa sarebbe proprio la capacità economica della massaia pronta a gestire per il meglio la dispensa lungo l’arco dell’inverno.
Secondo altri, le virtù sono i legumi e le verdure prodotti dalla fatica dei contadini, doni preziosi della terra.
Vi proponiamo la ricetta: 1 Kg di fagioli borlotti, 1kg di fagioli tondini bianchi, 1kg di ceci, 200g di lenticchie, 100g di grano, 100g di cicerchia, 2kg di fave fresche, 1kg di piselli freschi, 2 zucchine, 3 carciofi, 2kg di verdure dell’orto: bietole, indivia, cicoria, aneto e borragine, carote, sedano, cipolle fresche, aglio fresco, erbe aromatiche: maggiorana, timo, menta santoreggia, salvia, alloro, 500g di pasta secca mista, 500g di pasta all’uovo mista, 300g di pancetta di maiale, olio, sale, pepe e una grattata di noce moscata.
Tenete in ammollo i legumi secchi sin dal giorno prima. Cuocete i legumi in pentole separate. Tritate la carota, il sedano, la cipolla e l’aglio con le erbe aromatiche. Cuocete separatamente fave, piselli, zucchine e carciofi con pancetta, olio e trito.
Lessate le verdure fresche, tagliuzzatele e ripassatele in padella con olio, pancetta e trito. Mettete a bollire la pasta fresca e quella secca. Cotta la pasta, unite tutti gli ingredienti preparati. Continuate a cuocere il tutto per qualche minuto per insaporire.