Giungendo in Franciacorta la prima cosa che si nota non sono i vigneti. Come tutto ciò che è davvero prezioso, i vigneti della Franciacorta si lasciano scoprire con lentezza quasi accompagnando il visitatore nel percorso di conoscenza del territorio e delle tradizioni vitivinicole locali.
I vigneti, principalmente Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero costituiscono un tratto identitario del paesaggio formando insieme al lago d’Iseo ed alle alture prealpine un quadro naturale sospeso nel tempo.
Non è quindi un caso che si dica che un territorio “bello” è propenso a produrre uve straordinarie che poi il lavoro di cantina trasformerà in vino d’eccellenza; le caleidoscopiche interpretazioni dello Chardonnay, Pinot Bianco e Nero che si scoprono in Franciacorta ispirano la stessa bellezza e armonia che questi luoghi regalano alla vista.
Man mano che si conosce il territorio si ha modo di apprezzarne le peculiarità uniche che lo caratterizzano, la composizione del terreno, la diversità morfologica delle varie zone e la varietà microclimatica denotano non una semplice vocazione vitivinicola ma il luogo ideale per una produzione d’eccellenza; in Franciacorta questa vocazione diventa talento per l’eccellenza, che viene coltivato con passione e dedizione dai molti produttori consapevoli e lungimiranti la cui mission è quella di rendere coerente il territorio con il suo prodotto per poterlo comunicare efficacemente.
Il vino deve poter comunicare i valori del proprio territorio al visitatore che attraverso la bottiglia ne apprezzerà la sintesi migliore.
Non è la singola cantina che trova beneficio e appagamento da un territorio che esprime la qualità dei propri vini attraverso fattori importanti come la bellezza, la vivibilità, la salubrità, la storia e i colori ma l’intera denominazione Franciacorta che così diventa l’emblema, la comune matrice qualitativa dei propri vini.
Franciacorta tuttavia non è solo vino, è cultura, artigianato, tradizione gastronomica, piccole botteghe di paese che conservano i sapori e gli odori non necessariamente o solamente del passato ma di un presente che intuisce le potenzialità di sviluppo e le opportunità di una mixité d’eccezione.
La spiccata diversità dei terreni di Franciacorta, circa 86 diversi tra loro, suddivisi in 6 macrocategorie, emerge in ciascuna bottiglia attraverso la peculiare mineralità e unicità del corredo gusto olfattivo.
All’interno della denominazione ritroviamo quindi una complessità di fattori in grado di rendere ogni Franciacorta unico e riconoscibile; non sorprende infatti che ogni azienda o meglio ogni singolo vigneto dia un vino diverso dall’altro ciascuno capace di parlare del territorio, di raccontare di sé al degustatore attraverso le mille sfumature che la sensibilità di questi vitigni sa raccogliere e esprimere.
L’etimologia del nome “Franciacorta” è controversa (legata ai francesi? A Carlo Magno? A Carlo d’Angiò? O perché “zona franca”?), ma almeno affidiamoci ai suoi vini per “ascoltare” la sua veridica, antica narrazione.