Un importante riconoscimento internazionale e un progetto originale rilanciano il tema squisitamente italiano della bellezza. Mi riferisco alla proclamazione di Roma città creativa per il cinema da parte dell’Unesco e al progetto della fondazione Italia Patria della Bellezza, in collaborazione con Prometeia, a proposito di una “economia della bellezza”.
Roma come capitale storica del cinema, dell’industria dei sogni, e oggi set ambitissimo di film, spot pubblicitari, fiction, e la bellezza assunta per la prima volta come decisivo elemento del Pil, volano di affari e investimenti virtuosi. Ma cosa significa l’idea di bellezza per l’Italia? Negli anni ’50 Carlo Levi scriveva che “altri popoli vivono attorno a una istituzione, a un patto giuridico, a un esercito, a una religione, a una certa idea dello stato”, mentre gli italiani si raccolgono attorno all’arte, al “primato del momento estetico” (da un articolo del 1956 su “Holiday”: “Where art is life”).
E’ qui in gioco una intera civiltà, appunto con una sua idea di bellezza: idea non formalistica, non estetizzante, non decorativa. La bellezza corrisponde a un modo di essere, di vivere, di relazionarsi agli altri e al paesaggio Nel suo recente Ultimi viaggi dell’Italia perduta Raffaele La Capria ce lo spiega: “La Bellezza di cui qui si parla non è un fatto puramente estetico, ma ha a che fare con la nostra più segreta identità e con la nostra memoria immaginativa…”. Lo stile di La Capria, splendido 93enne della nostra letteratura, combina da sempre la semplicità con la complessità.
A ben vedere questo mix di semplicità e complessità è il sigillo della grande tradizione italiana, di quella miracolosa visione del mondo che nel nostro paese affiorò lungo tre o quattro secoli in letteratura, nelle arti figurative e in musica, ma che oggi sopravvive nell’artigianato, nel cinema e in tante altre forme espressive. Pensiamo alla “sublime semplicità” delle complicate architetture ariostesche, come volle definirle De Sanctis, o della prosa limpida ed elegante di Galileo. Ma pensiamo anche alla miracolosa semplicità della nostra cucina, dei vestiti dei nostri stilisti e del design automobilistico.