Qualcosa si muove sull’asse Roma-Parigi. Dopo la lettera del direttore del Giornale dei Comuni Lucio D’Ubaldo al prefetto Francesco Paolo Tronca, con la quale manifestava al commissario del Campidoglio la necessità di dare nuovo slancio al gemellaggio tra la Città Eterna e la capitale francese, sottolineando la disponibilità del Giornale dei Comuni a essere partner di qualsiasi iniziativa in tal senso, l’amministrazione capitolina ha provveduto ad allacciare rapporti con l’ambasciata di Francia.
I contatti tra il commissario della Capitale e piazza Farnese vertono proprio sull’unico gemellaggio di Roma e sulle modalità per rinsaldare l’unione tra due capitali fondatrici dell’Unione europea e portatrici di valori universali come la libertà, la giustizia, l’uguaglianza.
Nel giorno in cui cade il trigesimo delle stragi parigine firmate dallo Stato islamico dello scorso venerdì 13 novembre, come Giornale dei Comuni ci sentiamo di lanciare una proposta al commissario Tronca. Un piccolo gesto per sancire ancora una volta la solidarietà romana verso i cugini parigini e per rinsaldare un gemellaggio che potrebbe davvero dare nuovo vigore anche al progetto europeo.
La nostra proposta è molto semplice: annunciare la riqualificazione di via Parigi, della targa che ricorda il gemellaggio e della stele con la caravella alla sua sommità e presentare le opere restaurate il 9 aprile del 2016, a cinquant’anni esatti dalla firma del gemellaggio, caduta appunto il 9 aprile del 1956.
I tempi ci sono tutti e anche economicamente l’impresa sarebbe più che sostenibile. Via Parigi, infatti, è una piccola strada dietro piazza della Repubblica e praticamente adiacente al Planetarium. Prima del 1959 in quella zona di Roma vicino a via XX Settembre e alla Stazione Termine, non c’era traccia del toponimo Parigi, che la toponomastica comincia a conoscere colo nel 1959, quando cioè una via venne intitolata all’antica Lutetia Parisiorum, città romana così chiamata per la presenza in quella zona di Gallia dei galli appunti Parisi.
Il gemellaggio fu celebrato solennemente anche negli anni a venire, anche per ricordare il significato politico, visto che le due città fino a pochi anni prima erano in guerra e nel 1957 avrebbero contribuito ad edificare l’Europa unita. Una lapide di marmo in via Parigi ancora oggi ricorda l’evento, ma è tutta annerita, decisamente logorata dagli anni e dallo smog.
Ci sono poi la colonna, di marmo cipollino rinvenuta anni prima in piazza Nicosia, e alla sua sommità una caravella in bronzo, donata dalla municipalità di Parigi a simboleggiare i mercanti che proprio in caravella viaggiavano lungo la Senna. Un dono ricambiato, all’epoca, dal sindaco Cioccetti, che regalò a Parigi una copia della Lupa capitolina, collocata oggi in place Paul Painlevé.
Oggi via Parigi assiste di giorno al traffico caotico di una zona appena fuori della Ztl e vicina tanto al Muro Torto quanto alla Stazione Termini e per questo ampiamente congestionata. Di notte al degrado di sbandati e senza tetto. Non proprio un bel modo di celebrare un gemellaggio tanto simbolico. La sua riqualificazione sarebbe un piccolo gesto dall’enorme fragore, un esempio per l’intera Europa, un segno tangibile della solidarietà con il popolo francese e dell’unità dei popoli e delle città davanti ala minaccia terroristica.
E consentirebbe a Roma di riappropriarsi di quel ruolo di leadership, di guida morale e di feconda fucine di idee politica e di collaborazione europeista che dal dopoguerra ad oggi hanno sempre caratterizzato la Capitale.