Le contraddizioni che hanno segnato la ricorrenza della rivoluzione d’ottobre a Mosca sono state molte. Non vi era una vera voglia di festeggiare l’evento che, nella capitale russa, è quasi passato in sordina. Però, visto che la storia non può essere dimenticata, pur di far qualcosa il Cremlino si è lasciato andare ad una serie di eventi in contrasto fra loro. Infatti, basti pensare che, tra il busto di Stalin, la persona responsabile del Grande Terrore e il monumento dedicato alle vittime della repressione nell’Unione Sovietica, vi sono solo due chilometri e che, entrambi i monumenti, sono stati inaugurati a meno di sei settimane dalla ricorrenza della Rivoluzione bolscevica del 1917.
Il busto di Stalin, insieme a sei altri busti di leader sovietici, è stato inaugurato il 22 settembre in occasione di una cerimonia presieduta dal ministro della Cultura Vladimir Medinski. Opera dello scultore Zurab Zereteli, i busti, si trovano sin dal Medioevo sul Viale dei Governanti, nel parco del Museo delle uniformi militari della Società storico-militare russa, un’associazione fondata da Vladimir Putin e guidata proprio dal ministro della Cultura Medinski. Si tratta della stessa società che ha promosso l’inaugurazione di una grande statua a Mikhail Kalashnikov, l’inventore del micidiale Ak-47. Sempre sulla stessa strada, è stata posizionata la statua dedicata a Ivan IV, conosciuto come “Il Terribile”, il controverso sovrano ricordato per aver creato la polizia politica Oprichnina che seminò il terrore in tutto il Paese, ma anche per aver esteso i confini dell’Impero fino a Kazan e Astrakhan. La statua, eretta in origine nella città di Aleksandrov, regione di Vladimir, era stata smantellata dopo appena un’ora a seguito delle proteste dei cittadini. A Mosca viene invece omaggiata.
Vicino a questa piccola protomoteca, che racconta parte del terrore russo, viene però inserito il monumento alle vittime della repressione in URSS, che è stato inaugurato il 30 ottobre da Putin, che nel 2015 firmò il decreto per costruirlo. L’elemento centrale di questo lavoro dello scultore Gueorgui Frangulian è una parete di bronzo sul quale i corpi torturati delle vittime si fondono in rilievo. Putin, che non riesce però a prendere una decisione sola, per non far torto a nessuno, si è recato anche sulla Piazza Rossa a deporre fiori davanti al monumento di Minin e Požarskij.
Un monumento che racconta la storia di un principe e un mercante che crearono un esercito di volontari russi per espellere i polacchi dal Cremlino, mettendo fine al Periodo dei torbidi del 1612. Questa espulsione sarà quella che aprirà la strada alla dinastia dei Romanov, che guideranno la Russia per più di 300 anni. E così, anche il popolo, in un clima da ricordi confusi, sfregia il monumento dedicato a Nicola II, l’ultimo zar di tutte le Russie, martire per la Chiesa ortodossa: eretto a Novosibirsk, e lo omaggia percorrendo chilometri di coda a Ekaterinburg, luogo della sua fucilazione.