Nel 2016 hanno consumato vino più di 28 milioni di italiani e per coloro che ne apprezzano le caratteristiche, oltre alla dimensione organolettica conta quella legata alle tradizioni locali. Dall’inizio degli anni ’80 ad oggi, la popolazione che beve vino è rimasta sempre al di sopra del 50% (il 51,7% nel 2016) e guardando le percentuali nel dettaglio vediamo che sono il 54,6% gli italiani over 65; il 58,4% quelli in età compresa tra i 35 e i 64 anni; il 48,6% i giovani tra i 18 e i 34 anni. Si è invece ridotta la quota dei grandi consumatori (coloro che ne devono più di mezzo litro al giorno), passata dal 7,4% del 1983 al 2,3% del 2016. Negli ultimi anni si sono ridotti inoltre i consumatori con un basso livello di scolarizzazione, mentre sono aumentati i diplomati (dal 30,6% del 2006 al 33,8%) e i laureati (passati dal 35,5% al 39,5%). E’ quanto emerge da una ricerca del Censis dal titolo “Il valore economico e sociale del settore del vino e dei suoi protagonisti”, presentata la scorsa settimana in occasione dell’Assemblea annuale di Federvini.
Il nostro Paese conta su una produzione di vino pari a 50,9 milioni di ettolitri nell’ultimo anno, superiore al dato di Francia, Spagna, Germania e Portogallo. Il valore dell’export del vino ha raggiunto i 5,6 miliardi di euro nel 2016, con un incremento del 27,6% nel periodo 2011-2016. E’stato registrato un boom delle esportazioni di vini Dop (+44,8% in valore e +20,5% in quantità), nonché Igp (+24,1% in valore, pur a fronte di un -3,7% delle quantità). Ed è decollato l’export degli spumanti: +117,9% in valore, nonché +85,1% in quantità. Il vino italiano è un potente testimonial nel mondo del made in Italy e dell’italian style, ma sono ancora enormi le potenzialità da cogliere sul sentiero dell’innalzamento del valore. Se, ad esempio, la nostra produzione raggiungesse il valore unitario di quella francese, l’export della produzione di vino potrebbe aumentare fino a 12 miliardi di euro, con un incremento di 6,4 miliardi rispetto ai valori attuali.